L’Ue si fa sentire solo per gli “attacchi mortali” russi.

Nella più canonica narrazione istituzionale di guerra, l’Ue conferma i propri problemi di “visus”, intervenendo – anche oggi -, per stigmatizzare gli attacchi russi a Poltava, dimenticando, nel contempo, di utilizzare lo stesso metro di valutazione sugli attacchi alla popolazione civile nella regione russa di Kursk, “in onda” dallo scorso 6 agosto. Nulla di che, soltanto la conferma della doppiezza delle istituzioni Ue in materia di diritti e valori.

“Questo pomeriggio – si legge nell’ultima nota del SEAE – la Russia ha attaccato Poltava con due missili balistici. Questo attacco ha ucciso decine di persone e ne ha ferite oltre 200. È l’ennesimo spargimento di sangue mirato che dimostra la determinazione della Russia a continuare la sua brutale guerra contro l’Ucraina e il suo popolo, cercando di causare la più alta perdita di vite umane possibile e infliggere devastazioni su larga scala. Condividiamo il dolore delle famiglie delle vittime e siamo al fianco del popolo ucraino. Negli ultimi due anni e mezzo – prosegue il Servizio europeo per l’azione esterna – la Russia ha continuato a terrorizzare la popolazione ucraina conducendo la sua illegale guerra di aggressione, con attacchi indiscriminati con missili e droni su tutto il territorio ucraino, prendendo di mira codardamente soprattutto obiettivi civili”.

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L’Ucraina, invece, “queste cose” non le ha mai fatte negli ultimi 10 anni, a partire dai bombardamenti alle popolazioni del Donbass, a maggioranza russa. Per loro, e per l’Ue, i diritti non devono essere così importanti! D’altronde a Bruxelles che cosa può importare dei residenti dei distretti di confine evacuati, degli oltre 10.000 sfollati, tra cui più di 2.700 bambini, ospitati in 200 centri di accoglienza temporanea e delle numerosi morti tra i civili provocate dai “democratici” droni ucraini?

Tefefonato, quindi, il richiamo al “diritto all’autodifesa dell’Ucraina” con il quale prosegue la nota del SEAE: “L’Ucraina agisce in conformità con il suo legittimo diritto all’autodifesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, respingendo efficacemente gli attacchi dell’aggressore”. Alla Russia, invece, tale diritto non è concesso.

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Nota che si conclude con l’ennesima dichiarazione di insofferenza verso la carta diplomatica da parte dell’Ue e di bassa considerazione verso il senso critico dei cittadini e delle cittadine d’Europa: “L’Unione Europea rimane impegnata a intensificare la fornitura di supporto militare, compresi sistemi di difesa aerea e munizioni. Queste consegne rafforzano l’autodifesa ucraina, salvano vite innocenti e riducono il livello di distruzione in Ucraina”.

Doppiezza evidenziata oggi anche da Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo: “L’Unione Europea, con il pretesto del diritto all’autodifesa e citando la Carta delle Nazioni Unite, giustifica qualsiasi attacco terroristico, crimine di guerra, massacro e rapimento di civili, violenza sessuale contro le donne commessi da militanti e mercenari del regime fantoccio di Kiev”.

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L’UE, quindi, potrebbe essere stata in qualche modo coinvolta nella pianificazione dell’attacco ucraino alla regione di confine russa di Kursk, ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Ue, come risaputo, impegnata da diversi anni a fornire armi e munizioni a Kiev piuttosto che promuovere la via della diplomazia e dei diritti. ” A giudicare dalle osservazioni di Josep Borrell – prosegue la portavoce – l’Unione Europea è pienamente informata sulle azioni dell’esercito ucraino nella regione di Kursk. Ciò potrebbe essere un’indicazione che l’UE era in un modo o nell’altro coinvolta nel processo relativo alla pianificazione e all’esecuzione dell’attacco alla regione russa”.

foto Army Spc. Trevares Johnson (DOD)