L’ingrata ragazza ucraina che “odia i sardi”. Quando l’imbecillità corre in rete.

Sviluppati per promuovere la diffusione della conoscenza senza limiti di spazio e tempo, la rete e i suoi applicativi si sono rivelati portentosi veicoli di becerume. Capita cosi che una ragazza ucraina, a Cagliari per un periodo di volontariato nell’associazione sarda TDM 2000, parli in una videointervista alla pagina “Colori di Cagliari” delle sue impressioni sulla Sardegna. L’intervista è ironica senza essere irrispettosa. Fra le altre cose, la ragazza scherza sulla statura dei sardi e afferma di non amare particolarmente la birra a loro tanto cara.  

Apriti cielo. Il video viene inondato da un diluvio di commenti in cui la si accusa di “non essere veramente una badante” (si sa, è impossibile essere donne ucraine senza essere badanti) o le si da dell’alcolista.

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C’è il fine esegeta che le oppone la grandezza dell’impero romano e l’arte di Michelangelo, sublime artista in un’epoca nella quale gli ucraini ancora “vivevano nelle capanne in fieno”, e perfino una donna ucraina, “residente in Sardegna da vent’anni”, secondo cui la ragazza non sarebbe veramente una sua connazionale, che conclude il suo post con un inquietante “chi sa chi…è”.

La gran parte dei commenti, tuttavia, come è facile immaginare, consiste in inviti più o meno triviali a tornarsene nel suo Paese, con riferimenti alla guerra e all’ingratitudine della ragazza, al sicuro nella terra che tanto disprezza.

Piccolo particolare, la ragazza ha già fatto ritorno a casa e nessuno tra chi le ha rivolto i suddetti inviti si è preso la briga di leggere la data del post: 28 luglio 2019. Benvenuti nell’era dell’imbecillità 2.0.  

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Foto credits Colori di Cagliari