Messa in prova. Cultura e Giustizia insieme per il lavoro di pubblica utilità.
Introdotta con la legge n.67 del 28 aprile 2014, la messa alla prova – una forma di probation giudiziale innovativa nel settore degli adulti che consiste, su richiesta dell’imputato, nella sospensione del procedimento penale nella fase decisoria di primo grado per reati di minore allarme sociale – grazie alla convenzione sottoscritta tra i Ministeri della Cultura e della Giustizia, permetterà di svolgere lavori di pubblica utilità anche nei siti culturali italiani.
“È importante che lo strumento dello svolgimento di lavori di pubblica utilità ai fini di messa alla prova – ha dichiarato il ministro della Cultura, Dario Franceschini – trovi applicazione nei luoghi della bellezza. Partiamo da 52 siti e 102 persone, ma i luoghi della cultura sono tanti e c’è ampio margine per ampliare questa positiva collaborazione tra il Ministero della Cultura e il Ministero della Giustizia, che mi fa piacere sia la prima di questo genere”.
Parere condiviso anche dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia: “E’ una forma di visione della giustizia, come riparazione del danno inflitto alla collettività, che trovo feconda. La Costituzione non parla di carcere, ma di valenza rieducativa della pena, che trova nell’ istituto della messa alla prova un’espressione particolarmente riuscita. E viene potenziato nella delega penale. I vantaggi sono molteplici: alleggerire il carico tribunali; dare sollievo alle strutture detentive; evitare il passaggio in carcere, quando possibile. E soprattutto stimola questa cultura della pena, come riparazione nei confronti della persona offesa e della collettività”.
Tra i siti aperti alla nuova collaborazione ci saranno 11 musei e parchi archeologici, 5 archivi di Stato e 36 biblioteche statali dislocati su tutto il territorio nazionale e, spiegano dal MiC, i possibili settori di impiego rientrano nell’ambito della fruibilità e tutela del patrimonio culturale e archivistico, della manutenzione e fruizione di immobili o servizi pubblici e di specifiche competenze o professionalità degli imputati.
foto Comune di Oristano