Libri, la Biblioteca Universitaria di Cagliari protagonista della serie dedicata alle Biblioteche d’Italia.
Con la Biblioteca Universitaria di Cagliari prosegue il viaggio attraverso le meraviglie delle Biblioteche d’Italia, che ogni settimana accompagna i visitatori in un percorso virtuale in una delle 42 biblioteche dello Stato con una serie di reportage promossi dal Ministero della Cultura.
Dopo il primo episodio dedicato alla Biblioteca Palatina di Parma, pubblicato in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, è online oggi la seconda tappa con protagonista la Biblioteca del capoluogo della Sardegna. Istituita nel 1764 e aperta al pubblico nel 1792, la Biblioteca Universitaria di Cagliari è considerata la più importante dell’Isola, con oltre 600 mila unità bibliografiche.
Visitare la biblioteca non è solo un’immersione tra le bellezze di Palazzo Belgrano, monumentale complesso architettonico del ’700 nello storico quartiere Castello, ma rappresenta per i lettori più curiosi un inaspettato viaggio tra gli “inganni” della Storia: qui sono infatti ospitati i falsi più famosi nella storiografia sarda.
Le “Carte d’Arborea”, «inizialmente datate nel 1200, furono create artificialmente a metà del XIX secolo dell’archivista Ignazio Pillito. Si tratta di documenti, cronache e poesie scritte in latino, italiano e soprattutto in un linguaggio fantastico, una inesistente lingua sarda medievale», racconta il direttore della Biblioteca, Martino Marangon, che riporta inoltre le parole del famoso storico Marc Bloch: «Il falso non può essere qualcosa di cui sbarazzarsi, come pensavano i positivisti, perché è anch’esso un’informazione storica».
Tra gli altri esemplari storici, la più antica edizione a stampa della “Carta de Logu”, la prima raccolta di leggi interamente in lingua sarda destinata ai Giudicati sardi; il “Monstrorum historia” di Ulisse Aldrovandi, imponente trattato scientifico con illustrazioni pubblicato nel XVII secolo, in cui il grande naturalista e botanico bolognese descrive deformità umane e animali, con una sezione sui mostri della mitologia e sulle credenze legate alla tradizione popolare; e infine un antichissimo manoscritto della Divina Commedia, databile al XIV secolo, che presenta nel testo alcune terzine aggiunte e spurie, attribuibili a modifiche apportate successivamente alla prima stesura.
foto Saliko