Per vita sessuale sana, parlarne fin da piccoli e senza tabù.
Quanto è importante, oggi, il benessere sessuale? E che cosa si può fare per aiutare uomini e donne, tanto da single quanto in coppia, a prendersi più cura di loro stessi senza paura o inibizioni?
A queste e altre domande ha cercato di rispondere “Lei&Lui: educare alla salute e all’intimità dall’adolescenza all’età matura”, l’evento promosso da Assosalute – Associazione nazionale farmaci di automedicazione che ha coinvolto due figure di riferimento per il benessere sessuale e affettivo, una ginecologa e un andrologo: Rossella Nappi, docente di Clinica ostetrica all’università di Pavia, e Aldo Franco De Rose, Presidente dell’Associazione Andrologi Italiani, sono andati dritti al punto.
Affinché il benessere sessuale sia tale ci vuole innanzitutto tanta consapevolezza che scaturisce dalla conoscenza, il tutto accompagnato da una grande e buona dose di comunicazione. La sensibilizzazione in questo senso deve coinvolgere i giovanissimi ed estendersi alle coppie consolidate.
Nel corso della sua carriera, la Nappi ha notato un deciso cambiamento nell’approccio alla sessualità: oggi le adolescenti italiane alla prima esperienza sessuale cercano un punto di riferimento non tanto in famiglia, quanto nel Web. “La Rete è una grandissima fonte di informazione che deve essere educativa ed empatica. Sui social si osserva il fenomeno delle influencer ginecologhe, che sembra essere di aiuto per favorire un rapporto con il proprio medico di fiducia. Ci sono ragazze, per esempio, che quando arrivano nel mio studio si aspettano molto da me proprio perché stimolate dal Web”.
Quello mediatico è un cambiamento che riflette anche la maggiore apertura che le giovani hanno quando si parla di sessualità e affettività. Sono decisamente più chiusi, invece, i loro coetanei maschi. La prima visita dall’andrologo è rimandata più volte nel tempo, mentre le donne affrontano il controllo ginecologico intorno ai 15 anni, l’età media consigliata dagli stessi specialisti. Gli uomini si aprono di meno, nonostante spesso mostrino un atteggiamento spavaldo quando si tocca il tema del sesso. Il perché di questa ritrosia lo ha spiegato De Rose: “I ragazzi sono generalmente più smarriti. Spesso arrivano dall’andrologo soltanto se ci sono dei sintomi, come il dolore o il problema dell’eiaculazione precoce. Tanti, confrontandosi in quella che possiamo definire la sindrome dello spogliatoio, si presentano allo studio medico per un’anomalia dei genitali o per i dubbi legati alla loro dimensione e forma”. ù
Questo blocco maschile si traduce in un 84% di uomini tra i 16 e i 35 anni che non effettua controlli regolari. “La prima visita dovrebbe verificarsi in età adolescenziale”, ha aggiunto De Rose, che ha illustrato i vantaggi della prevenzione: “In questo modo, se sono presenti delle alterazioni come il varicocele, si riesce a risolvere meglio il problema dell’infertilità e a recuperare la spermatogenesi”.
Nelle ragazze, invece, le difficoltà più comuni sono la sindrome e il dolore premestruale, aspetti che possono essere accompagnati dalla vulvodinia, una patologia che solo di recente è salita agli onori della cronaca anche per il racconto che personaggi pubblici ne hanno fatto sul Web. “Il dolore sessuale a carico dei genitali esterni è un problema che oggi si porta maggiormente nella consultazione medica”, ha confermato la Nappi, ma crescendo si possono manifestare anche altre condizioni. “In età adulta e dopo il parto si può avere lassità vaginale, calo del desiderio. La menopausa, poi, provoca sintomi come le vampate di calore e i disturbi del sonno, oltre a possibile secchezza vaginale che causa dolore durante i rapporti sessuali. Quest’ultimo è un aspetto che finisce per interferire con la vita di coppia e non solo soprattutto dopo i 50 anni”.
Di fronte a casi del genere parlarne diventa cruciale per il benessere relazionale e individuale. “La comunicazione aperta e la comprensione reciproca sono fondamentali per affrontare le sfide legate all’intimità”, ha affermato De Rose. “Se questa manca, le terapie funzionano poco e molto spesso sono anche rifiutate. Ne è un esempio il problema della disfunzione erettile”.
“Le donne non devono fingere di provare piacere né devono nascondere il dolore, se lo provano. Hanno bisogno di comunicare le proprie emozioni al partner – ha proseguito Rossella Nappi -. Se c’è una problematica sessuale, la coppia deve ripartire da capo e riscrivere la propria storia grazie al senso di intimità che si è condivisa e con l’aiuto di specialisti, se necessario”.
I professionisti a cui fare riferimento allora non sono soltanto ginecologhe o andrologi, ma anche psicologi e sessuologi, che possono accompagnare uomini e donne nel loro percorso di consapevolezza individuale e di coppia. Un grande limite in Italia è la mancanza di educazione sessuale. Se ne fa poca a casa, ancora di meno a scuola.
Una situazione, quindi, allarmante: “In altri Paesi europei se ne parla, qui no. C’è una proposta di legge risalente al 1975 che si poneva come obiettivo l’introduzione di questa disciplina a scuola, ma ogni volta che il tema torna non si riesce mai né a discutere né tantomeno ad approvare un simile provvedimento. Bisogna pensare innanzitutto alla salute dei nostri figli”.
Si tratta di un’affermazione importante che deriva da dati sconcertanti relativi alla recrudescenza di malattie sessualmente trasmissibili, tornate ad aumentare dopo la pandemia da Covid-19. Allo stesso tempo si registra un calo dell’utilizzo del preservativo, mentre il consumo della pillola anticoncezionale sembra essere stabile.
Educare alla sessualità però vuol dire anche guidare all’affettività. “Secondo me è necessario parlarne fin da piccolissimi”, ha affermato la Nappi, mentre per De Rose serve una legge in merito. “Avremmo una formazione diversa, un rispetto diverso del nostro partner. Questo probabilmente servirebbe a diminuire anche altre problematiche sociali di cui purtroppo sentiamo parlare tutti i giorni, come la piaga dei femminicidi”.
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