Mutui, Sileoni: “Governo Meloni aiuti i giovani a comprare casa”.

Aiutare i giovani italiani a comprare casa intervenendo sugli aiuti pubblici per i mutui concessi dalle banche. Questa in sintesi la richiesta al nuovo Esecutivo Meloni del segretario della Fabi – la Federazione Autonoma Bancari Italiani -, Lando Maria Sileoni, condivisa nel corso della trasmissione Mattino Cinque che ha posto l’accento sul problema dell’aumento degli affitti per le abitazioni e l’incremento dei tassi di interesse sui prestiti bancari.

“Occorre rinnovare le agevolazioni fiscali che consentono, ai ragazzi che accedono a un prestito ipotecario, di non pagare le imposte sostitutive, pari allo 0,25% del finanziamento se si tratta di abitazione principale e pari al 2% nel caso di cosiddette seconde case: queste agevolazioni scadono a fine anno e vanno prorogate. È necessario, poi, potenziare il Fondo di garanzia, lo strumento attraverso il quale lo Stato fa da garante per i giovani che chiedono un mutuo in banca. Il governo – ha proseguito Sileoni – dovrebbe anche ottenere dall’Unione europea la possibilità di prorogare le moratorie, la norma che consente alle banche di sospendere le rate dei prestiti per le famiglie e le imprese in difficoltà”.

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Successivamente il segretario della Fabi ha ricordato le discrepanze evidenti tra i giovani del Nord e del Sud dell’Europa. “Nei paesi del Nord i giovani tendono ad andare in affitto e non ad acquistare casa, perché la mobilità del proprio lavoro è diventata un fattore acquisito, anche culturalmente. In Italia, però, l’aumento dei tassi dei mutui renderà più difficile per i giovani comprare casa. È indispensabile – ha aggiunto – far capire che i tassi di interesse su mutui e prestiti per 10 anni sono stati molto bassi (attorno all’1%), e di seguito sono poi saliti progressivamente nel 2022 andando anche oltre il 3%. Il consiglio che do a chi ci ascolta è che prima di prendere un mutuo è indispensabile che le persone sentano più banche, perché c’è differenza e concorrenza tra banche e banche”.

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Infine, una lezione sul processo legato al rialzo dei tassi che dipende dall’aumento del costo denaro deciso dalla Bce (dallo 0% all’1,25% in pochissimi mesi). “La vera anomalia non è il periodo attuale, ma gli ultimi 10 anni perché il costo del denaro in questi 10 anni è stato molto basso. Il problema è che l’aumento dei tassi arriva con una congiuntura storicamente complessa e critica, come la crisi economica per la pandemia, l’emergenza per la guerra e il prezzo dei prodotti energetici alle stelle. Aggiungiamo poi che l’inflazione è oggi oltre l’8%, che la nostra economia è ferma e che nel 2023 potremmo entrare in recessione”.

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