L’Italia dell’ipocrita pacifismo andràtuttobenista.

Se fino a poco tempo fa esistevano i perbenisti, coloro che affettavano una decenza ipocrita e di facciata, oggi vi sono gli andràtuttobenisti. Nati durante la pandemia sull’onda della peracottara retorica casaliniana, gli andràtuttobenisti, cosi come i perbenisti, si caratterizzano per un vuoto idealismo formale che, nel nome di una visione manichea della realtà, esclude ogni forma di analisi o riflessione critica. Il loro messaggi, sostanzialmente, consistono di slogan, hashtag, multicolori feticci e poco altro. Con buona pace di Antonio Gramsci, anch’esso sovente ridotto dagli andràtuttobenisti a hashtag, slogan, feticcio.

La  guerra putiniana all’Ucraina, ancora una volta, ha dato la stura a questo fenomeno italiano. Di fronte a un atto di terrorismo di stato, in cui vi sono un aggressore e un aggredito, un carnefice e una vittima, chi ha deciso di fare la guerra e chi è stato costretto a combatterla; mentre negli altri Stati (inclusa la Russia) ci si mobilità a sostegno della vittima, le manifestazioni italiane di questi giorni, al contrario, ci hanno restituito trionfi di arcobaleni, richiami al ripudio della guerra da parte dell’Italia (sai quanto gliene frega agli ucraini rintanati nelle cantine), slogan anti NATO.

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L’Italia è un player secondario nella politica internazionale ed europea. Per fortuna, vi sarebbe da aggiungere. Se nelle democrazie le mobilitazioni della società civile possono influenzare le scelte politiche, niente di rilevante per il resto dell’Europea pare poter venire dall’Italia.