Nell’anno della pandemia crollano gli ingressi di cittadini non comunitari.

Nel 2020 sono stati rilasciati in Italia circa 106.500 nuovi permessi di soggiorno a cittadini non comunitari, il numero più basso degli ultimi 10 anni. In calo soprattutto i nuovi permessi concessi per studio (-58,1% rispetto all’anno precedente) e i permessi per asilo (-51%).

Già tra il 2018 e il 2019 era stata rilevata una netta diminuzione (-26,8%) dei nuovi permessi emessi, ma la limitazione degli spostamenti dovuta alla pandemia da Covid-19 ha comportato una ulteriore sensibile diminuzione; a questo si deve aggiungere che la pandemia ha comportato anche un ritardo nella lavorazione delle pratiche che potrebbe aver contribuito al basso numero di permessi concessi. Nella seconda metà del 2020, infatti, il Ministero dell’Interno ha registrato un aumento notevole degli sbarchi sulle coste italiane che solo in parte si è tradotto in una crescita dei permessi di soggiorno rilasciati, probabilmente per il ritardo nel disbrigo delle pratiche.

Nel generale calo degli ingressi, alcuni paesi di cittadinanza hanno fatto registrare decrementi particolarmente evidenti: è il caso di Stati Uniti (-51,0%), Cina (-46,8%) e Ucraina (-46,4%). Per Nigeria (-24,9%) e Pakistan (-29,3%) le riduzioni dei flussi sono state invece più contenute.

La diminuzione relativa maggiore ha interessato i permessi per studio, scesi del 58,1% rispetto all’anno precedente. Nel 2020 sono stati rilasciati 8.552 documenti per studio, l’8% del totale dei permessi contro i 20.409 del 2019 (l’11% del totale).

Il decremento era largamente atteso, vista la politica di chiusura attuata da molti paesi per contrastare la pandemia, ad esempio gli Stati Uniti che, tradizionalmente, alimentano un rilevante flusso di studenti verso il nostro Paese. I nuovi permessi per studio concessi agli statunitensi sono stati meno di 200 contro gli oltre 2.000 del 2019, con un calo superiore al 90%.

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In controtendenza sono cresciuti i nuovi permessi per studio concessi a cittadini pakistani (+14,6%). Nel 2020 quasi il 28% di tutti i permessi concessi per studio sono stati rilasciati a cittadini cinesi, che detengono il primato dei nuovi rilasci per questa motivazione, nonostante il calo degli ingressi.

Forte riduzione anche dei permessi per asilo. I permessi per asilo sono diminuiti del 51,1% rispetto all’anno precedente. In totale nel 2020 si sono registrati 13.467 nuovi permessi per richiesta di asilo e protezione internazionale (12,6% del totale dei nuovi permessi rilasciati). La diminuzione ha riguardato tutti i paesi non comunitari di principale provenienza, ma il calo relativo più evidente (superiore all’80% rispetto al 2019) ha interessato i cittadini indiani e ucraini.

Anche i permessi per famiglia, principale motivazione di ingresso nel nostro paese, sono calati del 38,3% sull’anno precedente e coprono ormai quasi il 59% dei nuovi permessi rilasciati.

Gli ingressi per lavoro hanno subito una contrazione meno intensa tra il 2019 e il 2020 (-8,8%) rispetto a quelli dovuti ad altre motivazioni. Tuttavia, gli arrivi per motivi lavorativi erano già a livelli molto bassi negli anni passati. In questo caso il calo non è generalizzato: per alcune delle principali cittadinanze la variazione relativa è stata ampiamente positiva, pur in un quadro di valori assoluti contenuti. Ciò è avvenuto per gli arrivi da Nigeria, Pakistan e Bangladesh. Anche altre collettività hanno fatto registrare un aumento, anche se meno evidente, dei nuovi ingressi per lavoro, come è avvenuto per l’Ucraina e il Marocco.

Accelera, altresì, il calo dei cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia. I cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno in Italia sono diminuiti di circa il 7%, passando da 3.615.826 al 1° gennaio 2020 a 3.373.876 al 1° gennaio 2021.

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Concentrando l’attenzione sulle prime dieci cittadinanze, per tutte si registrano diminuzioni: dal -1,9% dell’Egitto al -8,5% dell’Albania. Per la collettività albanese il calo dei permessi può essere ricollegato anche alle numerose acquisizioni di cittadinanza che portano a una contrazione dei permessi di lungo periodo (come avviene anche per la comunità marocchina), i quali in generale per le altre collettività tendono ad aumentare. L’uscita dal collettivo dei migranti con permessi di soggiorno di lungo periodo è ricollegabile all’acquisizione della cittadinanza italiana: sono infatti i cittadini non comunitari da più lungo tempo sul territorio a diventare cittadini italiani.

La crescita relativa dei permessi di soggiorno di lungo periodo (che si attestano al 64,4% del totale dei permessi) è in generale piuttosto contenuta. In questo caso resta stabile intorno al 22% la quota di minori, a conferma della rilevante presenza di giovani fra i cittadini non comunitari. È bilanciata la distribuzione tra i sessi: 49,5 donne ogni 100 cittadini non comunitari presenti in Italia, un equilibrio che nasconde in realtà situazioni molto differenziate all’interno delle diverse collettività: le donne sfiorano il 79% del totale nella comunità ucraina ma rappresentano il 29,7% della collettività del Pakistan.

Considerando le motivazioni dei soli permessi con scadenza (ad esclusione quindi dei soggiornanti di lungo periodo) il 52% dei cittadini non comunitari si trova in Italia per motivi di famiglia, il 27,8% per lavoro e il 13,6% per motivazioni connesse alla protezione internazionale.

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Meno stranieri e più “nuovi italiani”. Nonostante la pandemia, tra il 2019 e il 2020 sono aumentate le acquisizioni di cittadinanza. Il lungo iter necessario per la definizione delle richieste (spesso antecedenti l’acquisizione di almeno tre anni) e la digitalizzazione delle procedure hanno evidentemente contrastato gli effetti di calo congiunturale riscontrabile in altri casi.

Nel corso del 2020 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza sono 131.803 (+4% rispetto al 2019); il 90% circa (poco meno di 119mila) erano precedentemente cittadini non comunitari.

L’incremento è da imputare totalmente alla crescita dei procedimenti riguardanti uomini (+11,6%) mentre la componente femminile risulta in calo (-3%) anche per il non trascurabile decremento dei procedimenti di acquisizione per matrimonio (-16,5%) che interessa da sempre soprattutto le donne.

Scendono anche le acquisizioni per elezione da parte dei nati in Italia al compimento del diciottesimo anno di età (-40,2%) e quelle per ius sanguinis (-30,9%). Nel primo caso si tratta di pratiche lavorate dai comuni interessate da una sospensione dei termini per il rallentamento delle attività degli uffici conseguente alla pandemiai. Nel secondo caso la mobilità da un paese all’altro, divenuta più difficile, ha impedito ai discendenti di italiani emigrati di raggiungere l’Italia e richiedere la cittadinanza.

Al contrario, le acquisizioni per residenza e – conseguentemente – quelle per trasmissione del diritto dai genitori ai minori sono aumentate rispettivamente del 25,7% e del 5,9% rispetto al 2019: nel 2020 quasi l’80% delle acquisizioni è avvenuta per residenza (48,5%) o per trasmissione (30,3%). Spiccano gli originari dell’Albania che hanno fatto registrare il maggior numero assoluto di acquisizioni, seguiti da marocchini, brasiliani, pakistani e dai cittadini del Bangladesh.