Mancato riconoscimento dei titoli accademici UE nei concorsi pubblici italiani.

L’Ue continua a confermarsi una entità politica ed economica scarsamente coesa. Lo evidenziano, se mai ce ne fosse bisogno, le recenti segnalazioni sul mancato riconoscimento dei titoli accademici conseguiti presso università dell’Unione Europea in Italia per la partecipazione ai concorsi pubblici. Uno scenario che penalizza i cittadini che, seguendo le indicazioni dell’UE, hanno scelto di formarsi all’estero, compromettendo il principio di libera circolazione dei lavoratori, senza contare che la prassi è in contrasto con i principi della Convenzione di Lisbona sul riconoscimento reciproco dei titoli accademici, minando, così, gli obiettivi di integrazione del mercato unico europeo, che incentiva mobilità e occupazione transfrontaliera.

Sul tema l’eurodeputata del gruppo “La Sinistra”, Carolina Morace, ha chiesto alla Commissione europea di verificare se l’Italia stia violando la direttiva 2005/36/CE sul riconoscimento delle qualifiche professionali e se sarà proposta una nuova direttiva per rafforzare il riconoscimento automatico dei titoli accademici nell’Ue.

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Per la Commissione Ue, come ricordato dalla vicepresidente esecutiva Roxana Mînzatu, la direttiva 2005/36/CE disciplina il riconoscimento delle qualifiche professionali ai fini dell’accesso a professioni regolamentate in Stati membri diversi da quello in cui è stata conseguita la qualifica. Tuttavia, questa normativa si applica solo ai concorsi pubblici relativi a professioni regolamentate. Pertanto, sulla base delle informazioni disponibili, non è possibile determinare se la prassi italiana violi tale direttiva.

Insomma, roba da Azzecca-garbugli, considerando inoltre che la Convenzione di Lisbona sul riconoscimento, pur non facendo parte della legislazione comunitaria, mira principalmente a facilitare il riconoscimento delle qualifiche per aggiornamenti professionali, piuttosto che per l’accesso al mercato del lavoro. Ma, va ribadito, le pubbliche amministrazioni devono considerare le qualifiche e competenze acquisite in altri Stati membri alla pari di quelle conseguite nello Stato ospitante, garantendo così pari opportunità per tutti i cittadini europei.

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Commissione europea, ancora, incapace di andare oltre il “limite di competenza”: “L’organizzazione della pubblica amministrazione, compresa la classificazione del personale, resta una competenza esclusiva degli Stati membri – ha aggiunto la vicepresidente esecutiva -. Tuttavia, tali competenze devono rispettare l’articolo 45 del Trattato sul funzionamento dell’UE e l’articolo 7, paragrafo 1, del Regolamento (CE) n. 492/2011, che vietano qualsiasi discriminazione basata sulla nazionalità in termini di impiego, retribuzione e condizioni di lavoro”.

foto Laurie Dieffembacq Copyright: © European Union 2024 – Source : EP

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