PFAS, Greenpeace: “Senza regole avremo oltre 50 miliardi di danni sanitari all’anno”.

Gli sforzi delle lobby di numerosi settori industriali, sia riconducibili ad aziende produttrici di PFAS (composti poli e perfluoroalchilici), sia ad aziende che impiegano queste sostanze nei processi industriali, stanno indebolendo la proposta per vietare l’uso e la produzione, in discussione a livello comunitario, di questi pericolosi composti. La mancata regolamentazione dei PFAS potrebbe costare oltre 2.000 miliardi di euro nei prossimi venti anni per la sola bonifica, a cui si aggiungono già oggi circa tra i 52 e gli 84 miliardi di euro in costi sanitari all’anno solo in Europa.

È quanto ha rivelato oggi l’indagine giornalistica internazionale “Forever Lobbying Project” – coordinata dal quotidiano francese Le Monde in collaborazione con 46 giornalisti di 16 Paesi, inclusa l’Italia – che per diversi anni hanno investigato sulla campagna di lobbying e disinformazione orchestrata dall’industria dei PFAS e dai suoi alleati con l’obiettivo di indebolire la proposta dell’UE di vietare queste sostanze. Dall’inchiesta emerge che dei cosiddetti “mercanti di dubbi” da tempo utilizzano argomenti allarmistici, falsi, fuorvianti o potenzialmente disonesti ricorrendo alle tattiche usate da decenni dai lobbisti dell’industria del tabacco, dei combustibili fossili e di altri prodotti chimici e pesticidi.

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“L’indagine rivela quanto sia massiccia l’attività di lobbying per ostacolare la proposta europea di restrizione dei PFAS. Si tratta di uno scandalo enorme che dimostra l’entità degli interessi industriali ed economici in gioco”, dichiara Giuseppe Ungherese responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Di recente anche in Italia abbiamo assistito a tentativi di “nobilitare” i PFAS: non solo nel famoso rapporto stilato da Draghi sul rilancio dell’Unione Europea, ma anche nell’ambito delle deposizioni di alcuni consulenti delle società imputate al processo Miteni in Veneto che hanno minimizzato gli impatti sanitari sulla popolazione. Deve invece essere imperativo della politica europea, inclusa quella italiana, non farsi condizionare dalle lobby ma ascoltare la comunità scientifica arrivando, nel più breve tempo possibile, a vietare l’uso e la produzione dei PFAS e a far pagare agli inquinatori i costi di bonifica. Solo così potremo proteggere l’ambiente la salute pubblica da questi veleni”.  

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La comunità scientifica da tempo chiede azioni urgenti viste le gravi conseguenze sanitarie derivante dalla contaminazione da PFAS, come tumori, alterazioni a livello immunitario e ormonale, infertilità e altre gravi malattie. È oggi possibile trovare queste sostanze tossiche nelle acque potabili e minerali, nel cibo e nell’aria che respiriamo. Tutti i cittadini europei, in particolare gli adolescenti, i neonati e le donne incinte, portano nel loro corpo livelli allarmanti di PFAS che stanno compromettendo la loro salute e il loro futuro comune.