Mobilità dei sardi, la Giunta “si parla addosso”. Le criticità rilevate nell’incontro “Prove di volo”.
Il sistema sardo per la garanzia della continuità territoriale dei/delle sardi/e e, in generale, del diritto dei residenti a viaggiare, vive un vero e proprio “vuoto d’aria” per usare un eufemismo. A ricordarlo, con dovizia di dati, il panel di esperti intervenuti nel corso dell’incontro “Prove di Volo” sui temi della continuità territoriale, diritto alla mobilità, emergenza voli, organizzato dal Gruppo Consiliare Orizzonte Comune.
Un interessante dibattito – giunto finalmente dopo tanta comunicazione autoreferenziale da parte della Giunta regionale – sul tema prioritario e urgente del mercato del trasporto aereo, su quale sia il modello migliore per garantire ai sardi il diritto alla continuità territoriale, come superare il problema dell’isolamento imposto da un sistema di trasporti inefficiente e con condizioni svantaggiose per i residenti, e i rischi del sistema affidato al libero mercato in un mutato scenario dei rapporti con i vettori aerei.
Diverse le criticità indicate dagli esperti, per i quali le debolezze dell’attuale impianto della continuità territoriale in Sardegna, in relazione anche agli altri Paesi, possono essere superate solo con competenza e visione. Per Roberto Devoto, le fragilità del sistema attuale sottolinea quanto la Sardegna sia un piccolo mercato che, oltre a non avere appeal turistico nei mesi di spalla, presenta un limitato traffico di utenti e aeromobili. “Il mercato lo fa chi ha gli aerei e i numeri dei passeggeri”.
Da qui la proposta di un modello “misto”, pensato insieme a Sandro Usai e Gianfranco Fancello, e ispirato al modello spagnolo e francese per le isole. “Da giugno a settembre ci vuole una apertura monitorata al libero mercato, quindi più compagnie sulle tratte, orari e frequenze, tariffe, rimborso del 50%-75% del biglietto per i residenti, mentre da ottobre a maggio mettiamo gli oneri di servizio con l’assegnazione a una compagnia unica e con voli, tariffe, frequenze e orari bloccati”.
Un sistema, per i tre esperti, che permetterebbe di aumentare la concorrenza tra i vettori nel periodo in cui c’è più richiesta, estendendo l’offerta anche ad altre tratte e garantendo al contempo il diritto alla mobilità anche nel periodo meno allettante per le compagnie aeree.
Insomma, il problema della mobilità dei sardi, va rimarcato, non è di natura logistica o trasportistica ma esclusivamente della politica, specialmente di quella fatta di politici “diversamente esperti”. Una realtà di fatto per Sandro Usai, che con dati alla mano su continuità territoriale e libero mercato ha illustrato le distorsioni dell’attuale sistema e su come si potrebbe migliorare il diritto alla mobilità dei sardi e facilitare i collegamenti legati ai flussi turistici. “Oggi un terzo dei residenti in Sardegna (1.200.000) viaggia all’interno della continuità territoriale nelle sole tratte Cagliari-Roma Fiumicino e Cagliari-Milano Linate.
Due terzi usano invece il libero mercato. Tra questi ci sono anche quei 500.000 residenti su Cagliari, città metropolitana e Sud Sardegna, che vanno a Torino, Bologna, Venezia, Pisa, Napoli, Catania, cioè che volano su tutti gli altri aeroporti italiani e non hanno nessun rimborso per il diritto alla mobilità. La politica questi residenti sardi non li considera. C’è quindi un problema di giustizia sociale”.
Altro problema è il monopolio della direttrice Cagliari-Fiumicino che ha indebolito ulteriormente il nostro sistema, ha spiegato Usai. “Se non affrontiamo in tempo il problema seriamente il 2024 potrebbe seppellire la continuità territoriale per mancanza di vettori e posti disponibili. Avremo il 30% in meno di posti, rispetto alla domanda, per volare in Europa”. Improcrastinabile, inoltre, lo sblocco degli slot attualmente sotto il controllo di Ita Airways. Una azione che potrebbe deicsamente fare leva sull’interesse e motivazioni dei big player dei cieli per investire nell’Isola.
Un sistema portuale, ancora, che nei prossimi venti anni dovrà mutarsi completamente, tra innovazioni tecnologiche e nuovi investimenti da fare. “Ma l’aeroporto è una public utility, e come il pronto soccorso non deve per forza guadagnare. Serve a contribuire al trasporto non a fare business, e ad aiutare lo sviluppo e la coesione sociale”, ha sottolineato Umberto Borlotti, il primo a portare in Sardegna la compagnia irlandese Ryanair.
“Abbiamo internazionalizzato la Sardegna, ora si tratta di riflettere bene su quello che vogliamo fare. Dalle analisi di Nomisma, società per studi settoriali e territoriali, la Sardegna nel 2030 rispetto agli attuali passeggeri avrà una media di 150.000 teste all’anno, la Sicilia 410.000. Quindi la scelta strategica del trasporto aereo turistico individuale per le isole è la Sicilia. Dare linfa al turismo e ai collegamenti per i residenti, se non vogliamo tornare indietro di molti anni. Io credo veramente che la locomotiva possa essere ripresa e su un tavolo serio gli obiettivi si raggiungono”.
“La politica dovrebbe riuscire a incidere su questi temi, attraverso una commissione che deve occuparsi esclusivamente di questo nel futuro della nostra regione – ha sottolineato, invece, Marzia Cilloccu – perché non si può demandare il problema alla politica di turno o all’assessore di turno. Bisogna che tutto questo sia fatto in rete”.
