L’Italia è tra i Paesi UE con la più bassa mortalità.
In Italia aumentano i tassi di mortalità per polmoniti e influenza (+13%), diabete (+12%), demenze (+6%), malattie genitourinarie (+11%), alcune circolatorie (+8%), cadute accidentali (+14%) ma si riduce il tasso per gli accidenti da trasporto (-27%). Questi alcuni degli highlights contenuti nell’ultima rilevazione dell’Istat sulla mortalità in Italia (dati 2020).
Il Covid-19 responsabile del 73% dell’incremento dei decessi. Nel 2020 il numero complessivo dei decessi è stato di 746.324, 108.496 in più rispetto alla media del quinquennio 2015-19 (+14,7%). I decessi per Covid-19 ammontano a 78.673, il 56% dei quali ha riguardato la popolazione maschile e il 44% quella femminile. Il Covid-19 è responsabile del 73% dell’incremento assoluto dei decessi nel 2020. La quota sull’incremento totale dei decessi è più elevata tra i maschi (77%) che tra le femmine (68%). Le morti per Covid-19 hanno rappresentato il 10,5% delle morti complessivamente osservate nell’anno e, anche in questo caso, la quota è risultata leggermente superiore nei maschi (12,2% sul totale) rispetto alle femmine (9%).
Le cause di morte più frequenti nella popolazione si confermano nel complesso le malattie del sistema circolatorio (227.350 decessi) e i tumori (177.858). Il numero dei decessi per il gruppo delle malattie del sistema circolatorio è rimasto pressoché invariato (-117 casi) mentre per i tumori si è avuta una diminuzione (-1.755 casi).
Con riferimento alle altre cause di mortalità più frequenti nella popolazione, nel 2020 si è assistito a una crescita importante dei decessi per malattie del sistema respiratorio, il cui numero complessivo è risultato pari a 57.113, con un incremento di 6.345 morti rispetto alla media 2015-19. Anche il numero dei decessi per demenza e malattia di Alzheimer (37.768) è risultato in crescita (3.993 decessi in più), così come il numero dei morti per diabete mellito (25.739, 3.902 decessi in più). L’incremento nei decessi per il complesso delle restanti cause di morte rispetto al quinquennio precedente (che rappresentano circa il 19% del totale dei decessi nell’anno) è di 17.455 unità.
Nel 2020 il tasso di mortalità generale standardizzato per età è pari a 95,3 decessi ogni 10.000 abitanti, superiore del 12% alla media del quinquennio precedente (85,3).
La mortalità per Covid-19 è stata di 10,1 decessi per 10.000 abitanti, inferiore a quella per il complesso dei tumori (23,9 decessi per 10.000 abitanti) ma superiore a quella rilevata per altre importanti cause di morte quali, ad esempio, le malattie ischemiche del cuore (8 per 10.000) oppure le malattie cerebrovascolari (7,1 per 10.000).
L’analisi delle variazioni dei tassi di mortalità per le principali cause di morte (oltre al Covid-19) consente di evidenziare quali gruppi di patologie hanno subito un impatto maggiore in termini di mortalità nel corso del primo anno della pandemia.
Per molte cause è stato osservato nel 2020 un aumento del tasso di mortalità rispetto alla media del periodo 2015-19.
Tra le malattie del sistema respiratorio sono stati osservati aumenti importanti per polmoniti e influenza (+13%) e per il gruppo delle altre malattie del sistema respiratorio (+24%), quest’ultimo trainato dall’aumento dei decessi per polmonite interstiziale. L’incremento della mortalità dovuta a polmoniti o altre affezioni respiratorie può essere riconducibile a una sottostima di decessi dovuti al Covid-19 legata principalmente alle difficoltà diagnostiche nella prima ondata della pandemia.
Le altre patologie per le quali è stato osservato un sensibile incremento del tasso di mortalità rispetto al quinquennio precedente sono il diabete (+12%), le malattie dell’apparato genitourinario (+11%), la demenza e la malattia di Alzheimer (+6%) e quelle incluse nel gruppo delle altre malattie del sistema circolatorio (+8%), il cui aumento è determinato in larga parte dalla crescita dei decessi per cardiopatie ipertensive. L’aumento della mortalità per cause quali le cardiopatie ipertensive, il diabete e le malattie genitourinarie suggerisce un ruolo indiretto del Covid-19, che potrebbe aver determinato l’accelerazione di processi morbosi già in atto o difficoltà di accesso alle strutture del Sistema Sanitario Nazionale, sovraccariche soprattutto nelle fasi acute della pandemia. Inoltre, è ipotizzabile che parte degli incrementi osservati possa essere dovuta a mancate diagnosi di Covid-19.
