Migrazione sanitaria: dal Sud e le Isole partono le persone in cerca di cura.

Sono oltre 750.000 le persone che in Italia, ogni anno, sono costrette a lasciare la propria abitazione per intraprendere un percorso di cura: si tratta di un fenomeno, ad oggi più vissuto che conosciuto, chiamato migrazione sanitaria, sul quale A Casa Lontani Da Casa – Rete nazionale di alloggi e servizi solidali – ha voluto puntare i riflettori commissionando a Doxa Pharma,tra le principali aziende che si occupano di ricerche di mercato per il settore farmaceutico e salute, la ricerca “Curarsi lontano – Uno sguardo sulla migrazione sanitaria. Dati e prospettive”.

La ricerca è stata condotta su un campione di 250 migranti sanitari – persone che si sono curate in un ospedale diverso da quello del proprio comune di residenza negli ultimi 12 mesi e che hanno ricevuto un trattamento medico o chirurgico tale da dover trascorrere almeno una notte fuori casa – e dei loro accompagnatori, e fotografa una situazione molto chiara. La maggior parte sono donne (63%), hanno un’età media di 45 anni, un impiego, provengono prevalentemente dal Sud e dalle Isole, risiedono in comuni con meno di 30.000 abitanti e hanno figli.

Per quanto riguarda le patologie che spingono a effettuare una trasferta sanitaria, dalla ricerca emerge che si tratta in particolare di problemi oncologici (14%) e cardiaci (13%), mentre un altro dato molto interessante riguarda proprio la distanza percorsa per curarsi: il 78% del campione deve spostarsi anche di oltre 200 km. La Lombardia è la destinazione della maggioranza dei migranti, con oltre 200.000 malati accolti l’anno. Seguono Emilia-Romagna, Veneto e Lazio. In Lombardia la meta è soprattutto Milano, dove è presente più della metà dell’offerta sanitaria regionale, compresi alcuni centri di eccellenza che possono offrire cure più innovative e meno invasive. 

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“A casa lontani da casa svolge una funzione di supporto preziosa, concentrando oltre la metà delle sue risorse alloggiative nella nostra regione e nella nostra città per garantire a chi ha più bisogno la possibilità di ricevere le cure più adeguate. Il rischio di finire in povertà per affrontare questo tipo di spese legate alla malattia e alla necessità di fare lunghi viaggi per accedere alle cure è sempre più concreto e spesso interviene su situazioni economiche già compromesse. I dati della ricerca ci raccontano, infatti, di una inefficienza del sistema sanitario che viene scaricata sulle persone più fragili che spesso non vedono garantito il loro diritto alla salute. Questo ci impone una riflessione sulla necessità di un ripensamento complessivo degli equilibri tra i sistemi sanitari regionali e sul meccanismo dei rimborsi che non può essere più rimandato”, spiega l’Assessore al Welfare e Salute, Lamberto Bertolé.

La ricerca evidenzia anche che il tempo medio di permanenza in un’altra città è di circa 7 giorni. Ed è proprio qui che entrano in gioco realtà come A Casa Lontani Da Casa, che riunisce oltre 50 associazioni in Italia, 108 case di accoglienza – di cui oltre la metà in Lombardia- con oltre 1600 posti letti, offre aiuto concreto a tutti coloro che si trovano ad affrontare una trasferta sanitaria. Aiuto che si traduce in ospitalità a prezzi calmierati o gratuita nei pressi dei principali poli ospedalieri italianisostegno economico ai più bisognosi e psicologico gratuito agli accompagnatori. Per chi è a contatto quotidianamente con i migranti sanitari non contano solo i numeri del fenomeno, ma anche tutto ciò che ne è legato, dalle difficoltà economiche ai problemi riguardanti la ricerca di un alloggio, fino all’impatto emotivo che comporta un percorso di cura in uno luogo nuovo. “Il disorientamento è l’esperienza emotiva maggiormente descritta dalle persone che viaggiano per motivi di salute. Un vissuto caratterizzato da ansia e confusione e che richiede una accoglienza che garantisca la presenza di riferimenti solidi sia per i bisogni pratici sia per quelli emotivi” – commenta Laura Gangeri, Vicepresidente di A Casa Lontani Da Casa

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La gestione di un fenomeno complesso come quello della migrazione sanitaria è particolarmente sfidante. Dalla ricerca è emerso che esiste ancora un gap importante tra la domanda di supporto da parte dei pazienti e le loro famiglie e la conoscenza delle realtà che, come A Casa Lontani Da Casa, possono aiutare concretamente chi affronta una trasferta sanitaria.

Per questo è importante non solo fare emergere i volumi di un fenomeno che coinvolge tantissimi malati ogni giorno ma anche trovare nuove modalità per aiutare chi, in questo viaggio della speranza, ha più bisogno, coinvolgendo ancora di più – ma non solo- le realtà che afferiscono al Terzo Settore e all’ambito medico-sanitario.

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“La capacità unica di A Casa Lontani Da Casa di fare Rete e sviluppare collaborazioni sinergiche tra associazioni, in grado di “allearsi” per fornire ai pazienti e ai loro caregiver un beneficio ancora più grande, ha spinto Teva a sostenere questo progetto anno dopo anno, con la passione che da sempre ci contraddistingue e che si fa ancora più forte quando abbiamo la possibilità di contribuire concretamente alla salute e al benessere della comunità in cui operiamo – afferma Giordana CortinovisCustomer Experience, Marketing & Communication Director di Teva, tra i relatori presenti durante la presentazione della ricerca e partner di ACLDC – La mobilità sanitaria è un fenomeno che tocca tutti da vicino e che crea grande smarrimento e disagio alle persone che l’affrontano. Per questo siamo molto orgogliosi di poter supportare il grande lavoro svolto da A Casa Lontani Da Casa, confermando il nostro impegno verso la cura dei pazienti”.

La presentazione si è conclusa con un impegno comune su tre fronti “caldi”: ampliare l’aiuto concreto ai malati migranti indigenti, far conoscere ancora di più e meglio questo fenomeno e la realtà delle case di accoglienza e favorire la connessione tra tutti gli stakeholder per rispondere ai tanti bisogni di chi deve curarsi lontano.