Nursing Up: “No alle lauree anticipate dei giovani infermieri per sopperire alla carenza di personale”.
La decisione di anticipare la fine del corso di studi per sopperire alla mancanza di personale infermieristico, con il rischio di immettere in ruolo giovani senza esperienza, è una “pericolosa iniziativa” per Antonio De Palma, presidente nazionale del Sindacato Infermieri Nursing UP.
“Chi doveva gestire con raziocinio il prevedibile arrivo della seconda ondata della pandemia non l’ha fatto. Chi doveva assumere infermieri con contratti degni di tal nome, immaginando quale sarebbe stato loro improbo impegno contro il Covid, si è limitato a spostare di qua e di là i professionisti della sanità come pedine di una scacchiera, accorpando i reparti, svuotando le ambulanze del 118, evitando l’affiancamento graduale del nuovo personale (gli infermieri veterani, invece, si sono aggiornati per conto loro) e costringendo colleghi per una vita impiegati in reparti come ortopedia, a occuparsi della cura della peggiore delle malattie infettive che l’umanità abbia conosciuto di recente. Adesso – ha proseguito De Palma – apprendiamo, con profondo sconcerto, che Regioni come l’Emilia Romagna intendono anticipare le lauree in infermieristica per gettare nella mischia ragazzi/e senza una reale esperienza. I dirigenti della sanità pubblica si difendono dicendo che questi giovani hanno già effettuato tirocini e formazione, ma ci rendiamo conto cosa rappresenta il Covid in questo momento e come non faremo altro che mettere su una graticola fatta di responsabilità enormi questi giovani ragazzi?”.
Da ieri, secondo il sindacato, circa 48 infermieri a Reggio Emilia, hanno conseguito la laurea in netto anticipo rispetto ai tempi previsti.
Una decisione preoccupante per De Palma: “Cosa sarà di quei ragazzi che, tra questi, saranno dirottati nelle aree covid? Come potranno offrire il loro concreto contributo alla tutela della salute degli italiani? Ci dimentichiamo dello stress e delle malattie psicologiche a cui i nostri infermieri veterani sono stati sottoposti durante la prima emergenza? Turni di lavoro massacranti, colleghi che indossavano e indossano il pannolone perché non hanno tempo di andare in bagno, mancanza di presidi di protezione, esposti costantemente al rischio di contagio, lontani dalle loro famiglie. Certo, forti e combattivi, ma anche impauriti e costretti a lavorare nella totale disorganizzazione”.
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