Occupazione giovanile. Cosa prevede la legge di Bilancio 2018 per il lavoro giovanile?
Approvata definitivamente dal Senato la legge di Bilancio 2018. Partita come una manovra “snella”, la legge di bilancio 2018 si è arricchita nel percorso parlamentare di infinite micronorme localistiche e settoriali . Ciò che è stato approvato, infatti, è un provvedimento di oltre 1.200 commi. I pilastri essenziali della Manovra 2018 restano l’occupazione giovanile, la lotta alla povertà e il rinnovo del contratto degli statali, con qualche risorsa in più trovata tra Camera e Senato per gli enti locali e, soprattutto, per recepire l’accordo sulle pensioni.
Per sostenere l’occupazione giovanile e favorire le assunzioni stabili, attraverso quanto previsto dalla legge di bilancio i datori di lavoro godranno dal primo gennaio 2018 di uno sgravio del 50% dei contributi dovuti all’INPS per i primi tre anni di contratto a tutele crescenti. L’incentivo è previsto nell’art. 16 del disegno di legge di Bilancio 2018 presentato al Senato il 30 ottobre 2017. È prevista anche una clausola anti-licenziamento, secondo la quale il lavoratore dovrà essere mantenuto in organico per un determinato periodo minimo, pena la restituzione degli sgravi. Il bonus è valido per gli under 35 nel 2018 e per gli under 30 a decorrere dal 2019.
L’agevolazione, concessa nel limite annuo di 3000 euro, riguarda le assunzioni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. L’esonero dei contributi sarà totale in caso di assunzione di studenti che hanno svolto presso il medesimo datore di lavoro attività di alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato. Lo sgravio sale al 100% anche nel caso di assunzioni di giovani al Sud, dove lo sconto vale anche per tutti i disoccupati da oltre 6 mesi.
Ma a cosa serve questa politica di incentivi? Serve realmente a supportare l’occupazione giovanile nel lungo periodo?
Allo stato attuale quella degli incentivi per i giovani è la principale strategia in campo al momento (a livello europeo e nazionale), sulla quale si concentrano le poche risorse che ci sono. Da sottolineare come i bonus per le assunzioni non sono destinati a creare nuova occupazione ma a ridurre i rischi e svantaggi in alcuni soggetti per l’inserimento lavorativo. Per esempio, compensare il costo e il rischio di assumere giovani che non si sono ancora messi alla prova in un ambiente di lavoro. Dal lato della domanda, tali incentivi si traducono in una riduzione del costo del lavoro per le imprese, non in un aumento della domanda di lavoro, che dipende invece da quel che l’impresa prevede di poter vendere e dunque dover produrre. Purtroppo succede spesso che sui media e nel dibattito politico si confondano questi due livelli. In altre parole, misure che si propongono di ridurre uno svantaggio (quindi agevolando i lavoratori del gruppo X rispetto ai lavoratori del gruppo Y), vengono lette come misure volte a creare nuova domanda di lavoro. Ma è bene ricordare che sono le imprese a creare occupazione e non gli sgravi contributivi.
Quindi sembra sbagliato riproporre interventi di politiche palliative come quella degli sgravi per le assunzioni dei giovani. Questa politica ha dimostrato negli ultimi 3 anni , una incapacità di raggiungere gli effetti auspicati . Occorrerebbero, invece, politiche nuove che a partire da forti investimenti pubblici creino le condizioni per la crescita e lo sviluppo.
foto Con i Bambini