Viceversa, per altre cause di mortalità diffuse nella popolazione si nota una riduzione del tasso di mortalità. Tra queste figurano i tumori (-4%), le malattie ischemiche del cuore (-8%), le malattie cerebrovascolari (-5%), le malattie croniche delle basse vie respiratorie (-4%), le malattie infettive (-8%) e le cause esterne (-3%).
Brusca interruzione del trend di riduzione della mortalità per diabete e per alcune malattie circolatorie. L’incremento del tasso di mortalità osservato nel 2020 per la demenza e la malattia di Alzheimer, così come per le polmoniti (non interstiziali) e l’influenza, appare in linea con l’andamento di crescita osservato negli anni precedenti. Ciò implica che l’incremento per queste patologie, seppure in parte legato agli effetti della pandemia, possa considerarsi anche come la prosecuzione di una fase di crescita della mortalità già in atto prima della diffusione del SARS-CoV2.
Al contrario, per il gruppo delle altre malattie respiratorie (incluse le polmoniti interstiziali), il diabete, le altre malattie circolatorie (incluse le cardiopatie ipertensive) e le malattie genitourinarie, il 2020 ha rappresentato un anno di picco della mortalità. È per queste cause che l’impatto della pandemia di COVID-19 sulla mortalità è stato più evidente.
L’aumento dei decessi per polmonite interstiziale determina una crescita repentina del tasso di mortalità per il gruppo delle altre malattie respiratorie dopo un triennio (2017-19) di sostanziale stabilità; allo stesso modo per le malattie genitourinarie, dopo alcuni anni caratterizzati da valori stabili, si assiste ad un aumento rilevante della mortalità. Nel caso del diabete, invece, la forte crescita del tasso nel 2020 interrompe bruscamente l’andamento in diminuzione osservato nel quinquennio precedente; un effetto simile è visibile anche con riferimento alla mortalità per il gruppo delle altre malattie circolatorie, determinato essenzialmente dall’aumento dei morti per cardiopatie ipertensive.
Diverso impatto delle fasi pandemiche sulle cause di morte. L’andamento mensile dei decessi per Covid-19 e altre cause frequenti di morte consente di evidenziare le specificità della mortalità per causa nelle diverse fasi pandemiche.
Nei mesi di marzo e aprile, in piena prima ondata della pandemia, il numero dei decessi dovuti al COVID-19 raggiunge, nella sua fase di picco, quello dei tumori. Nello stesso periodo si osservano picchi nel numero dei decessi per tutte le altre cause considerate, ad eccezione dei tumori. In particolare, per le malattie respiratorie, le demenze e il diabete l’eccesso di mortalità rispetto al quinquennio precedente risulta in questo bimestre molto elevato.
A partire dal mese di maggio il numero dei decessi per Covid-19 si riduce progressivamente mantenendosi fino a settembre su livelli sensibilmente inferiori rispetto a quelli osservati per le altre cause. In questo periodo l’andamento dei decessi per le altre cause non mostra oscillazioni particolari risultando sostanzialmente in linea con quanto osservato in media nel quinquennio precedente.
Tra ottobre e dicembre, periodo che ricade nella seconda ondata pandemica che ha investito l’Italia, si assiste a una repentina risalita dei decessi per Covid-19 che nel mese di novembre raggiungono la frequenza più elevata di tutto il 2020 (21.720), risultando superiori anche a quelli osservati per il complesso delle malattie del sistema circolatorio. A differenza di quanto osservato nei mesi della prima ondata pandemica, l’eccesso nella mortalità complessiva nell’ultimo trimestre dell’anno può considerarsi in larga parte attribuibile ai decessi per Covid-19. In questo periodo dell’anno la curva dei decessi mensili non presenta, infatti, picchi di mortalità particolarmente evidenti per le altre cause di morte. Tuttavia, è opportuno notare come per tali cause, ad eccezione dei tumori, si rilevi comunque una frequenza di decessi superiore a quella media del quinquennio precedente (in particolare nel caso del diabete), ma l’eccesso di mortalità per ciascuna delle singole cause risulta sensibilmente più contenuto rispetto a quanto avvenuto nei mesi di marzo e aprile.
La differenza tra le variazioni osservate nei decessi mensili del Covid-19 e delle altre cause nel corso delle due ondate del 2020 è sicuramente in parte spiegabile con il miglioramento della capacità di diagnosi dell’infezione da SARS-CoV2 nella seconda metà dell’anno, reso possibile dalla maggiore disponibilità e diffusione sul territorio dei test diagnostici. Inoltre, appare plausibile che l’esperienza della prima ondata pandemica abbia contribuito a fare innalzare ulteriormente il livello di consapevolezza dei rischi per i soggetti con importanti patologie preesistenti o con età particolarmente avanzata.
