Non chiamiamole elezioni, chiamiamolo posizionamento tattico.

Nel leggendario e ipercitato “Paese normale”, a ogni elezione una parte politica vince e forma un governo, un’altra le perde e va all’opposizione. In Italia, Paese di poeti, santi, navigatori e leggi elettorali le cose non funzionano cosi. Allo stato attuale, sappiamo già che tutte le forze in campo usciranno perdenti dalla tornata del 4 marzo. Resta giusto da capire in che misura ciò avverrà.  

Posto quindi che nessuno vincerà, le partite elettorali a cui assisteremo saranno le seguenti: Riuscirà il PD a raggiungere il 25% per trattare con Forza Italia da una posizione di vantaggio? Riuscirà Forza Italia a prendere abbastanza voti per trattare con il PD da una posizione di vantaggio? Riusciranno Lega e grillini a evitare emorragie di neo eletti e trovare un senso al loro esistere che vada oltre le urla? Riusciranno LEU, Noi con L’Italia e Civici di Lorenzin a piazzare abbastanza deputati da concedere al miglior offerente nelle trattative post elettorali?

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Non chiamiamole elezioni. Ciò che si svolgerà il 4 marzo sarà il suggello popolare a un’operazione di posizionamento dei partiti in preparazione della vera sfida: la formazione di una maggioranza. Qualcuno si posizionerà bene, qualcuno male, qualcun altro non si posizionerà a causa dello sbarramento del 3%. Quello che noi faremo come elettori sarà fischiare l’inizio di una partita che non sappiamo quanto durerà e, soprattutto, come finirà. 

foto Sailko

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