Nuove regole di accreditamento per la formazione professionale. Colla: “Il sistema è chiamato ad attrezzarsi per garantire un’offerta adeguata alle richieste di nuove professionalità”.
Andare oltre il finanziamento dei desueti corsi professionali e facilitare la creazione di percorsi formativi performanti per contrastare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Sulla base di questi importanti obiettivi la Regione Emilia-Romagna ha deciso di adeguare la normativa per l’accreditamento degli enti di formazione accreditati. Modifiche che prenderanno il via da gennaio 2023 per dare maggiore solidità e attualità all’offerta proposta per giovani e adulti fuoriusciti dal mercato del lavoro.
“La diffusione della pandemia da Covid-19 ha fatto emergere la necessità dell’adozione delle più innovative tecnologie digitali nei processi organizzativi, gestionali e produttivi- spiega l’assessore regionale alla Formazione, Vincenzo Colla-. L’emergenza climatica, ambientale e le recenti crisi economiche stanno inoltre imponendo, in maniera sempre più stringente, la necessità da parte delle imprese di riorganizzare e innovare i propri modelli produttivi per contribuire alla trasformazione del sistema economico, favorendo una crescita economica duratura che sia attenta a inclusione sociale, tutela dell’ambiente, consumo consapevole e lavoro dignitoso per tutti”.
“In questa rapida evoluzione del mercato del lavoro- aggiunge Colla – si fanno sempre più pressanti le richieste di nuove competenze professionali. Il sistema della formazione professionale è chiamato a rispondere alle nuove sollecitazioni, attrezzarsi per soddisfare le nuove richieste delle imprese e accompagnare le figure fragili”.
I requisiti generali individuati dalla Regione riguardano le infrastrutture, la sicurezza e l’accessibilità degli edifici degli enti di formazione, l’affidabilità giuridico-economico–finanziaria, le capacità gestionali e le risorse professionali, le competenze linguistiche, digitali e di transizioni ecologica dei formatori, i requisiti di efficienza ed efficacia, valutati anche rilevando il tasso di soddisfazione degli allievi, e le relazioni col territorio. Per questi requisiti sono previste delle attività di controllo e monitoraggio da parte della Regione per il rilascio e il mantenimento dell’accreditamento.
La Regione ha inoltre identificato gli ambiti formativi, da quello rivolto agli enti che svolgono attività finalizzate al conseguimento di una qualifica o di un diploma professionale a quello per l’accesso all’occupazione, continua e permanente.
Quindi l’ambito per l’innalzamento delle competenze, anche nel passaggio dall’istruzione al lavoro a quello per gli enti che operano nella cultura e spettacolo, ricerca e Innovazione.
Una iniziativa lodevole che si spera possa essere replicata nella Regione Sardegna e portare una nuova ventata di contenuti e, soprattutto, di servizio pubblico per tanti giovani e adulti fuoriusciti dal mercato del lavoro regionale.