Disagi per i sardi e le sarde, acuiti dall’apertura verso un libero mercato dove il principale monopolista fa solo il suo interesse, spesso a discapito dei soggetti più deboli, ovvero i/le residenti delle isole. “Un consumatore non può recuperare nemmeno un mancato imbarco, un ritardo, un risarcimento del danno, nemmeno può notificare un atto di citazione perché lo Stato italiano non ha preteso che venissero rese operative sotto questo profilo una serie di norme a tutela dei consumatori”, ha dichiarato l’avvocato Giovanni Dore, esperto in diritto europeo.
“Il modello della Corsica – prosegue – si mantiene ancora in piedi perché c’è un contributo dello Stato francese molto elevato, perché hanno istituito una compagnia aerea modesta ma che attraverso questo meccanismo del servizio pubblico ben remunerato e l’attenzione ai loro bisogni riescono a mantenersi in equilibrio, pur trattandosi esclusivamente di un servizio regionale dei corsi verso la Francia. I corsi hanno inoltre costituito una task force interna. Quando vado a dare contributi pubblici a qualsiasi operatore nel progetto e nel bando gli scrivo che tutti i dati economici dei passeggeri, tipologia ecc. sono di proprietà del governo sardo, e non delle compagnie. Mettere inoltre un prezzo libero su una tratta in monopolio crea una discriminazione giuridica e quindi di anti-concorrenzialità, di fatto si sta chiudendo un mercato, non c’è possibilità di commistione tra compagnie e gli si sta dando la possibilità di remunerarsi con costi esorbitanti nei momenti di grande richiesta”.
Non solo una questione di costi, quindi, ma si mancanza di investimenti, programmazione e di competenze politiche e amministrative.
Nel corso dell’incontro ha partecipato anche la candidata del Campo largo, Alessandra Todde: “Io credo che una delle cose peggiori che chi vive in Sardegna sperimenta sia il fatto di non poter programmare la sua mobilità. Bisogna sussidiare nei mesi di spalla e fare in modo che i residenti siano garantiti con i giusti incentivi. Per favorire lo sviluppo della Sardegna dobbiamo avere attrattori che sono eccellenze, innovazione, lavoro. Attrarre e far spostare persone. Va pianificato, progettato e programmato. Questi – prosegue – sono spunti che nel nostro programma sono dettagliati. Il tema della continuità territoriale deve essere risolto con lo Stato e non in contrapposizione. Perché dal diritto alla mobilità dipende il diritto allo studio, al lavoro, alla salute. Sulla continuità aerea c’è chiaramente un problema di risorse. In Sardegna, oggi, si spendono 25 euro a persona, mentre altri Stati come Francia (per la Corsica) e Spagna (per le Baleari) ne spendono diverse centinaia. Noi proponiamo un modello misto, con la governance e la programmazione in capo alla Regione, perché in alta stagione, quando la concorrenza è alta, è proprio la Regione che deve organizzare la programmazione. É anche necessario lavorare per incrementare la domanda di chi ha intenzione di raggiungere la Sardegna”.
Creare quindi una domanda e ricevere un’offerta. Soprattutto per il periodo invernale, quando a partire dal 1° ottobre si spegne tutto. “Abbiamo il problema del ‘prodotto Sardegna’ che non vendiamo, da ottobre ad aprile. Oggi consideriamo le compagnie aeree ancora come compagnie aeree, ma da oltre dieci anni sono diventate un sistema turistico viaggiante. Loro ci vendono i turisti e noi li compriamo. Gli utenti scelgono dal loro catalogo prima il vettore in base ai costi, poi la destinazione. Siamo 1.600.000 e abbiamo due aeroporti internazionali, di cui quello di Cagliari è ancora l’unica filiera dei trasporti in mano ai sardi e non nelle mani di una figura esterna speculativa. Dobbiamo lavorare per sostenere la domanda e l’offerta turistica per la Sardegna negli altri mesi”, sostiene Fausto Mura.
È emerso dunque quanto sia importante ridare un ruolo forte alla Regione, in cui le azioni di coinvolgimento vanno costruite, nel contesto sardo che è insulare, diverso. “La Regione si deve riappropriare della capacità di pianificare perché siamo in un’isola. Deve diventare un pianificatore strategico, mettersi intorno a un tavolo con le compagnie aeree, l’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) e le società di gestione, favorire un mercato libero ma controllato – ha aggiunto Gianfranco Fancello –. I tre aeroporti sardi devono essere messi in rete e coordinati fra loro nelle azioni. E poi diverse imprese, non un’unica impresa. E soprattutto non una proprietà straniera di tutti gli aeroporti. Chiamiamolo ‘diritto alla mobilità’, non chiamiamolo più modello di continuità territoriale. Ridiamo dignità alla politica con un ruolo di responsabilità dove la parte pubblica deve essere un soggetto attivo”.
Per i consumatori sardi, residenti e non, dunque è sempre più difficile viaggiare ovunque, senza limiti. La percezione resta comunque quella dell’essere consapevoli di aver diritto a viaggiare e di farlo nel migliore dei modi. “Qualcuno si è dimenticato che viviamo in un’isola e che non abbiamo possibilità per spostarci, se non in aereo o in nave. Chi governa deve dare l’opportunità al popolo sardo di poter viaggiare – ha detto Giuliano Frau -. Il consumatore se deve ottenere il giusto ristoro non riesce ad averlo perché le norme sono talmente laboriose che diventa inutile parlare di diritti del viaggiatore. Con alcune compagnie abbiamo contenziosi infiniti. La percezione è che ci sia un sistema pubblico fallimentare”.
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