Migranti, Openpolis: “Il Governo Meloni investe sulla detenzione”.

Una politica costosa e orientata all’esclusione. Questo, in sintesi, il minimo comune denominatore delle novità introdotte in materia di detenzione amministrativa dei migranti dal Governo Meloni. Esecutivo che, rilevano dalla Fondazione Openpolis, ha introdotto una cauzione di circa 5mila euro per i migranti che vogliono evitare la detenzione (attraverso un decreto dello scorso 14 settembre), respinto circa il 56% delle richieste d’asilo (il 56% nel 2022) e aumentato i fondi dedicati ai Cpr, ovvero i Centri di permanenza e rimpatrio per i migranti. Luoghi dove i/le cittadini/e stranieri/e possono essere trattenuti in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione. Centri, va rimarcato soprattutto per gli “attivisti da comodino” e per gli analfabeti funzionali, dove sono rinchiuse anche persone che di fatto non hanno commesso crimini.

Già nel mese di dicembre 2022, la legge di bilancio aveva aumentato i fondi per l’ampliamento della rete dei centri di permanenza per il rimpatrio (5,39 milioni per il 2023, 14,39 per il 2024), aumentando, di fatto, il tempo di permanenza massimo previsto per chi viene trattenuto. I Cpr, precedentemente centri di identificazione ed espulsione (Cie), sono strutture dove vengono trattenuti i migranti sottoposti a un ordine di espulsione, in attesa di essere identificati e rimpatriati.

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Misure, secondo Openpolis, “che manifestano una scelta politica molto chiara: non investire nell’accoglienza. Una scelta che in primis ha conseguenze negative sui migranti stessi, ma che comporta anche notevoli oneri economici e che rischia di alimentare marginalità e disagio sociale”.

Numerose, inoltre, le denunce al sistema dei Cpr, rimarcano da Openpolis: “All’interno di questi centri vengono sistematicamente violati i diritti dei migranti. Inoltre a differenza delle carceri normali, non essendo il fine ultimo il reinserimento in società ma l’espulsione, non viene avviato nessun percorso lavorativo o formativo, né viene realizzata alcuna attività ricreativa. Di fatto quindi le persone detenute concludono la loro permanenza in una situazione di rinnovata illegalità”.

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Naturale, quindi, che i Cpr alimentino un circolo vizioso di irregolarità, come rilevato recentemente anche nella “sicura” Sardegna, dove i migranti ospiti del Centro di Accoglienza Straordinaria di Monastir venivano reclutati per lavorare in diverse aziende agricole e nei vigneti di note cantine della provincia di Cagliari.

Inefficace, ancora, la politica dei rimpatri adottata dal Governo Meloni con procedure complesse e costose che hanno luogo mediamente in appena la metà dei casi. Nei casi restanti, i migranti rimangono sul territorio italiano, ma senza alcuna possibilità di inserirsi nella società.

Altro cambiamento nella gestione della migrazione adottato dal Governo Meloni è stato l’innalzamento del limite relativo al periodo di permanenza. L’ex ministro dell’interno Luciana Lamorgese l’aveva ridotto da 180 a 90 giorni, limite che è stato portato, con il decreto 124/2023, a 18 mesi. Aumentando, rimarcano da Openpolis, i tempi di un “trattenimento che dovrebbe avere una durata molto limitata, sufficiente giusto a provvedere all’identificazione e a predisporre il rimpatrio”.

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Che dire poi dell’introduzione (per decreto) di una “cauzione” pari a 4.938 euro per i migranti che non vogliono essere trattenuti? Un provvedimento che, di fatto, afferma il principio secondo il quale ai migranti sprovvisti di documenti validi si possono richiedere somme di denaro, puntualizzano ancora da Fondazione Openpolis.

Una cauzione la cui somma deve inoltre essere consegnata in un’unica soluzione mediante fideiussione bancaria e non può essere versata da terzi. Un meccanismo decisamente inaccessibile per la stragrande maggioranza dei migranti.

Come rilevato ancora da Openpolis, la politica dei rimpatri è inefficace. Essi, infatti, costituiscono procedure molto complesse, rese difficili anche dal fatto che necessitano di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza. Inoltre hanno anche un costo importante, stimato dalla stessa Corte dei Conti, solo per il 2020, in 8,3 milioni di euro.

foto Governo.it