Minorenni, Garlatti: “La giustizia riparativa non è uno sconto di pena, anzi responsabilizza”.

“La giustizia riparativa funziona” secondo l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza. A dimostrarlo le testimonianze raccolte nell’indagine nazionale che l’Autorità ha condotto in collaborazione con il Ministero della giustizia e l’Istituto degli innocenti e che è stata presentata oggi a Roma.

“La giustizia riparativa produce effetti positivi nella vittima , in chi viola la legge, nelle famiglie coinvolte e nella comunità”, spiega Carla Garlatti. “Da un lato, attraverso l’incontro con l’altro, il ragazzo che sbaglia prende consapevolezza dell’errore commesso e questo contribuisce a evitare che lo ripetain futuro. Dall’altro, la vittima che sceglie di partecipare trova finalmente un suo spazio, si sente ascoltata e compresa e questo può aiutare il suo percorso di recupero. In termini più generali, poi, si favorisce la ricostruzione della coesione sociale e si contribuisce ad aumentare il senso di sicurezza nella comunità”.

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“Come ho già avuto modo dire, la giustizia riparativa deve essere la risposta prioritaria da dare ai ragazzi quando sbagliano, anche in maniera grave” prosegue Garlatti. “Va chiarito che non è previsto uno sconto di pena, ma si tratta di uno strumento volontario che si affianca al procedimento giudiziario. Non bisogna rappresentare la giustizia riparativa in maniera semplicistica attraverso una contrapposizione tra buonisti e forcaioli, come talora è accaduto. Inoltre, non ha senso pensare di circoscriverla solo ad alcuni reati e impedirla per altri: con le opportune cautele è anzi molto utile anche nelle situazioni più complesse”.

Sulla scorta dei risultati dell’indagine l’Autorità ha proposto di estendere il ricorso ai programmi di giustizia riparativa per gli autori di reato che non sono imputabili, per far prendere consapevolezza anche a chi ha meno di 14 anni dell’azione compiuta, e aumentare il numero dei centri. Complessivamente oggi in Italia ce ne sono 36 e dalla ricerca risultano presenti, in varia misura, in tutti i distretti di corte d’appello, a eccezione di quello di Campobasso (dove il dato non è stato rilevato). Ancora, incrementare le risorse per la formazione dei mediatori, diffondere la cultura della giustizia riparativa, coinvolgere le famiglie e, infine, diffondere il ricorso ad altri strumenti di giustizia riparativa, diversi dalla mediazione penale.

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Sul totale di 782 programmi di giustizia riparativa portati a termine nel 2021, più di tre quarti (75,8%) è costituita da mediazioni penali, ricordano dall’Autorità Garante.