Nuovo DPCM, scuola. A quando le dimissioni della ministra Azzolina?

Con il nuovo DPCM, fermo restando lo svolgimento dell’attività in presenza dell’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia, il Governo ha finalmente deciso di acconsentire l’adozione di forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata per una quota pari ad almeno al 75 per cento delle attività, modulando la gestione degli orari e degli accessi degli studenti/esse anche attraverso l’utilizzo di turni pomeridiani.

Una decisione di buon senso che se fosse stata adottata già nei mesi estivi, avrebbe permesso di limitare i disagi collegati alla ripresa dell’anno scolastico 20/21 in piena emergenza pandemica.

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A cosa serviranno adesso i 3 milioni di monobanchi acquistati dal Governo Conte, vista la possibilità di introdurre doppi turni e la reintroduzione della didattica a distanza prevista dall’ultimo DPCM? Non sarebbe bastato un minimo di buon senso da parte dell’attuale Esecutivo, magari predisponendo fin dal principio la ripresa delle attività didattiche a distanza, almeno per le scuole secondarie?

Una mancanza di assennatezza ed equilibrio che resterà confermata fino a quando non ci sarà una presa di responsabilità da parte del Governo nazionale, con la caduta di qualche ‘testa’, a partire da quella della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, tra le ispiratrici della riapertura delle scuole italiane a settembre, nonostante la prevedibile seconda ondata del Covid-19 e nonostante l’inadeguatezza del trasporto pubblico locale e scolastico, giusto per rimarcare una delle criticità più evidenti collegate alla ripresa delle attività didattiche in presenza.

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Una semplice dimostrazione di opportunità politica che, con molta probabilità, resterà solo una necessità auspicata dalla maggioranza dei cittadini italiani.

foto Governo.it