Manovra, le audizioni in commissione Bilancio. Snobbato il settore della gioventù.
Proseguono in commissione Bilancio le audizioni sulla manovra Finanziaria 2023-2025. A rapportarsi con ‘i grandi statisti’ del Consiglio regionale, è toccato ai rappresentanti del mondo delle imprese e del credito, terzo settore e università.
Per Confindustria, il Presidente Maurizio de Pascale ha sottolineato l’importanza della fase attuale, che dovrà consentire all’economia sarda di ripartire dopo la pandemia, invertire la tendenza e puntare con decisione su alcuni settori strategici, recuperando capacità manifatturiera, potenziando le comunità energetiche, rafforzando la rete interna ed esterna dei trasporti, e favorendo la presenza più incisiva delle imprese sui mercati internazionali. Su questi punti, ha osservato, la manovra contiene risposte importanti (tranne che per il fotovoltaico, per il quale lo stanziamento non è sufficiente) ma i veri fattori decisivi saranno semplificazione e sinergie istituzionali.
Giorgio Deplano di Confapi ha apprezzato le misure di contrasto allo spopolamento la cui efficacia, ha spiegato, sarà tanto più concreta se affiancata da un grande piano delle infrastrutture in grado di collegare porti ed aeroporti dell’Isola. Da capire su quali basi gli interventi contro lo spopolamento disegnati dall’attuale maggioranza potranno “mantenere” i/le giovani sardi/e nei circa 377 Comuni della Sardegna (ovviamente con le dovute distinzioni per dimensione) e rilanciare la natalità nell’Isola.
L’esponente di Confapi ha poi proposto la creazione di un fondo per detassare la contribuzione delle aziende e l’introduzione di premialità per le imprese che abbattono le emissioni di Co2.
Il segretario regionale di Confartigianato Daniele Serra, partendo dalla lotta al caro-energia, ha auspicato il rifinanziamento e la revisione (riducendo i contributi ma allargando la “platea”) della legge di settore che in questi anni ha funzionato bene e lo snellimento delle procedure perché, in molti casi, le risorse ci sono ma non arrivano “a terra”. Inoltre, secondo Serra, sarebbe importante puntare sulla transizione ecologica delle imprese, evitando il consumo di suolo e riqualificando circa 7000 siti dismessi sul territorio regionale.
Un giudizio severo sulla manovra è arrivato invece da Roberto Bolognese di Confesercenti e Sebastiano Casu di Confcommercio. Bolognese ha lamentato la scarsa attenzione per il comparto, che pure è “aggredito” pesantemente dal commercio online e rischia di diventare il “buco nero” dell’economia sarda, e le lentezze nella movimentazione dei fondi sulla filiera turismo-trasporti, compresa la destagionalizzazione. “Chiediamo attenzione – ha aggiunto Sebastiano Casu di Confcommercio – per ciò che rappresentiamo nell’economia regionale e soprattutto perché siamo il settore colpito più pesantemente dalla pandemia”.
Anche il mondo delle professioni organizzate si è sentito trascurato dalla manovra. Paola Cogodi, di Confprofessioni (che raggruppa 22 settori dalla sanità alla cultura), ha affermato che la Regione avrebbe dovuto dimostrare più coraggio nel rivolgersi ad alcune realtà emergenti del mondo del lavoro. Va bene la riforma dei centri per l’impiego, ha sostenuto, ma per noi non basta se lascia ai margini il lavoro autonomo (di qui la richiesta di “sportelli” specializzati) e le donne, che in questo settore sono quasi il 50%.
Per quanto riguarda il mondo agricolo Efisio Perra di Coldiretti ha messo l’accento sulla necessità di rilanciare la filiera cerealicola ora che nei mercati si aprono nuovi spazi per le produzioni locali, e riorganizzare in modo efficiente il settore all’interno dell’amministrazione regionale attraverso la creazione di un “sistema informativo agricolo regionale”, con lo scopo di migliorare e semplificare le procedure di programmazione e spesa.
Anche per Serafino Casula di Confagricoltura c’è bisogno di scelte di fondo, sia per la riorganizzazione delle agenzie agricole che per il sostegno a colture tradizionali come ulivo e vite (ora esclusi dalla manovra) o emergenti come l’ortofrutta. Inoltre, ha precisato, è urgente sbloccare i bandi per lo sviluppo rurale le cui risorse impiegano circa 6 anni per arrivare a destinazione.
Il riferimento alla qualità della spesa delle risorse è giusto, ha detto Piero Tandeddu di Copagri, ma tutto deve essere inserito in un “quadro” strategico completo dei necessari riferimenti normativi ed economici, se vogliamo davvero uscire dall’emergenza e guardare al futuro, investendo su multifunzionalità delle aziende, valorizzazione delle “terre pubbliche” (500.000 ettari) e della figura dell’agricoltore come “custode” del territorio, e dando vita infine all’Osservatorio dell’agro-alimentare.
