Open day all’Aou Sassari per la prevenzione del melanoma.
Ha ottenuto un ottimo riscontro l’open day Melanoma conoscerlo per combatterlo, organizzato a Sassari dall’Intergruppo Melanoma Italiano (Imi) e l’Aou di Sassari.
L’appuntamento sassarese, inserito all’interno del progetto Link Me, ha registrato due momenti distinti, il primo dedicato appunto alle visite degli utenti da parte degli specialisti quindi un momento educazionale che ha coinvolto i componenti del gruppo multidisciplinare.
“Abbiamo aderito a questa iniziativa – ha detto Luigi Cugia, direttore sanitario dell’Aou di Sassari – perché, oltre ad avvicinare l’ospedale ai cittadini, ribadisce il ruolo della nostra azienda che, grazie alle competenze e all’approccio multidisciplinare, è un punto di riferimento per il trattamento del melanoma”.
A Sassari, infatti, l’Aou ha voluto valorizzare l’approccio multidisciplinare alla malattia e, attraverso un Pdta (percorso diagnostico terapeutico assistenziale), ha coinvolto diverse specialità: dalla Dermatologia alla Diagnostica per immagini e alla Radioterapia, dalla Chirurgia all’Oncologia e alla Psicologia, dall’Anatomia patologica e Biologia molecolare alla Genetica medica.
Il melanoma, tumore maligno della cute con un’incidenza in costante crescita in tutto il mondo sia presso il sesso maschile (+4.4% per anno), che quello femminile (+3.1% per anno), è dovuto alla trasformazione maligna delle cellule presenti nello strato più profondo dell’epidermide, dette melanociti.
Tra i tumori che colpiscono entrambi i sessi presso una popolazione sotto i 50 anni, il melanoma è il terzo per casi in Italia. Ad essere colpiti sono prevalentemente soggetti con un’età compresa tra i 30 e i 60 anni.
“Una corretta e sistematica opera di sensibilizzazione, accompagnata da screening mirati sono l’arma più efficace contro questa malattia – hanno sottolineato i dermatologi dell’Aou di Sassari, Maria Antonietta Montesu, Luca Ena, Rosanna Satta e Gabriele Biondi –. Per combattere il melanoma, è fondamentale la prevenzione con visite periodiche eseguite da dermatologi esperti per il controllo dei nei, anche in assenza di sintomi, al fine di intervenire tempestivamente qualora ci fosse un piccolo campanello d’allarme”.
Tra i comportamenti che possono ridurre il rischio di sviluppare tumori della pelle gli esperti hanno ricordato l’esposizione al sole in maniera moderata sin dall’età infantile, evitando assolutamente le ustioni quindi l’utilizzo di cappelli, occhiali da sole e creme protettive adeguate al proprio tipo di pelle. A questi si aggiungono il non esporsi al sole durante le ore più calde, di solito tra le 10 e le 16 e, ancora, evitare l’uso di lampade o lettini abbronzanti (gli ultravioletti artificiali sono classificati come sicuri cancerogeni per l’uomo).
“La giornata dimostra come ci sia la volontà di uscire finalmente dalle limitazioni imposte dalla pandemia da Covid-19 – afferma Ignazio Stanganelli, presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI), direttore dello Skin Cancer Unit dell’IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna e professore associato dell’Università di Parma -. Non possiamo dimenticare l’impatto che il virus ha avuto sui nostri ospedali che si sono trovati a gestire l’iperafflusso di pazienti positivi, a scapito delle attività ordinarie, così come l’attività di diagnosi precoce del melanoma”.
Uno studio dell’IMI ha evidenziato come nel trimestre febbraio-aprile 2020, in confronto allo stesso periodo del 2019, il numero di prime visite e biopsie effettuate sia diminuito del 30% ed è stata registrata una diminuzione del 20% delle diagnosi di melanoma, con un potenziale incremento di neoplasie cutanee diagnosticate in fase avanzata, o tardivamente.
Il miglioramento della sopravvivenza dei pazienti con melanoma avviene anche grazie a nuovi approcci e terapie. “Oggi la medicina – ha detto Giuseppe Palmieri, responsabile nell’Aou di Sassari del Day hospital Immuno-oncologico della Medicina interna ad alta specializzazione per il trattamento dei tumori – si trova davanti a una vera e propria rivoluzione legata alla migliore classificazione dei diversi tipi di melanoma che possono differenziarsi per le caratteristiche biologiche e cliniche delle lesioni nonché per la risposta alle terapie. E sebbene nel melanoma lo stadio avanzato o inoperabile della malattia rappresenti una parte minoritaria, non superiore all’8 per cento dei casi – prosegue – una più lunga sopravvivenza rispetto al passato può essere assicurata con l’utilizzo combinato di farmaci biologici innovativi. Inoltre, l’introduzione delle terapie adiuvante e neo-adiuvante sta diventando una nuova strategia per ridurre significativamente le recidive”.
“Con l’approccio multidisciplinare del Pdta – ha sottolineato Antonio Cossu, direttore dell’Anatomia Patologica – la battaglia al melanoma ha cambiato volto, sia in fase di prevenzione sia di cura della patologia. La presenza di un team dedicato con competenze specifiche rende il nostro centro un punto di riferimento nel trattamento del melanoma. Questa nostra sinergia rappresenta la miglior strategia per un appropriato ed efficace percorso diagnostico-terapeutico, personalizzato sulle esigenze del singolo paziente”, conclude Cossu.