Parlamento europeo: “Violazione dello Stato di diritto nei Territori palestinesi occupati”.

Nel 2022, Israele ha demolito illegalmente 101 strutture finanziate con fondi dell’Unione europea nei Territori palestinesi occupati, tra cui ospedali e scuole. Nel 2023, ancora, Israele ha già distrutto oltre 300 edifici e gli sgomberi forzati hanno lasciato migliaia di palestinesi senza dimora. Ha sottolinearlo, lo scorso mese di maggio (in tempi non sospetti guardando all’attuale escalation in Medio Oriente) un nutrito gruppo di eurodeputati/e*, secondo il quale la Commissione europea avrebbe reagito con “condanne formali o simboliche”.

“In risposta ai ripetuti appelli della comunità internazionale – ricordano gli eurodeputati firmatari dell’interrogazione parlamentare – i membri del Governo Netanyahu hanno ribadito l’intenzione di continuare a espandere gli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi, ma finora l’Unione europea non ha dato alcuna risposta concreta a tale espansione”.

Da qui la richiesta all’Esecutivo von der Leyen circa l’adozione di misure più rigorose verso Israele per il mancato rispetto dei diritti umani, dei negoziati di pace e della sovranità dell’Autorità palestinese, anche nell’ottica di tutelare i fondi stanziati dall’Ue. Ricordiamolo, entità che sul principio della condizionalità dello Stato di diritto negli anni si è stracciato le vesti per usare un eufemismo.

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A distanza di quasi 5 mesi – la tempestività è tutto dalle parti della Commissione – giovedì l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, ha dichiarato a nome della Commissione che “l’UE ha costantemente ribadito la sua opposizione alla politica di insediamento di Israele e alle azioni intraprese in tale contesto, in particolare le demolizioni e le confische anche di beni finanziati dall’UE”, rammentando a Israele “d rispettare gli obblighi assunti ai sensi del diritto internazionale, in particolare del diritto internazionale umanitario, nei confronti della popolazione palestinese nei territori occupati della Cisgiordania, comprese la zona C e Gerusalemme Est. L’UE è altresì impegnata in attività di sensibilizzazione pubblica che comprendono frequenti visite dei rappresentanti dell’UE e degli Stati membri a vari siti del territorio palestinese occupato“. Argomentazioni difficilmente rilevabili nei vari interventi della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, recentemente in visita nello Stato israeliano.

“La Commissione – ha poi aggiunto Borrell – tiene traccia di tutte le demolizioni e le confische di strutture finanziate da
donatori, compresi i beni finanziati dall’UE e i relativi danni finanziari. In più occasioni è stato chiesto a Israele di restituire o risarcire i beni finanziati dall’UE che aveva demolito, smantellato o sequestrato”. Sul tema, però, risulta difficile reperire i relativi dati per abbozzare una minima stima sul rispetto di tali restituzioni.

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In materia di modifica del partenariato commerciale con Israele, alla luce delle violazioni delle norme dell’Ue sullo Stato di diritto, come osservato dagli eurodeputati firmatari dell’interrogazione, l’Alto rappresentante dell’Ue ha dichiarato infine che “le esportazioni provenienti dagli insediamenti israeliani sono escluse dal trattamento preferenziale da parte dell’UE” e che spetta al Consiglio,deliberando all’unanimità, la decisione “in merito all’eventuale adozione di misure restrittive dell’Unione”, confermando l’inutilità di alcune “passerelle diplomatiche” degli stessi esponenti della Commissione von der Leyen, dato il noto vacuum di rappresentatività.

“La Commissione – come facilmente osservabile dato anche il particolare momento storico – al momento non prende in considerazione una revisione del partenariato commerciale con Israele. Un dialogo aperto e regolare rimarrà per l’UE lo strumento principale per esprimere le proprie preoccupazioni ai partner israeliani”, ha concluso l’Alto rappresentante.

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Insomma, acqua fresca e qualche buffetto a sostegno della garanzia del principio dello Stato di diritto. Elemento, quest’ultimo, che si conferma essere oggetto di diversa interpretazione, a seconda del contesto e del Paese in oggetto,


*Sabrina Pignedoli (NI), Javier Nart (Renew), Janina Ochojska (PPE), Mick Wallace (The Left), Francesca Donato (NI), Marc Botenga (The Left), Pierre Larrouturou (S&D), Clare Daly (The Left), Fabio Massimo Castaldo (NI), Tiziana Beghin (NI), Maria Angela Danzì (NI), Dino Giarrusso (NI), Ivan Vilibor Sinčić (NI), Idoia Villanueva Ruiz (The Left), Matjaž Nemec (S&D), Eugenia Rodríguez Palop (The Left), Salima Yenbou (Renew), Robert Biedroń (S&D), Malin Björk (The Left), Maria Arena (S&D), Miguel Urbán Crespo (The Left), Margrete Auken (Verts/ALE), Kira Marie Peter-Hansen (Verts/ALE), Ignazio Corrao (Verts/ALE), Mario Furore (NI).

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