Medio Oriente, Borrell: “Porre fine ai combattimenti a Gaza”.

Nei primi giorni del 2024, l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell ha incontrato i partner europei in Libano e Arabia Saudita per discutere le modalità per porre fine ai combattimenti a Gaza e impedire l’estensione del conflitto nel Medio Oriente: “È giunto il momento che l’UE si unisca e diventi più proattiva nel contribuire a risolvere il conflitto israelo-palestinese e a riportare la pace nella regione”, ha dichiarato nell’occasione l’esponente europeo.

Con 23.000 palestinesi morti secondo le autorità sanitarie palestinesi, la stragrande maggioranza dei quali donne e bambini, e una situazione umanitaria sempre più catastrofica per gli oltre due milioni di abitanti dell’enclave – quasi tutti ora sfollati – è urgente porre fine porre fine ai combattimenti e liberare tutti gli ostaggi, ha ricordato Borrell, ribadendo anche i rischi legati all’aumento delle tensioni al confine libanese e gli attacchi in Yemen dove Stati Uniti e Regno Unito hanno preso di mira gli Houthi yemeniti. 

In Libano Borrell ha incontrato, in particolare,  il Primo Ministro MikatiPresidente del Parlamento Berriil ministro degli Esteri Bou Habibcomandante in capo delle forze armate Aoun e il deputato Raad, capo del gruppo parlamentare Hezbollah.

Un momento di alta instabilità per il Libano che, già dal 7 ottobre attraversa una profonda crisi politica, economica e sociale. Paese che continua inoltre a ospitare più di 2 milioni di rifugiati siriani. Considerata la popolazione totale del Libano di 5,6 milioni di abitanti, si tratta davvero di un fardello pesante, nonostante la significativa assistenza fornita ai rifugiati e alle comunità ospitanti da parte dell’UE e di altri partner.  

Nazione, ancora, dove perdura l’assenza di un presidente e la presenza di un governo di transizione, senza contare che la crisi economica e sociale ha continuato ad aggravarsi a causa dell’incertezza politica e dell’assenza di un accordo con il Fondo monetario internazionale.

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Tuttavia, il Parlamento libanese ha recentemente prolungato il mandato del generale Aoun come capo dell’esercito libanese, la principale istituzione che promuove efficacemente l’unità e la stabilità del Paese.

Condizione che desta turbamento per un potenziale coinvolgimento del Libano nel conflitto con Israele: “Ho espresso a tutti i miei interlocutori la nostra profonda preoccupazione per il rischio di vedere il Libano coinvolto in un conflitto con Israele. Dobbiamo prevenire scenari così disastrosi”.

Tensione alimentata dal mancato rispetto da parte di entrambe le parti, Libano e Israele, della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, adottata dopo la guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah. 

La demarcazione del confine libanese-israeliano e la presenza delle forze Hezbollah lungo di esso, ricorda infatti Borrell, “sono punti critici che richiedono intensi sforzi diplomatici. Nella mia discussione con il tenente generale Lazaro, abbiamo esplorato le modalità per rafforzare il ruolo dell’UNIFIL– al quale un gran numero di Stati membri dell’UE già forniscono truppe. L’UE è inoltre pronta a sostenere le forze armate libanesi per aumentare la loro capacità di controllo di questo confine”.

“A seguito dell’accordo raggiunto nel 2022 tra Israele e Libano sulla delimitazione del loro confine marittimo – prosegue – tutti i miei omologhi libanesi hanno concordato sul principio di tali negoziati con Israele sulla delimitazione del confine terrestre e sulle relative garanzie di sicurezza. Tutti però hanno sottolineato che la cessazione delle ostilità a Gaza sarebbe un prerequisito per raggiungere questo obiettivo”.

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Visite istituzionali proseguite poi con il Commissario Generale Lazzarini, che dirige l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite incaricata dal 1949 di fornire aiuti ai rifugiati palestinesi a Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est, Giordania, Libano e Siria. “La nostra conversazione si è concentrata sulla situazione a Gaza. 1,9 milioni di persone, che costituiscono l’85% della popolazione, sono ora sfollate con la forzaa causa dei continui combattimenti e della massiccia distruzione avvenuta nell’enclave da parte dell’esercito israeliano. Di questi, 1,4 milioni sono assistiti dall’UNRWA. Membri dello staff dell’UNRWA distaccati a Gaza, hanno fornito un resoconto di prima mano della drammatica situazione a cui stanno assistendo, con migliaia di rifugiati lasciati senza alcun riparo in pieno inverno, la loro unica protezione sono alcuni teli di plastica, e con il rischio di diventare vittime collaterali dei bombardamenti da parte dell’esercito israeliano. Queste persone hanno un disperato bisogno di cibo, acqua, medicine e assistenza sanitaria, ma gli aiuti umanitari continuano ad arrivare in modo frammentario nel contesto dei combattimenti in corso. Oltre alle bombe e ai proiettili, la carestia e le epidemie stanno cominciando a minacciare la vita di centinaia di migliaia di palestinesi”, ricorda Borrell.

La situazione assolutamente tragica vissuta dalla popolazione civile di Gaza purtroppo non è sempre sufficientemente conosciuta in Europa, anche perché i giornalisti occidentali non hanno accesso all’enclave e molti giornalisti palestinesi hanno perso la vita dal 7 ottobre. Nonostante i recenti sforzi volti ad aumentare il flusso di aiuti, questi rimangono tristemente inadeguati. Questo fallimento dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che solo una sospensione duratura dei combattimenti può davvero migliorare la situazione della popolazione civile.

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Chiave, inoltre, il ruolo dell’Arabia Saudita, dove Borrell ha incontrato il principe Faisal, ministro degli Affari esteri del RegnoJasem Mohamed Al Budaiwi, segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo. “Anche prima del 7 ottobre, l’Arabia Saudita è stata uno dei nostri principali partner – insieme alla Giordania, all’Egitto e alla Lega Araba – nel tentativo di rilanciare i negoziati israelo-palestinesi e la soluzione a due Stati”.

Prevedibile, ancora, il richiamo dell’Alto rappresentante europeo alla crisi in Yemen e l’attacco degli Stati Uniti e del Regno Unito contro gli Houthu. “Abbiamo discusso dei rischi che il conflitto si estenda a una regione più ampia. Il Mar Rosso è infatti un’importante rotta di approvvigionamento globale, che rappresenta circa il 10% del traffico marittimo globale e il 20% del traffico globale di beni di consumo e di trasporto di container. E queste cifre sono ancora più elevate se si considera il commercio destinato specificamente all’Europa. Un blocco prolungato porterebbe a notevoli aumenti dei prezzi dei prodotti importati a causa dei costi aggiuntivi generati dalla necessità di reindirizzare le navi in ​​tutta l’Africa”.

Arabia Saudita, va ricordato, è in trattative avanzate per un accordo di pace nello Yemen e vuole evitare che il conflitto a Gaza metta a repentaglio questa prospettiva.

Urgente, quindi, che l’UE intensifichi il proprio coinvolgimento nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese secondo Borrell ma, come risaputo, dal 7 ottobre vi sono opinioni divergenti all’interno dell’UE su come reagire al conflitto a Gaza. Mancanza di consenso che, di fatto ha indebolito l’UE nella regione.

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