Medio Oriente, Pittalis: “Inaccettabile celebrazione di figure legate al terrorismo”.

Nel “piccolo mondo antico sardo”, dove anche l’approfondimento e l’analisi dei fenomeni contemporanei è da considerarsi ormai come un “dolce ricordo”, non dovrebbe sorprendere la stigmatizzazione del deputato Pietro Pittalis verso l’evento, tenutosi a Sa Manifattura, sull’Iran organizzato dal Centro Italo Arabo, diretto da Raimondo Schiavone, figura di spicco di Primaidea.

“È inaccettabile che a Cagliari, presso la Manifattura Tabacchi, luogo pubblico gestito da un ente regionale, si sia tenuta una manifestazione che celebra figure e organizzazioni legate al terrorismo e all’antisemitismo, come Hezbollah, Iran e Hamas. Questo evento – dichiara Pittalis – non solo rappresenta un’offesa alla memoria delle vittime del terrorismo internazionale, ma anche un attacco diretto all’esistenza stessa dello Stato di Israele, nostro alleato nella lotta per la pace e la democrazia in Medio Oriente”.

Uno statement, decisamente inaspettato da parte di un esponente forzista ritenuto da sempre “particolarmente capace”, che cozza, però, con la storia di Hamas, nato e cresciuto proprio per indebolire l’Autorità Palestinese.

A ricordarlo – basterebbe talvolta approfondire un po’ la storia – i collegamenti tra Israele ed Hamas, ben conosciuti in Israele e nella regione mediorientale, corroborati da una serie di fonti autorevoli, tra cui le recenti dichiarazioni degli ex direttori dello Shin Beit, come quella di Ami Ayalon, per il quale la politica di Benjamin Netanyahu, mirata a rafforzare Hamas per indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese, è praticamente “esplosa in faccia” allo Stato di Israele.

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“C’è stata una totale mancanza di comprensione su cosa sia in realtà Hamas – si legge nell’intervista di Ayalon rilasciata sulla testata Globes -. Si pensava che probabilmente potesse essere gestita. Di conseguenza, l’abbiamo anche rafforzata e gli abbiamo trasferito fondi. Abbiamo costruito Hamas – prosegue l’intervista – e volevamo assicurarci che avesse la forza di affrontare l’Autorità Nazionale Palestinese. Non ha funzionato, perché non capivamo cosa fosse Hamas. È un’organizzazione fondamentalista che quando non ha successo diventa più radicale. È quello che è successo alla Fratellanza Musulmana in Egitto, che è diventata al-Qaeda. È quello che è successo ad al-Qaeda in Iraq, che è diventata ISIS”.

Dichiarazioni pesanti – e a prova di analfabetismo funzionale – anche quelle dell’ex capo del servizio di sicurezza Shin Bet, Yuval Diskin: “Una delle persone che ha contribuito maggiormente al rafforzamento di Hamas è stata Netanyahu, fin dal suo primo mandato come primo ministro”, dichiarava nel 2013 Yuval Diskin al quotidiano Yedioth Ahronoth.

Dello stesso tenore anche l’intervento dell’ex primo ministro israeliano Ehud Barak alla radio dell’esercito israeliano, per il quale la strategia di Netanyahu è stata mirata a “mantenere Hamas vivo e vegeto…al fine di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese a Ramallah”. Accuse rimarcate anche in un video dal titolo a dir poco inequivocabile…

Per i critici, insomma, sostenere il governo di Hamas a Gaza avrebbe permesso a Netanyahu di confinare l’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e di indebolirla, dividendo i palestinesi in due blocchi reciprocamente antagonisti.

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Ancora, ripercorrendo il fiume di notizie mai accennate dalla stampa europea (e in questo caso, forse, sfuggite al deputato forzista), lo stesso ex ministro della Difesa di Netanyahu, Avigdor Liberman, nel 2020 aveva riferito che l’attuale premier Israeliano (lo stesso che ha voluto l’attacco terroristico in Iran) aveva inviato a Doha il capo del Mossad Yossi Cohen e l’ufficiale dell’IDF responsabile di Gaza, Herzi Halevi, per “supplicare” i qatarioti di continuare a inviare denaro ad Hamas.

Dopo lo scontro tra lo stesso Liberman, dimessosi per via delle politiche su Gaza, e Netanyahu, quest’ultimo venne sconfitto da un nuovo governo che bloccò le consegne di denaro ad Hamas. Governo, però, che resto in carica 18 mesi per poi rivedere Netanyahu al potere con nuovi partner più estremisti e a sostegno di Hamas per impedire un accordo di pace negoziato con l’Autorità Palestinese.

Che Israele abbia quindi voluto Hamas per dividere i Palestinesi e governare il cosiddetto gioco del “divide et impera” lo confermano anche le stesse dichiarazioni di Netanyahu al Jerusalem Post del 2019, dove affermava che “chiunque sia contrario a uno Stato palestinese dovrebbe essere a favore” del trasferimento dei fondi a Gaza, perché mantenere una separazione tra l’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e Hamas a Gaza aiuta a impedire la creazione di uno Stato palestinese”.

Elementi ricordati anche nell’ultima replica alla recente interrogazione dell’eurodeputato Zanni, dell’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell: “Esiste abbondante materiale open source sulla precedente politica del governo israeliano volta a consentire il trasferimento di fondi per finanziare le autorità gestite da Hamas a Gaza, misure attualmente oggetto di dibattito nella sfera politica israeliana”, spiega Borrell.

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In sintesi, il finanziamento ad Hamas da parte dello Stato Israeliano non solo è un dato assodato, oltre ogni tentativo di disinformazione, ma è stato finalizzato ad allontantare dal tavolo degli accordi la soluzione “a due Stati” e a governare da parte di Israele il cosiddetto gioco del “divide et impera” per indebolire l’Autorità palestinese.

“Piccoli” accenni di storia per ricordare l’inutilità delle polemiche pretestuose “solo per farsi sentire”. Ma, nel piccolo mondo antico sardo, dove la mancanza di pensiero critico è talvolta sovrana, l’esigenza di appartenere a quella o questa cateria di “apocalittici” o “integrati” è assolutamente irrinunciabile… e contestualmente risibile!

“Manifestazioni come queste non possono e non devono avere spazio in Sardegna, né in Italia, e vanno condannate con fermezza e determinazione – ha dichiarato, infine, il parlamentare forzista -. Come amico di Israele e avversario di ogni forma di terrorismo e antisemitismo – (sarebbe stato meglio parlare di antisionismo, ma vabbè!) – , mi unisco alla voce di chi condanna questa vergognosa manifestazione, che infanga il buon nome della nostra terra e offende i valori di democrazia e tolleranza su cui si fonda la nostra società”.

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