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L’Unione Europea divisa sull’invio di truppe in Ucraina: l’opposizione di Budapest.

Bruxelles torna a confrontarsi su un tema che continua a dividere i Ventisette: l’invio di truppe di peacekeeping in Ucraina. La proposta, sostenuta da alcuni Stati membri e dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, incontra resistenze significative, in primis dall’Ungheria. Il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha ribadito la ferma opposizione del suo governo a qualsiasi forma di sostegno militare aggiuntivo a Kiev, ponendo l’accento sulla necessità di favorire i negoziati di pace piuttosto che l’escalation del conflitto.

Alla vigilia del Consiglio Affari Esteri dell’UE a Bruxelles, Szijjarto ha dichiarato infatti che l’Ungheria voterà contro nuove misure di sostegno militare all’Ucraina, in particolare quelle finanziate dai contribuenti europei: “A Bruxelles saranno sul tavolo diverse proposte per destinare miliardi di euro all’Ucraina o per fornirle ulteriori forniture militari. Noi ci recheremo a Bruxelles per respingere questi piani, perché riteniamo che il sostegno militare non faccia altro che allontanare la prospettiva di una soluzione pacifica”, ha affermato il ministro sul proprio account Facebook.

Szijjarto ha inoltre accusato Bruxelles di essere isolata a livello internazionale, sostenendo che i leader europei stiano ostacolando i colloqui di pace tra Russia e Stati Uniti. L’Ungheria ha più volte ribadito di preferire la via diplomatica e si è opposta con forza a ogni iniziativa che possa intensificare il conflitto.

Mentre l’Ungheria resta irremovibile, altri Stati membri, invece, spingono per un aumento del sostegno militare all’Ucraina. La Polonia e i Paesi Baltici, per esempio, hanno espresso pieno appoggio verso misure più incisive, compresa la possibilità di inviare truppe di peacekeeping. Anche la Francia e la Germania, pur con un approccio più cauto, non escludono un maggiore impegno sul terreno, sebbene nei limiti della compatibilità con le direttive della NATO.

D’altro canto, Paesi come l’Austria e l’Irlanda, da sempre neutrali, restano scettici sull’ipotesi di un coinvolgimento diretto. L’Italia, pur sostenendo finanziariamente e logisticamente Kiev, mantiene una linea prudente su un eventuale invio di truppe.

Posizioni diverse, insomma, che confermano, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’ennesima spaccatura interna all’UE per la definizione di una strategia comune sulla guerra in Ucraina.

foto copyright Unione Europea