L’impatto del Covid nel settore dell’allevamento.

Fake news e lockdown sono i principali fattori che hanno determinato la riduzione della domanda per il comparto dell’allevamento. Questa la fotografia scattata dall’Istat sul settore dell’allevamento, colpito notevolmente nel corso del 2020 per via della diffusione di numerose fake news sull’impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta e, nello specifico, della situazione pandemica attuale oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus.

‘Bufale’, verrebbe da dire, che hanno modificato drasticamente il lavoro degli allevatori e in generale la vita in azienda. Criticità acuitesi con il blocco degli spostamenti provocando una riduzione dei contatti tra gli allevatori e altri operatori del settore, in particolare con la sospensione delle fiere, manifestazioni di settore e assemblee, impattando sulla tradizionale organizzazione del lavoro, sull’assistenza tecnica e sulla vendita di prodotti zootecnici (mangimi, integratori).

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Un calo della macellazione del bestiame che nel corso del I semestre 2020 ha registrato una diminuzione del 17,8% per i capi bovini e del 20,2% per i capi suini, rispetto al primo semestre del 2019.

Nonostante la congiuntura rilevata nella produttività del comparto le aziende hanno subito una marcata riduzione dei prezzi di vendita (-63,4%). Ad aver risentito della diminuzione dei prezzi sembra essere soprattutto il Nord Italia, con un dato che supera il 70% delle aziende, mentre nel Centro-sud è inferiore al 50%. Esattamente l’opposto si registra per la riduzione della domanda, il cui dato nazionale del 45,9% è fortemente condizionato da Sud e Isole che si attestano a circa il 70%; ciò è dovuto anche alla difficoltà del trasporto merci in questo periodo, specialmente nelle Isole: quasi il 25% delle aziende del Sud, contro un 15% nazionale.

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In tale emergenza la Commissione europea ha adottato alcune misure per aiutare il settore agricolo, compresa l’introduzione di un’eccezionale flessibilità e semplificazione nell’uso del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale. Ad esempio, i fondi disponibili possono ora essere destinati alla cooperazione nella catena di approvvigionamento alimentare, con gli agricoltori che vendono direttamente ai consumatori o la creazione di servizi di consegna a domicilio; gli investimenti a livello di azienda agricola possono essere sostenuti per la trasformazione, la commercializzazione o l’imballaggio degli alimenti.

La Commissione, ancora, lo scorso 30 aprile 2020 ha presentato una proposta di modifica dell’atto di base sullo sviluppo rurale (Reg. UE n. 1305/2013) che mira a inserire una nuova misura che consentirebbe agli Stati membri di versare una somma forfettaria agli agricoltori e alle piccole imprese agroalimentari particolarmente colpite dalla crisi Covid-19.

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Foto Avelino Calvar Martinez da Pixabay