Matteo Porru. Il vincitore del premio Campiello giovani si racconta.
Giovani talenti crescono. E’ il caso di Matteo Porru, nato a Roma nel 2001, che con la casa editrice La Zattera ha pubblicato The mission (2017), Quando sarai grande (2018) e Madre ombra (2019), dopo svariati racconti pubblicati in formato digitale.Recentemente con il racconto Talismani ha vinto la ventiquattresima edizione del premio Campiello Giovani. Scrittore appassionato e con una grande personalità.
Matteo hai vinto il Premio Campiello Giovani 2019, un bel risultato per te e per tutta la Sardegna, oltre ad aver inviato un bellissimo messaggio per tutti i giovani della nostra isola. Oltre ad essere un appassionato di letteratura cosa ti entusiasma?
Davvero tante cose: fin da bambino ho una passione innata per gli aerei, ogni giorno faccio almeno due voli con un simulatore. Amo viaggiare e mangiare bene e, quando ho la possibilità, cucinare, senza risultato assicurato! Ma niente potrà mai eguagliare ciò che mi affascina di più: le persone. Mi stupisce sempre pensare che, intorno a me, ogni giorno passo accanto almeno a un centinaio di vite di cui non saprò mai nulla. Forse.
Come hai iniziato ad avvicinarti al mondo letterario?
Mi racconto sempre bambino che scrivevo nella lettera a Babbo Natale il desiderio di trovare un editore. Entrarci dentro, a quindici anni, è stato un incontro con la mia casa editrice. Io sono diventato adulto in quel mondo e grazie alle persone che lo hanno costruito per me e con me, in primis Alessandro, il mio editore. Penso che, in effetti, io non mi sia mai avvicinato, è come se ci fossi sempre stato dentro, prima nei sogni e poi davvero, scoprendo una realtà meravigliosa e particolarmente stimolante.
Cosa ti ha ispirato nella scrittura della tua opera?
“Talismani” è un crocevia di idee incastonate in undici pagine: tratta svariati temi, dalla violenza sulle donne all’operato di Medici Senza Frontiere, dalla maternità alla sofferenza più profonda. Niente ispira più del reale, del modo in cui le cose accadono per davvero, del crudo e inflessibile svolgersi degli eventi. Per riassumere tutto quello che c’è dentro il mio racconto, sì, posso dirti che mi ha ispirato il reale.
E’ stato difficile trovare la casa editrice che ti ha pubblicato? Cosa consiglieresti o sconsiglieresti ai giovani interessati a pubblicare un libro nel rapporto con gli editori?
È sempre un incontro la prima scintilla fra autore ed editore, per il quale, se parti come un caso umano quattordicenne sconosciuto quale ero io, devi essere nel posto giusto al momento giusto con la persona giusta. Agli amici che vogliono avvicinarsi a questo mondo, come ho sempre fatto in tre anni di “carriera”, dico di darsi tempo e di pensare alla storia che hanno in mano, riscriverla sempre e non smettere mai di rivederla e analizzarla. L’incontro con l’editore è sempre un’occasione di crescita, indipendentemente da come andrà. Conviene godersi l’emozione che, vi assicuro, è unica.
Hai ricevuto i complimenti da parte di diversi rappresentanti delle istituzioni locali e da tantissimi cittadini, anche da parte di chi non ha letto la tua opera letteraria. Secondo te cosa suscita tutto questo affetto da parte dei tuoi concittadini nei tuoi confronti?
È una bella domanda. Molti lettori mi hanno scritto, ma la vera valanga è stata quella dei messaggi da gente da tutta Italia, in modo particolare da Cagliari. Non so perché accada, ma ti appaga e ti dà mille motivi in più per continuare a fare ciò che faccio, raccontare storie. Il calore, l’affetto sempre presente, è un grande abbraccio da una comunità, come quella della mia città, a cui sono molto affezionato.
Secondo te i giovani sardi hanno perso l’interesse per la scrittura e la letteratura?
Mi dispiace leggere che molti coetanei abbiano iniziato a leggere con il libro di Giulia De Lellis. È una notizia che mi fa ridere e piangere: io iniziai con Baricco ed è tuttora il mio autore preferito in assoluto. Non è giusto generalizzare: in molte presentazioni ho incontrato ragazzi motivati, lettori curiosi e veramente tanto appassionati. Non è di certo il primo interesse, ma spero che i miei coetanei, quanti più possibile, possano trovare la meraviglia che ci ho visto io.
Una domanda sulla scuola. Da studente, cosa cambieresti nell’attuale sistema scolastico per migliorarlo?
Sicuramente toglierei ogni tipo di vincolo per i libri delle vacanze, ai ragazzi e solo a loro la scelta dei libri. In secondo luogo, togliere quella ossessiva analisi delle poesie che quasi le snatura: godersi l’emozione di una poesia di Montale è un capolavoro assoluto. Penso che la scuola italiana sia una delle nostre avanguardie. Dobbiamo proteggerla dai tagli economici e dalle tante ingiustizie che, ogni anno, si trova ad affrontare.
Cosa ne pensi della comunicazione social? Credi possa essere una minaccia o anche una forma di ispirazione per uno scrittore?
Pregi e difetti e, soprattutto, tanta soggettività. Io li uso moderatamente, ma mai riuscirei a trarne ispirazione. Mi innervosisce l’uso incontrollato, continuo o troppo commerciale. C’è un giusto mezzo che è necessario trovare.
Quali sono i tuoi piani per i prossimi mesi?
Tanti e belli, una serie di incontri nelle scuole e nelle librerie, una marea di storie in testa e qualcuna già pronta sul computer. Ci aggiorniamo!