Legge di Bilancio 2024: contraddizioni e mancanze per i giovani.
Nonostante l’ultima manovra del Governo Meloni preveda poche azioni concrete per i giovani italiani, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato lo scorso 30 dicembre 2024 la Legge di bilancio, approvata definitivamente dal Senato il 28 dicembre. Questa firma consente l’applicazione delle misure previste, ma solleva numerose domande sulle priorità politiche del Paese.
Nel suo discorso di fine anno, Mattarella ha sottolineato l’urgenza di affrontare fenomeni come l’emigrazione giovanile per lavoro e l’abbandono delle aree interne e montane. “Stride il fenomeno dei giovani che vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative”, ha affermato, evidenziando il rischio di un progressivo spopolamento delle zone più isolate del Paese. Tuttavia, la decisione di approvare una manovra priva di misure incisive per i giovani appare incoerente con queste dichiarazioni.
Perché allora avallare una legge finanziaria così debole su questo fronte? La risposta non è chiara, ma riflette una prassi consolidata in Italia, dove la forma spesso prevale sulla sostanza. Mentre altre nazioni europee e paesi emergenti rafforzano le loro economie e attraggono giovani talenti, l’Italia perde competitività e risorse umane.
Mattarella ha anche toccato il tema della violenza giovanile, rilevando come il web contribuisca ad amplificarne la portata. Tuttavia, le risorse destinate ai giovani, come quelle del PNRR o del Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili, vengono spesso spese in modo inefficace. Questo approccio frammentario e autoreferenziale evidenzia una politica più orientata all’apparenza che alla sostanza.
Eppure, la firma della Legge di bilancio, che da anni relegano la questione giovanile ai margini dell’agenda politica, è stata apposta senza alcuna critica esplicita. Tale approccio non fa che perpetuare il disinteresse istituzionale verso le vere esigenze dei giovani.
Nel suo discorso, Mattarella ha definito i giovani “la grande risorsa del nostro Paese”, invitando le istituzioni ad ascoltare il loro disagio e a rispondere alle loro aspirazioni. Tuttavia, la realtà è ben diversa: gli organi consultivi per le politiche giovanili sono spesso inconsistenti, mentre i tavoli permanenti per la co-programmazione degli interventi sono quasi assenti nelle regioni italiane.
In un contesto istituzionale simile, chi dovrebbe ascoltare davvero le istanze dei giovani? Le parole del Presidente, seppur ispiratrici, rischiano di rimanere vuote senza un reale impegno per tradurle in azioni concrete. La firma della Legge di bilancio rappresenta, ancora una volta, un’occasione mancata per affrontare le criticità che affliggono le nuove generazioni e per costruire un futuro più inclusivo e sostenibile.
foto Quirinale.it