Legge sulle politiche giovanili in Sardegna: si lavora per requisiti condivisi.

Si è svolta ieri, nella seconda commissione in Consiglio regionale, la seduta per l’esame della Pl 182, ovvero la ‘nuova’ proposta di legge (presentata lo scorso 2020), nata con l’idea di riformulare l’attuale paradigma normativo legato alle politiche giovanili nell’Isola.

Un campo regolativo decisamente deprimente riflettendo sulla capacità legislativa dimostrata dall’Aula nel corso degli ultimi 5 lustri, come ricordato dall’ultima (nonché unica) legge di settore, la n. 11 del 15 aprile 1999 e, soprattutto, dalla norma finanziaria contenuta all’articolo 8, con la previsione di 10 milioni di vecchie lire per gli oneri derivanti dall’applicazione della legge. Tradotto quasi 5000 mila euro all’anno (per 3 anni) destinate dal bilancio regionale alle politiche a sostegno dell’inclusione dei/delle giovani sardi/e. Insomma, numeri particolarmente esaustivi circa la percezione e sensibilità verso il settore della gioventù rilevata negli ultimi 24 anni dalle parti di via Roma.

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Tornando alla Pl 182 – primo firmatario il consigliere regionale di FdI, Fausto Piga – la seconda commissione, dopo l’ultima seduta di ieri, dovrà trovare la sintesi sui cosiddetti organismi previsti dall’art 2, a partire dal Comitato regionale per le politiche giovanili, il tavolo di coordinamento interassessoriale e il Forum regionale dei giovani, nonché sulla fascia anagrafica ascrivibile agli interventi contenuti nella proposta di legge.

Tra i/le commissari/e, infatti, è emersa una decisa discordanza circa l’attuale segmento, 11-40 anni, previsto dalla proposta di legge e sulla potenziale “interferenza” dei cosiddetti nuovi organismi contenuti nell’articolo 2 del testo presentato dal centrodestra.

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