Pagine di Quarantena: Marie, l’inconsapevole musa.
Agognata, idealizzata, talvolta vituperata, Parigi negli anni 30 del XIX secolo era la capitale del mondo. Un gigantesco faro la cui luce multicolore attirava irresistibilmente persone di ogni provenienza.Tutto lì aveva inizio e tutto pareva confluirvi. Ogni mattina le carrozze scaricavano nel centro cittadino una folla sempre nuova di avventurieri, arrampicatori sociali, artisti squattrinati tormentati dal sogno dell’eden parigino. Per quasi tutti il sogno si sarebbe presto rivelato un’illusione. Ai restanti pochissimi fortunati, la città avrebbe dischiuso le porte del mondo abbagliante alla cui soglia si erano presentati col proprio bagaglio di miseria e ingenuità.
Marie era una ragazza di 14 anni, nata in una famiglia poverissima della bassa Normandia. Malgrado sapesse a malapena leggere e scrivere, era dotata di un’intelligenza fuori dal comune. Possedeva, inoltre, un fascino innato, pare ereditato dalla madre, che ammaliava chiunque avesse a che fare con lei. Parigi per Marie non rappresentava soltanto il sogno di una nuova vita. Era anche la via di fuga da un’esistenza di accattonaggio e prostituzione, tormentata dalle continue angherie di un padre alcolizzato e violento.
Portando con se il niente che possedeva, Marie giunse a Parigi trovandovi un lavoro come operaia in una stireria industriale. Non passò molto tempo che la sua avvenenza venne notata da un agiato borghese che, cosa comune all’epoca, fece di lei una mantenuta offrendole un elegante appartamento e una rendita. Divenne così una “lorette”, cortigiana a cui, oltre alla disponibilità sessuale, erano richiesti verve, brillantezza e acume.
Marie fin da subito interpretò nel più brillante dei modi il suo nuovo ruolo attirando su di se l’attenzione del bel mondo e, con essa, uno stuolo di corteggiatori. A soli sedici anni si era definitivamente lasciata alle spalle la squallida vita passata.
Si dedicò così alla poesia, alle lettere, alla pittura affinando un animo al quale difettava la conoscenza ma non la sensibilità. Il giovane Duca di Guisa, rampollo di uno dei più importanti casati di Francia e futuro politico di primo piano, si innamorò perdutamente di lei. I due giovani vissero un’intensa storia d’amore che diede scandalo e venne interrotta dall’intervento dei famigliari del ragazzo.
Fu solo la prima di tante turbolente liaison che videro Marie legarsi a uomini dell’alta società stregati dal suo fascino fuori dal comune. Fra questi l’editore Louis Veron, il compositore Franz Listz, lo scrittore Nestor Roqueplan, il ricco Conte Édouard de Perrégaux che la sposerà, e tanti altri. Prima ancora d’aver compiuto vent’anni, era divenuta il centro dello sfavillante mondo parigino popolato da aristocratici, artisti, politici e uomini d’affari. Animatrice di uno dei più importanti salotti della città, il suo nome ormai travalicava i confini dell’alta società. Il sogno di Marie, tuttavia, era destinato a durare ancora per poco.
Alla fine del 1845 scoprì di aver contratto la tubercolosi, malattia che all’epoca corrispondeva a una sentenza di morte. Col trascorrere dei mesi il male avanzava inesorabilmente e Marie, avvertendo l’approssimarsi della fine, si abbandonò a eccessi d’ogni tipo. L’agonia si concluse il 3 febbraio del 1847, diciotto giorni dopo il suo ventitreesimo compleanno. Accanto a lei il suo ex marito e un nobile svedese suo ammiratore. Pochi giorni dopo la sua morte, i beni di Marie vennero messi all’asta. Per l’occasione una folla smisurata di curiosi si riunì nei pressi dell’abitazione della ragazza.
Il 6 marzo del 1853, sette anni dopo la morte di Marie, andò in scena in prima assoluta, nel Teatro la Fenice di Venezia, “La Traviata” di Giuseppe Verdi. L’opera, che ottenne grande successo, raccontava la travagliata relazione del giovane Alfredo e della cortigiana Violetta e si concludeva con la morte per tisi di quest’ultima. Il libretto era tratto dal romanzo autobiografico “La Dama dalle Camelie”, divenuto poi uno dei classici della letteratura mondiale, in cui Alexandre Dumas aveva raccontato la sua storia d’amore con Marie Duplessis.
Da quel momento il ricordo di Marie e della sua vita rivivrà all’infinito nei palchi dei teatri di tutto il mondo cosi come nelle pagine del romanzo a lei dedicato. <<Tra voi tra voi saprò dividere Il tempo mio giocondo; Tutto è follia nel mondo ciò che non è piacer. Godiam, fugace e rapido, è il gaudio dell’amore, è un fior che nasce e muore, ne più si può goder>>. Son queste le parole che Verdi le fa pronunciare nella “Traviata”, mirabile sintesi della sua incredibile esistenza.
Photo Creditis Camille Roqueplan