Mattarella ai giovani: “La scuola non è una bolla”.

“La scuola riparte e, con essa, anche le speranze e le emozioni”. E’ iniziato così, sulle note dell’entusiasmo, l’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla celebrazione dell’inizio dell’anno scolastico, evento oggi ospitato al Convitto Nazionale di Cagliari.

Dopo una serie di ringraziamenti l’inquilino del Quirinale si è rivolto agli oltre 1400 giovani sardi e al mondo della scuola, “rappresentanti importarti per la comunità nazionale”.

Nazione, ha ricordato Mattarella, che è sempre mutevole e alle prese con “nuove sfide”, ma che trova nella scuola un capisaldo per la tenuta della coesione sociale del Paese: “La scuola rappresenta una strada su cui camminare insieme, giovani e adulti. È palestra, innanzitutto, di vita. Per le conoscenze indispensabili che trasmette a chi la frequenta. Per i valori preziosi che propone: fiducia, responsabilità, dialogo, accoglienza e rispetto. Dalla qualità del sistema educativo dipende strettamente il futuro della nostra società – ha aggiunto Mattarella -. A esso vanno dedicate indispensabili risorse adeguate, e idee, cura, attenzioni. La scuola non è una bolla, un recinto, un mondo a parte. Ma un organismo che vive nella società e concorre al suo progresso”.

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Spazio poi all’evidenziazione dei rischi legati all’eccessivo utilizzo degli smartphone tra i giovani: “Non possiamo e non dobbiamo abbandonare i ragazzi a una chiusura solitaria, in un mondo dominato dalla tecnologia in cui talvolta rischiano di essere imprigionati. Lo smartphone, ragazzi, è uno strumento che aiuta, prezioso nella vita quotidiana, ma non è, non rappresenta la vita, che è molto più complessa, più ricca, più emozionante. Non possiamo correre il rischio che lo strumento tecnologico, in continua evoluzione, assorba la quasi totalità dell’attenzione e delle relazioni della vita. Occorre rinnovare un’azione rivolta a reprimere e anzitutto a prevenire, incidendo sulle cause profonde – frustrazione, mancanza di modelli positivi, paura del futuro – che provocano momenti così gravi e inaccettabili”.

Presidente che ha poi toccato il tasto del disagio giovanile: “Vi è oggi disagio tra i giovani, tra i giovanissimi. È un disagio che si mescola e si sovrappone alle loro straordinarie qualità e a grandi generosità di cui sono capaci. Non è sempre facile interpretare e a volte la cortina dell’incomunicabilità è talmente spessa che, per genitori e insegnanti, diventa difficile anche soltanto parlarne. Occorre rompere il muro delle solitudini e quello del silenzio. Andare incontro. Ascoltare. Offrire possibilità. Costruire occasioni di dialogo, di socialità, di crescere insieme. Senza dialogo, senza umanità, senza empatia, non ci sarà progresso. Nessun progresso tecnologico può esaudire il desiderio di una vita piena, ricca di relazioni, di affetti, di emozioni, di serenità. Il disagio giovanile è una grande e urgente questione nazionale, che va affrontata con tutto l’impegno e i mezzi a disposizione. Senza indulgenze o lassismi, che sono peraltro diseducativi, ma senza neppure nutrire l’idea che tutto possa essere risolto attraverso l’illusione di un’ottica esclusivamente securitaria”.

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Peccato, però, non trovare tale sensibilità negli interventi del Legislatore italiano…

Mattarella che ha poi ricordato la piaga dell’abbandono scolastico. Fenomeno che vede proprio la Sardegna in cima alla lista in Italia: “L’abbandono scolastico è una piaga ancora aperta, nonostante l’impegno e la dedizione di tanti insegnanti. In taluni contesti sociali la scuola è l’unica vera speranza di riscatto. Marginalità e violenze creano barriere all’inclusione, ma sarebbe una sconfitta inaccettabile se la presenza dello Stato si arrendesse di fronte alla problematicità di alcuni territori. La coesione della società passa anche dai territori. Desidero dirlo qui, a Cagliari, nel capoluogo della Sardegna. Ridurre i divari, che dal territorio si proiettano sugli stessi diritti di cittadinanza, è anche questo un compito a cui ci richiama direttamente la Costituzione”.

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Sistema scolastico, ha ricordato Mattarella, che deve meglio retribuire il personale scolastico: “Agli insegnanti, ai presidi, ai docenti, al personale di supporto si chiede molto; talvolta troppo. Anche a fronte di retribuzioni spesso non all’altezza di altri Paesi europei. Si tratta di un aspetto di grande rilievo che va affrontato concretamente. Tutti loro hanno e devono sempre avere la consapevolezza e l’orgoglio di ricoprire un ruolo prezioso per la nostra società: quello di formare ed educare i cittadini in crescita. Dalla loro opera, spesso silenziosa e non conosciuta, dipende in gran parte il futuro della nostra Italia”.

foto Quirinale.it