Mortalità più bassa per accidenti da trasporto e suicidi, più alta per le cadute. Nel corso del 2020 la mortalità per cause esterne ha subito, nel complesso, una lieve riduzione (-3%). Tuttavia, analizzando tale gruppo di cause con maggiore dettaglio rispetto alla tipologia di morte violenta, si evidenziano alcune specificità.
Tra le morti accidentali, quelle dovute alle cadute (4.757) presentano un aumento rilevante del tasso rispetto alla media 2015-19 (+14%), sebbene per tali cause sia stata osservata una mortalità in crescita anche negli anni più recenti. L’aumento della mortalità per cadute accidentali risulta quasi totalmente a carico della popolazione degli ultrasessantacinquenni, tra i quali si rilevano picchi nel numero dei decessi nei mesi di marzo e agosto.
Il tasso di mortalità per suicidio risulta complessivamente in lieve diminuzione (-4%) rispetto al quinquennio precedente: il numero complessivo dei morti per suicidio nell’anno è pari a 3.712; la maggiore riduzione nei suicidi si osserva in corrispondenza dei mesi di marzo, aprile, giugno e dicembre; i picchi osservati nei mesi di maggio e luglio corrispondono a un numero di suicidi superiore alla media degli stessi mesi negli anni più recenti.
Nel 2020 si osservano 2.651 decessi per accidenti da trasporto. Sebbene già in riduzione nel corso degli ultimi anni, il tasso di mortalità per tale causa nel 2020 subisce un’ulteriore importante diminuzione rispetto alla media del periodo 2015-19 (-27%). Ciò è imputabile soprattutto alle limitazioni imposte alla circolazione dei veicoli e agli spostamenti sul territorio durante le fasi acute della pandemia. La riduzione dei decessi dovuti ad accidenti di trasporto risulta, infatti, più forte nei mesi tra marzo e maggio, in corrispondenza del lockdown nazionale (quando si assiste a un crollo delle morti per incidenti stradali) e nel mese di dicembre, nel pieno della seconda ondata pandemica.
Per gli avvelenamenti accidentali (545 decessi nel 2020) si rileva una crescita del tasso di mortalità (+11%), con un numero di eventi più elevato rispetto alla media nell’ultimo bimestre dell’anno. Per gli annegamenti (302 decessi) e soprattutto per gli omicidi (226 morti) si osserva, invece, una riduzione della mortalità sulla media 2015-19 (rispettivamente del -5% e del -40%).
Decessi per Covid-19 e aumento delle malattie respiratorie anche sotto i 50 anni. La mortalità nel 2020 è aumentata in tutte le classi di età al di sopra dei 49 anni, in modo più accentuato per gli uomini. In entrambi i sessi, l’incremento dei decessi rispetto alla media 2015-19 è stato più forte nelle classi di età 65-74 anni (+21% tra gli uomini, +14% tra le donne) e tra gli ultra-ottantacinquenni (+23% tra gli uomini, +19% tra le donne). Nella classe di età 75-84 anni l’aumento è stato sensibilmente più elevato tra gli uomini (+18%) rispetto alle donne (+11%). Tra 50 e 64 anni si osservano incrementi più contenuti rispetto alle fasce di età anziane, sia tra gli uomini (+14%) che tra le donne (+9%).
Al di sotto dei 50 anni c’è stata, invece, una lieve riduzione dei decessi rispetto alla media del quinquennio pre-pandemico sebbene rispetto al solo 2019 il numero di decessi sia in aumento (sono 18.612 nel 2020 e 18.438 nel 2019).
Tra 0 e 49 anni diminuiscono i decessi, in continuità con quanto avviene negli anni precedenti, per tumori (-10%) e per suicidio (-11%), ma soprattutto per accidenti di trasporto (-32%), in conseguenza della ridotta mobilità per le misure di contenimento della pandemia.
A fronte di un calo per le cause sopramenzionate, al di sotto dei 50 anni aumenta del 10% la mortalità delle malattie del sistema respiratorio.
In questa fascia di età, inoltre, si sono avuti ben 785 decessi dovuti al Covid-19, un numero elevato, paragonabile a quello osservato in questo gruppo di età per altre cause di morte molto frequenti quali le malattie dell’apparato digerente e le malattie ischemiche del cuore.
