Monte Nieddu, Stefano Schirru: “La diga non rimarrà un’incompiuta”.

La diga di Monte Nieddu – Is Canargius, nata per risolvere il problema della siccità nella Sardegna sudoccidentale, non rimarrà un’incompiuta. A rimarcarlo oggi l’esponente sardista in Consiglio regionale, Stefano Schirru. “Sono stato di recente invitato a visitare la diga e ne sono rimasto impressionato: abbiamo una grande infrastruttura ed è un vero peccato che non venga sfruttata per assolvere la sua funzione”.

Un progetto, l’opera pubblica, dal sapore quasi archeologico dovendo ragionare sulla sua genesi, risalente al lontano 1960 e segnato, ancora, da una storia decisamente complicata. Dopo l’approvazione del progetto nel 1970, infatti, i lavori rimasero bloccati per più di venti anni fino a quando la Regione Sardegna, nel 1994, diede il via libera all’apertura del cantiere. Ma, nonostante l’assegnazione dell’appalto nel 1997 all’Ati temporanea formata dalle aziende Grandi lavori Fincosit Spa e Dragados y fomento Construcciones, i lavori durarono pochi anni, lasciando l’opera incompiuta e aprendo, peraltro, i primi contenziosi.

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Nel 2004, a due anni dalla chiusura del cantiere e a contenzioso aperto, il Comitato interministeriale per l’economia approvò un finanziamento da 52 milioni di euro per il completamento della diga (a dimostrazione che la volontà politica per la realizzazione dell’invaso non è mai venuta meno nel tempo) e, nel 2011, il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale pubblicò il bando per l’assegnazione dei lavori di completamento, per i quali vennero messi a disposizione 83 milioni di euro, 53 messi a disposizione dal Cipe e 30 dalla Regione Sardegna.

Nel 2014, quindi, entrò in scena l’Impresa Spa, che però fu commissariata poco dopo, non riuscendo, così, a coprire le spese fidejussorie necessarie per l’aggiudicazione dell’appalto. La successiva gestione dell’Astaldi, come ricordato da una lunga vertenza sindacale, non diede ulteriore impulso alla realizzazione dell’opera.

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Criticità tali da rievocare ‘dimenticate atmosfere risorgimentali’, come ricordato da una nota di Camillo Benso Conte di Cavour indirizzata il 18 febbraio 1857 all’allora Intendenza di Cagliari per sollecitare il completamento dell’acquedotto cittadino. Una riflessione che potrebbe essere stata alla base del “colpo di reni” dello scorso aprile 2021 messo in atto dall’Esecutivo Draghi, con la nomina, per decreto, della Commissaria Angelica Catalano, incaricata del completamento e messa in sicurezza di nove dighe in Sardegna, con la previsione – per la sola diga dei Monti Nieddu – di 270 milioni di euro, parzialmente finanziati con risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 e della Regione Sardegna.

Un nuovo corso, seppur di natura commissariale, che potrebbe portare all’auspicata ripresa dei lavori per l’esponente sardista: “Nonostante le difficoltà – prosegue Stefano Schirru – siamo certi che la Regione non possa lasciare che quest’opera non prenda vita. Stiamo prestando la massima attenzione perché, presto, vengano riprese le attività che portino questo invaso ad adempiere alla sua funzione”.

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“La diga di Monte Nieddu – conclude – non dovrà rimanere un’incompiuta della nostra Isola e vigileremo perché ciò non accada”.

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