Multilinguismo in Europa, Joveva: “Discriminazione UE”.
Nonostante la narrazione delle istituzioni europee circa l’inclusione e l’accessibilità delle informazioni per tutti i cittadini e le cittadine europee/i, i contenuti informativi prodotti dalle varie istituzioni europee continuano ad essere redatti principalmente in inglese, francese e tedesco, riservando alla documentazione tradotta nelle varie lingue nazionali, spazi decisamente marginali.
Un problema, la mancanza di attenzione sostanziale verso il multilinguismo europeo, che sulla carta continua a non essere risolto dalle alte sfere UE, come ricordato, recentemente, anche dal caso della discriminazione operata dal Consiglio europeo circa l’invio delle domande per l’accesso al Fondo europeo della gioventù del Consiglio d’Europa: fondo, va ricordato, istituito nel 1972 per fornire sostegno finanziario ed educativo alle attività giovanili europee.
Sul tema del multilinguismo la stessa eurodeputata di Renew Europe, Irena Joveva, ha recentemente fatto il punto sui ritardi e le disattenzioni delle istituzioni europee per il sostegno all’accesso delle informazioni da parte di tutti i cittadini dell’UE-27.
“L’Unione Europea garantisce l’uguaglianza di tutte le sue 24 lingue ufficiali. Sebbene il multilinguismo sia promosso in tutta l’Unione, in realtà è limitato, come ci ricorda Internet e le informazioni contenute nelle piattaforme digitali, dove sono presenti traduzioni solo per alcune lingue, mentre altre vengono dimenticate e discriminate”. Una realtà confermata anche all’interno della comunicazione istituzionale dell’UE che non permette ai cittadini “parchi” di conoscenze linguistiche oltre la propria lingua madre di conoscere compiutamente le leggi, le proposte, petizioni e interrogazioni parlamentari (e relative risposte dalla Commissione) riportate, principalmente, in francese e in inglese.
Barriere linguistiche acuite anche con riferimento ai cittadini disabili, principalmente verso le disabilità sensoriali: “Nella Direttiva 2018/1808 – prosegue l’esponente slovena di Renew – l’Unione Europea ha specificato che i mezzi per raggiungere l’accessibilità dei servizi di media audiovisivi dovrebbero includere la lingua dei segni, i sottotitoli per non udenti e ipoudenti, i sottotitoli parlati e le descrizioni audio”. Ma, guardando alla produzione dei contenuti per i disabili sensoriali, è difficile ravvisare il rispetto e la promozione delle diverse lingue nazionali dei segni o delle descrizioni audio per i ciechi e ipovedenti.
Sulla questione a nome della Commissione europea Thierry Breton ha affermato (nonostante l’evidenza della scarsa propensione alla difesa del multilinguismo nell’UE) che l’esecutivo europeo “riconosce l’esigenza di un’informazione online affidabile, diversificata e multilingue”.
“La legge sui servizi digitali tra le altre misure, obbligherà le piattaforme online di grandi dimensioni e i motori di ricerca di grandi dimensioni a pubblicare i loro termini e condizioni nelle lingue ufficiali di tutti gli Stati membri”. Un obbligo, però, non riscontrabile nelle varie diramazioni dell’UE. Sono sempre i privati a doversi adeguare alle “sfide europee” e mai le istituzioni…
Ed ecco allora la condivisione dell’aggiornamento dell’ultima iniziativa della Commissione europea per la difesa del Multilinguismo: “La Commissione sta lanciando lo Spazio europeo dei dati linguistici per creare un ecosistema di risorse linguistiche, con l’obiettivo di aumentare la disponibilità di servizi, contenuti e prodotti online in più lingue”.
Che si sia in presenza dell’ennesima azione estemporanea e poco sostanziale attuata dall’UE per la difesa del multilinguismo in Europa? Nell’attesa di valutare l’impatto in termini di accessibilità per i cittadini europei, il giudizio dell’attuale Esecutivo von der Leyen non può che essere insufficiente.
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