Nella classe di età successiva, 50-64 anni, l’incremento della mortalità per malattie del sistema respiratorio sale al 23%. In questa fascia di età, inoltre, si osservano importanti incrementi nei decessi anche per diabete (+16%), malattie cerebrovascolari (+12%) e malattie del sistema nervoso (+8%). Tra le principali cause risultano in riduzione tumori (-2%) e malattie ischemiche del cuore (-4%).
Il numero di decessi dovuti al Covid-19 in questa fascia di età (50-64 anni) è di 5.273, una frequenza seconda solo ai casi di tumore.
Nei più anziani in aumento anche le morti per diabete, demenze e malattie circolatorie. Nella popolazione con oltre 65 anni di età si osserva un generale aumento dei decessi per malattie respiratorie. Tale aumento è più forte tra 65 e 74 anni (+23%) mentre risulta più contenuto sia tra 75 e 84 anni (+13%) sia tra gli ultra-ottantacinquenni (+10%). Per la maggior parte si tratta di polmoniti e altre malattie acute polmonari, probabilmente causate da Covid-19 che non è stato identificato o accuratamente certificato, soprattutto durante la prima ondata pandemica.
Comune a tutte le fasce di età anziane la stabilità, o diminuzione, dei tumori rispetto al periodo precedente, anche se negli ultra-ottantacinquenni si registra un incremento del 4%, che corrisponde a circa 1.900 decessi in più rispetto al 2015-19 (in buona parte attribuibile all’invecchiamento della popolazione).
Si osserva un incremento particolarmente marcato di decessi per diabete mellito negli ultra-ottantacinquenni (+25%, corrispondente a circa 2.500 decessi in più rispetto alla media degli anni precedenti). Caratteristico delle classi di età oltre i 65 anni è anche l’aumento di decessi per il gruppo delle altre malattie del sistema circolatorio, trainato soprattutto dall’aumento delle cardiopatie ipertensive, comprese in questo gruppo di cause. Oltre i 75 anni, in particolare oltre gli 85, è rilevante (sia in termini percentuali che assoluti) l’aumento di mortalità per demenze e malattia di Alzheimer e per cadute accidentali.
Tra i 65 e gli 84 anni, il Covid-19 – con 39.088 decessi – costituisce la seconda causa di morte dopo i tumori. Oltre gli 85 anni i decessi per Covid-19 sono 33.527, con una frequenza paragonabile a quella delle morti per malattie cerebrovascolari (34.173) o per malattie ischemiche del cuore (34.668).
Maggiore incremento della mortalità per demenze, polmoniti e diabete al Nord-Ovest. L’incremento della mortalità generale osservato nel 2020 riguarda, in diversa misura, tutte le ripartizioni geografiche del Paese. Rispetto alla media 2015-19, nelle aree del Nord si rileva l’aumento più importante dei tassi di mortalità (+20% nel Nord-Ovest e +10% nel Nord-Est) mentre nel resto d’Italia si hanno incrementi più contenuti, compresi tra il 4 e il 5%. Nel confronto tra le ripartizioni si osserva un importante cambiamento, con la mortalità per tutte le cause del Nord-Ovest che supera quella del Sud e delle Isole, aree in cui nei cinque anni precedenti si erano registrati i tassi di mortalità generale più elevati.
Tale scenario è il riflesso della differente connotazione geografica della mortalità per Covid-19, con tassi di mortalità più elevati nel Nord-Ovest e nel Nord-Est (rispettivamente 17,6 e 10,3 decessi per 10.000 abitanti), in entrambe le aree al di sopra della media nazionale (10,1).
L’aumento di polmoniti e influenza osservato in Italia nel 2020 (+13%) mostra alcune differenze a livello territoriale. Il maggior aumento si è osservato nel Nord-Ovest (+27%), area di maggiore diffusione dell’epidemia da Covid-19 soprattutto nel primo periodo dell’anno. Un incremento più contenuto si è avuto anche al Sud e nelle Isole, con valori che oscillano tra il 3 e il 4%. Si rileva una riduzione del 5% nel Centro e un tasso stabile nel Nord-Est.
In tutte le aree del Paese si osserva un aumento delle morti per diabete, con tassi stabilmente più elevati al Sud e nelle Isole, sebbene l’incremento sia inferiore rispetto al Nord Italia (+8% contro il +19% del Nord-Ovest e il +10% del Nord-Est). Tra le altre cause per le quali si sono osservati gli aumenti più importanti troviamo le demenze e la malattia di Alzheimer. Nel Nord-Ovest si rileva il maggiore incremento (+14%), con un tasso di 5,3 decessi per 10.000 abitanti, superiore a quello osservato nelle Isole (4,9) dove si era rilevata la più alta mortalità per demenze ed Alzheimer fino al 2015-19. Incrementi più contenuti si registrano nel Nord-Est e nel Centro (+2 e +3%) mentre il tasso risulta in lieve calo al Sud.
