L’Unione Europea si avvia verso il declino demografico.
L’Unione Europea si prepara a fronteggiare un progressivo declino demografico a partire dal 2026, con ripercussioni significative sullo sviluppo economico e sul mercato del lavoro. Questa previsione emerge dal rapporto del think tank Bruegel, che segnala come, tra il 2023 e il 2050, i cali demografici più rilevanti interesseranno principalmente i Paesi del Sud e dell’Est Europa. La causa principale risiede nella combinazione di un saldo naturale negativo, ovvero un numero di decessi superiore alle nascite, e flussi migratori insufficienti a compensare la riduzione della popolazione.
Entro la metà del secolo, si prevede che la popolazione in età lavorativa diminuirà in 22 dei 27 Stati membri dell’UE, mentre la percentuale di over 85 aumenterà significativamente. Questo scenario comporterà un’intensificazione della pressione su sanità, pensioni e assistenza a lungo termine, con conseguenze particolarmente gravi per i Paesi maggiormente colpiti dall’invecchiamento della popolazione e dalla contrazione della forza lavoro.
L’Italia, insieme ad altri Paesi del Sud Europa, si trova tra le nazioni più vulnerabili a questo fenomeno. Secondo le proiezioni di Bruegel, basate sui dati Eurostat, entro il 2050 la popolazione sotto i 65 anni diminuirà di circa il 20%, mentre quella sopra i 65 anni crescerà del 40%. Il rapporto sottolinea l’importanza di adottare politiche mirate per affrontare questa sfida. In particolare, per il Sud Europa, è fondamentale migliorare le opportunità occupazionali per i giovani, incrementando il tasso di occupazione nella fascia di età 15-29 anni, che in Paesi come Italia, Spagna e Grecia continua a essere tra i più bassi d’Europa.
Nonostante i progressi ottenuti tra il 2013 e il 2023, con una significativa riduzione della quota di “Neet” (giovani che non studiano né lavorano), il tasso rimane superiore all’obiettivo del 9% fissato dall’UE per il 2030.
Il rapporto suggerisce inoltre la necessità di promuovere l’integrazione dei migranti, migliorando anche le infrastrutture nelle aree rurali per contrastare il depopolamento. In generale, Bruegel sollecita l’adozione di un piano coordinato a livello europeo, avvertendo che, pur essendo l’immigrazione cruciale per la sostenibilità demografica ed economica, non potrà sostituire politiche volte a valorizzare il capitale umano residente.