“Maturità al sicuro”, torna la campagna della Polizia di Stato.

Per contrastare le fake news sull’esame di Stato e informare correttamente gli studenti, torna in campo la campagna “Maturità al sicuro” della Polizia di Stato.

Quest’anno, come previsto da tempo, l’esame finale delle scuole superiori riprende il suo formato standard, con entrambe le prove scritte preparate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Quanto basta per alzare il livello dell’attenzione su possibili “bufale” legate alle regole di base che governano l’Esame di Stato.

Lo sviluppo tecnologico va avanti moltiplicando gli strumenti a disposizione degli studenti ma anche le possibilità di commettere dei fatali errori di valutazione che possono portare alla esclusione dall’esame. Il rischio è concreto, basta osservare le risposte date dagli oltre 1.000 maturandi raggiunti dal monitoraggio effettuato da Skuola.net per la Polizia di Stato a circa una settimana dal via della Maturità 2023.

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Quasi 1 studente su 4, ad esempio, è convinto che durante le prove scritte gli smartphone si possono tenere. Quando, invece, devono essere consegnati al banco della commissione, come correttamente dimostra di sapere il 77% del campione interpellato. E se il 18% è consapevole che comunque i telefoni debbano rimanere rigorosamente spenti, il 5% pensa che si possano persino usare rischiando al massimo di essere richiamati o penalizzati in fase di correzione e non, come potrebbe avvenire, di essere esclusi dall’esame.

Qualcosa di simile avviene con un altro “sorvegliato speciale”: lo smartwatch. In questo caso è quasi 1 su 5 a pensare che, se non è connesso a Internet, si possa tenere al polso durante le prove scritte. Anche questa è una credenza erronea, perché il suo uso è bandito tanto quanto quello del telefonino.

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“Maturità al sicuro”, però, serve anche per instradare sulla retta via anche chi, al contrario, si avvicina all’esame con timori di orwelliana memoria. Circa 1 maturando su 6, infatti, è convinto che la Polizia possa controllare gli smartphone “da remoto” per capire chi eventualmente sta copiando; cosa assolutamente non corrispondente al vero. E addirittura il 38% ritiene che, durante le prove, i membri della commissione possano perquisire gli studenti, alla ricerca di oggetti proibiti. Anche in questo caso, si tratta di informazioni non corrette che vanno sfatate, invitando comunque alla prudenza, visto che la commissione d’esame ha il diritto di escludere i candidati colti in “flagranza di copiato”.

E poi c’è il grande, annoso, tema delle tracce d’esame. Specie di quelle dello scritto di Italiano. Perché sono ancora troppi gli studenti che pensano di trovare in anticipo i contenuti della prova, soprattutto online. Ad avere ben presente che sul web si possono trovare solo indiscrezioni è “solo” l’80% dei maturandi.

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Il 16%, invece, crede che quantomeno gli argomenti vengano diffusi prima; il 4% crede che con le giuste mosse si possano mettere le mani con qualche ora di vantaggio sulle tracce vere e proprie. E oltre 1 su 3 pensa che il Ministero possa cambiare le tracce anche all’ultimo minuto. Così non stupisce che circa 1 su 7 sia tentato, nell’immediata vigilia della Maturità, di presidiare fino a tarda notte piattaforme social e siti specializzati sperando nell’imbeccata vincente.

Foto di F1 Digitals da Pixabay