A nome di Legacoop Claudio Atzori, dopo aver ricordato il peso della cooperazione nella capacità di creare imprese e posti di lavoro (la Sardegna è al terzo posto in Italia) ha suggerito un intervento finanziario, in collaborazione con la Sfirs, per abbassare il costo del lavoro, e la concentrazione dei soggetti della cooperazione in capo alla presidenza della Giunta, superando l’attuale frammentazione fra diversi assessorati. “Rappresentiamo il 7% del pil regionale – ha iniziato Gilberto Marras di Confcoperative – e, per questo, di fronte ad una manovra che “copre” i due terzi dell’economia sarda, chiediamo tempi rapidi ed una prospettiva concreta di almeno 3 anni per la nostra programmazione”.
Marras, dopo aver evidenziato l’urgenza di una riforma della legge di settore che risale al ’57, ha valutato positivamente alcune misure della manovra come la revisione delle tabelle del comparto socio assistenziale “ferme” da 20 anni, auspicando però una azione di contenimento del costo del lavoro che tenga conto dell’inflazione al 10% e l’incremento dei fondi per l’accesso al credito attraverso Confidi.
Ai problemi del credito è stata dedicata l’ultima sessione di audizioni della commissione con il sistema economico regionale.
Il presidente di Confidi Davide Concas ha messo in luce il ruolo attivo di Confidi nella gestione del fondo unico che contiene le risorse regionali destinate alle imprese ed annunciato un nuovo disciplinare che consentirà di migliorare il “pacchetto” di garanzie, anche grazie alla concessione di “voucher” al 50%.
Il direttore generale del Banco di Sardegna Giuseppe Cuccurese ha dichiarato che “la manovra è in linea con una strategia complessiva che ha già ottenuto ottimi risultati durante la pandemia, riuscendo a mettere in campo, in Sardegna, strumenti complementari di intervento che hanno amplificato le misure di sostegno all’economia introdotte a livello nazionale ed europeo. Ora – ha proseguito – con il Pnrr, abbiamo la possibilità di fare ancora meglio sfruttando opportunità maggiori in settori come ricerca, innovazione, sviluppo sostenibile e transizione ecologica, ed operando in settori “trasversali” come turismo, cultura, ed agroalimentare. Grazie alle Zes, ha continuato, la Sardegna può diventare anche un territorio ideale per lo sviluppo di una economia aperta agli investimenti esterni, ma dobbiamo crederci di più, lavorando bene insieme e trasmettendo alla Sardegna un forte segnale di fiducia”.
Per gli atenei sardi la Commissione ha ascoltato il rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti che, in premessa, ha ringraziato la Regione per il sostegno finanziario assicurato all’istruzione pubblica. “Senza i fondi regionali – ha detto Mariotti – la nostra sopravvivenza sarebbe a rischio”.
“Ciò che occorre – ha aggiunto Mariotti – è una programmazione più incisiva e prevedere, per esempio, una quota di investimenti per la progettualità. Serve nuovo personale per intercettare fondi europei e nazionali. Risorse che consentirebbero agli atenei sardi di fare un salto di qualità”. Recentemente l’Università di Sassari ha vinto un bando del Pnrr che, complessivamente, avrà una ricaduta economica di circa 200 milioni di euro: “E’ un progetto realizzato in sinergia con il Banco di Sardegna, la Camera di Commercio, l’Autorità Portuale e l’endorsement della Regione Sardegna – ha sottolineato il rettore – avrà effetti positivi anche per il settore produttivo”.
Assenti i rappresentanti di Anci e Unioni delle Province, è toccato al Presidente dell’Asel Rodolfo Cancedda illustrare le proposte di modifica alla finanziaria. L’Associazione degli enti locali rappresenta 185 comuni sardi. Tra questi anche grandi città come Cagliari, Olbia, Carbonia e Iglesias. “Bene gli stanziamenti a favore di comuni e province – ha detto Cancedda – rileviamo solo due carenze: la mancanza di fondi per la formazione degli amministratori locali e gli indirizzi delle misure per la lotta allo spopolamento dei piccoli comuni”. Sul primo punto, l’Asel ha chiesto un contributo per le attività che si tengono nel territorio: “Lo scorso anno abbiamo organizzato 18 incontri in presenza per formare giovani amministratori e sindaci al primo mandato – ha detto Cancedda – per queste attività sarebbe opportuno prevedere un piccolo aiuto”. Sulle norme antispopolamento, il presidente dell’Asel ha avanzato una proposta di modifica della norma: “Chi va a vivere nei piccoli comuni approfittando degli incentivi per l’acquisto di prime case sono soprattutto anziani. Servirebbe invece un’incentivazione più efficace rivolta alle giovani coppie. Se non si fanno figli i piccoli paesi sono destinati a scomparire”.
La Commissione ha poi sentito i rappresentanti di Fan, Fish, Anas e Unms sulle politiche si supporto al terzo settore. Purtroppo scarsa attenzione della commissione è stata riservata ai rappresentanti del settore giovanile. D’altronde in una Regione dove si promuovono proposte di legge sui funghi epigei e dove l’unica proposta per le politiche giovanili, la n. 182, è ferma nel limbo del percorso commissariale, cosa ci si poteva aspettare? Insomma, una conferma della scarsa volontà dell’attuale esecutivo di voler introdurre misure efficaci per l’inclusione dei giovani sardi. Altro che contributi per “mantenere” la popolazione anziana nei piccoli centri dell’Isola.