Olimpiadi, atleti trasgender nelle gare di pugilato femminile, Garavaglia: “Garantire equità sportiva”.
Sta destando clamore la partecipazione alle Olimpiadi di atleti/e trasgender alle gare di pugilato femminile. Una decisione, seppur in linea con il diritto di non essere discriminati in base alla propria identità di genere, che pone più di un dubbio in termini di equità sportiva.
Ne è certo il capo gruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale lombardo, Christian Garavaglia, scettico verso la decisione assunta dagli organizzatori dei Giochi Olimpici: “Lo sport è per sua natura culla dei principi e valori universali così come strumento per l’inclusività sociale, economica, culturale; tuttavia, mi fa rimanere perplesso e scettico il caso, ripreso dai mass media, che durante i giochi Olimpici di Parigi, sono state ammesse, nella disciplina del pugilato femminile, due persone transgender che, in competizioni recenti, erano state escluse. Non vedo uniformità di criteri a livello sportivo internazionale e un latente, ma non tanto, sospetto di gara impari. Non ritengo corretto fare competere di fatto un uomo contro una donna in una gara di forza come il pugilato. Le derive ideologiche gender – conclude – purtroppo ci portano a vedere queste assurdità”.