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L’UE stanzia 2,5 miliardi per la Siria: ennesimo assegno in bianco senza garanzie.

Mentre l’Europa affronta le conseguenze economiche del conflitto in Ucraina e le difficoltà interne, Bruxelles ha deciso di destinare 2,5 miliardi di euro per sostenere la transizione della Siria e dei Paesi limitrofi. Un impegno finanziario imponente, annunciato dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen durante la nona edizione della conferenza “Standing with Syria”, ma che solleva non poche perplessità.

Se il principio di sostenere la stabilità regionale può sembrare nobile, la realtà è, però, ben più complessa. La Siria rimane un Paese politicamente frammentato, segnato da instabilità e infiltrazioni di gruppi estremisti, mentre il regime di Bashar al-Assad (diversamente da quanto racconta una certa narrazione mediatica europea) continua a mantenere il controllo su ampie zone del territorio. Eppure, l’UE – senza alcuna garanzia di trasparenza e monitoraggio – decide di erogare una somma ingente, senza chiarire chi realmente beneficerà di questi aiuti e con quali criteri verranno spesi.

L’esperienza ucraina, quindi, continua a ripetersi: dopo anni di aiuti (chiamiamoli umanitari), l’UE infatti ripetere gli stessi errori, proprio in un momento in cui i cittadini europei fanno i conti con inflazione, crisi energetica e tagli alla spesa pubblica.

L’Unione, quindi, si impegna a destinare miliardi per un progetto il cui successo appare quanto meno incerto. E non solo per la Siria: questi fondi andranno anche ai Paesi che ospitano i rifugiati, come Giordania, Libano, Iraq e Turchia, alcuni dei quali hanno già ricevuto ingenti somme negli ultimi anni senza che si vedessero reali miglioramenti nella gestione dei flussi migratori o degli indicatori socio-economici.

La Commissione, poi, insiste sul fatto che l’assistenza sarà “siriana-led e siriana-owned”, ma in pratica chi controllerà che questi soldi non finiscano nelle mani sbagliate? Chi garantirà che non vengano usati per rafforzare interessi di potenze straniere che influenzano la regione? La risposta, come sempre, è vaga.

L’UE, quindi, anche in questa legislatura, sembra più preoccupata a lanciare segnali di solidarietà internazionale che di proteggere gli interessi dei suoi stessi cittadini.

Dopo i miliardi già stanziati per l’Ucraina e l’assenza di un vero piano per sostenere l’economia europea, questa nuova ondata di finanziamenti, allora, non può che confermarsi come un ennesimo atto di ingenuità geopolitica, con il rischio concreto che l’Europa si ritrovi ancora una volta a finanziare agenti di instabilità geopolitica senza alcuna supervisione efficace.

foto Car Loss Voniya da Pixabay.com