Parlamento europeo: sette italiani su dieci ottimisti sul piano per la ripresa UE.
Secondo un recente sondaggio lanciato dal Parlamento europeo e realizzato da Kantar fra novembre e dicembre 2020, è aumentato il consenso dei cittadini europei verso il piano della ripresa dell’UE. In Italia, secondo i risultati del sondaggio, sette italiani su dieci si sono espressi positivamente sul piano, mentre a livello europeo ben tre europei su quattro reputano fondamentale il piano UE per la ripresa post-Covid. Dati che esprimerebbero un importante cambio di segno nella percezione dei cittadini europei verso l’Unione europea, rispetto al passato.
“Gli europei che si esprimono positivamente sull’UE – continua la nota del Parlamento europeo – sono aumentati di 10 punti percentuali, rispetto all’autunno 2019, arrivando a un totale del 50%. Gli italiani intervistati che hanno un’immagine positiva o molto positiva dell’UE si assestano al 43%, con 11 punti percentuali di aumento rispetto all’autunno 2019”.
In Italia, ancora, il 52% degli intervistati ritiene che il Paese abbia beneficiato dell’appartenenza all’Unione, innanzitutto in termini di cooperazione tra gli Stati e difesa della pace, maggiori opportunità di lavoro e capacità di far sentire la propria voce nel mondo. Sebbene il dato sia il più basso dell’UE (media UE: 72%), si registra un aumento di dieci punti percentuali rispetto a giugno 2020.
Per il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, intervenuto oggi per commentare i risultati del sondaggio “i cittadini europei sostengono l’Unione europea e ritengono che l’UE sia il posto giusto per cercare soluzioni alla crisi. Ma la riforma dell’UE è chiaramente qualcosa che i cittadini vogliono vedere ed è per questo che dobbiamo lanciare la Conferenza sul futuro dell’Europa il prima possibile”.
Tuttavia – ricordano i dati del sondaggio – la prospettiva individuale resta pessimistica di fronte alla pandemia: il 53% degli intervistati a livello UE crede che la situazione economica nel proprio Paese tra un anno sarà peggiore di quanto non sia adesso. Solo un intervistato su cinque (21%) ritiene che la situazione economica nazionale migliorerà nel prossimo anno. Più della metà (52%) si aspetta che le proprie condizioni di vita individuali tra un anno siano le stesse di oggi. Un quarto (24%) ritiene che tra un anno starà anche peggio, mentre il 21% pensa che potrebbe stare meglio.
Probabilmente condizionato dalla situazione di difficoltà creatasi con la pandemia, il 48% degli intervistati mette al primo posto fra gli aspetti di cui il Parlamento europeo dovrebbe occuparsi il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze sociali. Questa risulta la priorità principale in tutti gli Stati membri, eccetto in Finlandia, Repubblica ceca, Danimarca e Svezia, dove la lotta al terrorismo e al crimine la precedono. Altre priorità a livello europeo sono la lotta al terrorismo e alla criminalità (35%), un’istruzione di qualità per tutti (33%) e la protezione dell’ambiente (32%). I cittadini italiani chiedono, fra le priorità, anche misure per garantire la piena occupazione (29%).
Tra i valori fondamentali che il Parlamento europeo dovrebbe difendere, gli intervistati italiani mettono al primo posto la parità tra uomini e donne (44%). In tutta l’UE, questo aspetto è al secondo posto (42%), dopo la difesa dei diritti umani nel mondo (51%). La solidarietà tra gli Stati membri si posiziona al terzo posto, con il 41% (il 43% in Italia).
La pandemia e altre sfide globali come l’emergenza climatica sono alla base della richiesta dei cittadini di una riforma dell’UE. Con un aumento di 5 punti rispetto all’autunno 2019, il 63% degli intervistati desidera che il Parlamento europeo svolga un ruolo più importante in futuro. Gli italiani che vogliono un rafforzamento di questa istituzione sono il 59% (più 8 punti su ottobre 2019).
Mentre alla fine dell’anno scorso cresceva l’immagine positiva dell’UE, oggi aumenta anche la richiesta di cambiamento: in generale solo il 27% degli europei sostiene l’UE per ciò che ha realizzato finora, mentre il 44% “preferisce sostenere l’UE” ma desidera che venga riformata. Un altro 22% vede l’UE con un certo scetticismo, ma potrebbe cambiare nuovamente idea alla luce di riforme radicali.