Manodopera straniera e lavoro sommerso: in Italia il 51% lavora senza contratto.
Secondo l’indagine INAPP e Fondazione Brodolini sulle condizioni di lavoro della manodopera straniera tra gli intervistati (lavoratori stranieri provenienti da 85 nazioni) si rileva la presenza di un 51% di persone che lavorano in assenza di contratto.
Più ampio, inoltre, appare il novero delle persone straniere coinvolte dal cosiddetto “lavoro grigio”, caratterizzato da tutte le diverse ipotesi in cui alla stipula di un contratto si accompagna l’inosservanza, nella pratica, di norme legislative e contrattuali.
L’attività più diffusa tra i “lavoratori grigi” riguarda il “personale non qualificato nell’agricoltura e nella manutenzione del verde” (22,1% del segmento), mentre i lavoratori senza alcun contratto appartengono per lo più al “personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli” (19,3% di quanti vengono impiegati in nero). Il 29,1% degli intervistati si trova in una condizione di irregolarità amministrativa, una percentuale più alta tra gli uomini (32,7%) rispetto alle donne (18,5%). Questa condizione espone la manodopera straniera a forme di impiego ambiguo e subottimale: molti sono disposti a lavorare senza contratto (38%) o accettare mansioni dequalificate (30,2%).
Un altro tema oggetto dell’indagine riguarda la salute e la sicurezza sul lavoro: otto intervistati su cento hanno subito infortuni sul lavoro, ma solo il 57,6% di questi ha richiesto assistenza sanitaria in esito al rispettivo incidente. L’assenza di denuncia è spesso legata a consigli esterni o alla paura di perdere il lavoro, evidenziando un deficit di tutele sul punto. Non è mancata l’attenzione verso le donne: in particolare si trovano ad affrontare sfide specifiche nel settore del lavoro domestico (35,6%) caratterizzato dalla sostenibilità della spesa.
L’indagine INAPP contiene anche indicazioni relative alle prospettive per il futuro. Nonostante il quadro complesso, emerge una nota di ottimismo: solo una minoranza esigua dei lavoratori irregolari (4%) considera l’idea di lasciare l’Italia. Il 41% dei soggetti intervistati prevede comunque un miglioramento delle proprie condizioni lavorative entro un anno, auspicando l’accesso a un’occupazione regolare.
“L’indagine – spiega Natale Forlani, presidente INAPP – evidenzia uno spaccato sulla esposizione delle condizioni di sfruttamento che deve essere contrastata con una pluralità di provvedimenti volti a favorire la regolamentazione con il contributo attivo di imprese e rappresentanze sociali nella programmazione dei contratti di lavoro”.
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