L’insularità “entra” nel dibattito della fallimentare Conferenza sul futuro dell’Europa.
La questione insulare entra nel dibattito della Conferenza sul futuro dell’Europa, l’ormai nota iniziativa fallimentare promossa dalle principali istituzioni europee per il coinvolgimento della popolazione dell’UE. Un tema, nonostante l’importanza in termini di riequilibrio territoriale, diventato la nuova “hard issue” nonché il cavallo di battaglia propagandistico delle sempre meno autorevoli forze politiche regionali che, nonostante la recente approvazione da parte della Camera dei Deputati della proposta di legge per l’inserimento del principio di insularità in Costituzione, si avvia a passare nel dimenticatoio per effetto delle prossime elezioni politiche e dell’irrevocabile avvicendamento di Governo.
Ma, in tempi di ‘entusiasmo europeistico’, anche la piccola politica regionale – spesso rappresentata da personaggi privi di competenze in materia – ha deciso di protendersi verso temi più autorevoli, rispetto alle localistiche battaglie di ridicolo cabotaggio, tanto a cuore dei consiglieri regionali e di autorevoli esponenti della Giunta Solinas.
Sempre sul pezzo, in ordine di arrivo, la proposta del Governatore Solinas per l’inserimento del tema dell’insularità in agenda condivisa nel corso della conferenza politica dal titolo ‘Coesione, il nostro valore fondamentale’, indetta per “definire il futuro dell’Unione nelle politiche insulari e di coesione”. Dopo 12 mesi di attività, quindi, la politica regionale decide così di dare il proprio contributo al fallimentare progetto della Conferenza sul futuro dell’Europa.
“Nel chiedere uno specifico status giuridico europeo- ha dichiarato nell’occasione il Presidente Christian Solinas – non chiediamo una condizione di privilegio, ma al contrario strumenti per essere sullo stesso piano competitivo delle altre regioni. Una politica europea per le Isole è necessaria alla sopravvivenza economica e demografica dei nostri territori”, ha rimarcato. “Pur nelle difficoltà del momento storico che viviamo e nella tragicità dello scenario attuale, come rappresentanti delle istituzioni siamo chiamati a continuare a cercare soluzioni e dare risposta a questioni che impattano nel vivere quotidiano dei nostri cittadini”.
Uno statement che cozza, indubbiamente, con i ‘fantastici’ provvedimenti adottati dal 2019 nell’Isola e che, con molta probabilità, continuerà ad accompagnare il tenore della politica regionale fino alla scadenza naturale della XVI Legislatura, elezioni politiche permettendo.
Ma, per il Governatore Solinas, si è fatto molto per colmare il gap della regione: “Come Regione Autonoma della Sardegna siamo impegnati su diversi fronti istituzionali per vedere riconosciuta la nostra specificità territoriale, in partenariato con altre Regioni europee e sempre in un’ottica di collaborazione verso le istituzioni della UE”, ha spiegato il Presidente raccogliendo il consenso e il pieno sostegno dei partecipanti, che negli interventi successivi hanno ricordato il costante impegno del Presidente sardo e il risultato ottenuto sul fronte dell’inserimento del principio di insularità in Costituzione.
“Le regioni insulari non sono una realtà demografica marginale – ha ricordato il Presidente – Ospitano una popolazione totale di oltre 20 milioni di abitanti, pari a poco meno del 5% della popolazione dell’UE, appartenenti a 13 Stati membri, dal Mediterraneo, al mar Baltico e al mare del Nord. Parlare di oltre 20 milioni di cittadini è come parlare di uno Stato di medie dimensioni. Siamo dunque una tipologia territoriale che non può continuare a essere trascurata dalle politiche dell’Unione europea”.
“Disciplinare in maniera omogenea situazioni territoriali profondamente dissimili è dal nostro punto di vista una lesione dei princìpi di eguaglianza sostanziale. Nei nostri territori non esiste alcuna possibilità di colmare la discontinuità territoriale con interventi infrastrutturali. Esiste però – ha concluso il Presidente Solinas – la possibilità di intervenire mediante infrastrutture immateriali, costituite da politiche ad hoc e dispositivi normativi specifici che prendano in debito conto gli svantaggi strutturali e permanenti dell’insularità. Per questo insieme di motivi il dibattito politico che scaturirà dai lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa, giunti ormai alle battute finali, non può non tenere conto della questione insulare”.
Dalle parti di Villa Devoto, bisognerebbe iniziare a pensare, in accordo con le buone pratiche territoriali, a nuove politiche ‘disruptive’ invece di lamentare perennemente il gap infrastrutturale o richiedere sempre più risorse all’UE che, dati alla mano, spesso non vengono investite nell’Isola.
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