Sia nel caso dei tumori sia delle malattie cerebrovascolari i tassi di mortalità risultano in riduzione rispetto ai cinque anni precedenti, ma con alcune differenze territoriali. I tumori mostrano un gradiente di riduzione Nord-Sud (dal -7% del Nord-Ovest al -2% delle aree del Mezzogiorno). Per le malattie cerebrovascolari si passa, invece, da un tasso stabile nel Nord-Ovest a una riduzione del 10% nelle aree meridionali e insulari del Paese.
Il Covid-19 causa il 12% dei decessi tra 65 e 84 anni. Più del 90% dei decessi per Covid-19 si sono verificati oltre i 65 anni di età, ma anche prima dei 65 anni si registrano più di 6mila morti (6.058 casi). Il numero dei decessi per Covid-19 cresce con l’età in entrambi i sessi, anche se nei maschi la frequenza più elevata si ha a 75-84 anni.
La percentuale dei decessi per Covid-19 sul totale raggiunge il suo massimo nelle fasce di età 65-74 e 75-84 anni (12%), risultando più elevata tra i maschi (14%) rispetto alle femmine (10%). Tale percentuale si riduce nella classe di età più anziana (85 anni e oltre), specialmente nei maschi, tra i quali scende al 10%. È opportuno notare come in questa fascia di età si osservi il maggior incremento della mortalità generale, e quindi come la minore proporzione di decessi per Covid-19 sia attribuibile a un peso maggiore della mortalità per altre cause, in soggetti caratterizzati dalla presenza di più malattie croniche frequentemente associate fra loro. Il Covid-19 tra 50 e 64 anni rappresenta l’11% della mortalità totale tra i maschi e il 6% tra le femmine; sotto i 50 anni tale percentuale è pari rispettivamente al 5% e al 4%.
Nel 6% dei decessi per Covid-19 (4.758 casi su 78.673), quest’ultimo è indicato come sospetto senza l’identificazione del virus attraverso l’esecuzione di test di laboratorio. Tale percentuale era più elevata nella prima fase dell’epidemia (marzo-aprile 2020), quando i casi sospetti erano il 13%, indicando una maggiore difficoltà nell’esecuzione dei test diagnostici durante la prima fase della pandemia.
I decessi ‘per’ Covid-19 sono l’88% dei decessi ‘con’ Covid-19. Le schede di morte permettono di rilevare oltre alla causa direttamente responsabile del decesso (causa iniziale) anche le altre cause che vi hanno contribuito (concause). Nel caso del Covid-19, oltre ai 78.673 decessi per i quali questa malattia è risultata la causa iniziale, vi sono ulteriori 11.118 decessi per i quali il Covid-19 è menzionato come concausa. L’ammontare complessivo dei casi con menzione di Covid-19 sale pertanto a 89.791. Nell’88% dei casi in cui il Covid-19 è menzionato sulla scheda di morte, questo risulta essere la causa responsabile del decesso. Tuttavia, la percentuale differisce nei due sessi, risultando maggiore negli uomini (90%) rispetto alle donne (85%). La distribuzione per età e sesso dei decessi con menzione di Covid-19 mostra pertanto forti similitudini con quella dei decessi per Covid-19.
Tra i 65 e i 74 anni il Covid-19, quando riportato sulla scheda, è più frequentemente la causa diretta del decesso (il 91% dei casi nei maschi, l’87% nelle femmine). La quota risulta più bassa (83%) negli individui più giovani (0-49 anni), con una riduzione delle differenze di genere. Anche nella classe di età più anziana (85 anni e oltre) si rileva una percentuale lievemente inferiore rispetto alla media (86%).
In corrispondenza del picco di mortalità durante la prima ondata pandemica, la percentuale di casi in cui il Covid-19 risulta direttamente responsabile del decesso raggiunge il suo valore massimo (93% nel mese di marzo). A partire già dal mese di aprile, tale quota si riduce progressivamente fino ad agosto, mese in cui il Covid-19 è causa del decesso in poco più della metà dei casi nei quali viene riportato sulla scheda di decesso, seppure con evidenti differenze di genere (60% dei casi nei maschi, 46% nelle femmine). Dal mese di settembre si assiste ad un rapido incremento di questa percentuale che a novembre, nel pieno della seconda ondata, presenta il suo picco massimo (89%) senza tuttavia raggiungere quello osservato nella prima fase epidemica.