Pannella compie oggi novant’anni

Se Marco Pannella fosse vivo oggi compirebbe novant’anni, traguardo considerevole per una persona abituata a fumare 4 pacchetti al giorno di “celtiques”. Ci si è avvicinato molto, andandosene in una bella giornata primaverile del 2016 al termine di un’agonia che, fedele al principio per cui il privato è politico, aveva trasformato in un pubblico evento. 

Come spesso capita ai trapassati, Pannella conosce oggi il consenso che gli era mancato in vita ma non si è ancora guadagnato il diritto a essere compreso. Del resto la sua figura poco si presta a ciò, essendo lui stato eretico all’interno di un’eresia. L’eresia del movimento liberale che, in un paese drogato di marxismo, paternalismo cristiano e post fascismo, è da sempre condannato alla ghettizzazione culturale. Eretico per un liberalismo italiano fatto di vuota dottrina e gravi complicità nello sfascio autoritario e statalista del Paese.

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Pannella fu sempre un liberale; non per tessera ma per prassi e adesione al principio che liberale è chi il liberale fa. Per lui lo erano il socialista Zapatero e la conservatrice Thatcher; per lui mai lo fu, Giovanni Malagodi, storico segretario del Partito Liberale Italiano. Ciò non venne compreso e gli guadagnò accuse di incoerenza e ambiguità alle quali egli stesso, consapevolmente, contribuì per amore della provocazione e del paradosso.

“Sono un cornuto divorzista, un assassino abortista, un infame traditore della patria con gli obiettori, un drogato, un perverso pasoliniano, un mezzo-ebreo mezzo-fascista, un liberalborghese esibizionista, un non violento impotente. Faccio politica sui marciapiedi”, disse in una celebre intervista a Panorama del 1975, facendo di accuse e offese che gli provenivano da destra e sinistra delle medaglie al valore guadagnate nella lotta alla partitocrazia.   

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Fervente ammiratore della Destra storica e allievo di Benedetto Croce, Pannella più di chiunque altro lottò affinché in Italia si affermasse il principio einaudiano dell’anarchia degli spiriti sottoposta alla sovranità della legge. Nella Nazione in cui lassismo, sopruso e indifferenza prevalgono da sempre su libertà, legalità e responsabilità, ciò venne considerato alla stregua della più insultante e pericolosa delle provocazioni.

A volte la sua lotta fu coronata da importanti vittorie, come nel caso di divorzio, aborto e depenalizzazione del consumo di droghe; altre volte patì cocenti sconfitte. Mai, tuttavia, si è arreso finché le forze glielo hanno consentito.

A distanza di quattro anni dalla sua morte sarebbe riduttivo parlare di attualità della lotta di Marco Pannella. Molto più appropriato sarebbe parlare della sua urgenza ed estrema necessità. Basti vedere i fatti avvenuti nelle carceri durante i primi giorni dell’emergenza covid-19, basti vedere cosa è capitato a ognuno di noi negli ultimi due mesi. Non sappiamo che sarà in futuro del nostro Paese ma i segnali che giungono non lasciano presagire nulla di buono a chi anela una società libera e civile.

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Per ora, nell’attesa che un nuovo Pannella ne riprenda in mano la lotta per la Libertà e il diritto, auguriamo a quello che fu un buon novantesimo compleanno.  

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