Regioni italiane, ITER: “Perdita potere d’acquisto più marcata nelle isole”.
Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) la ripresa è proseguita in tutte le aree del Paese nella prima metà del 2022 e gli shock che hanno colpito l’economia italiana a partire dal 2020 hanno avuto effetti simili fra macroaree. Complessivamente non vi è evidenza che i divari territoriali si siano ridimensionati rispetto al periodo precedente la pandemia.
L’inflazione è fortemente salita in Italia, risentendo principalmente del rincaro dei beni energetici. L’eterogeneità territoriale negli andamenti dell’inflazione si è accentuata nel 2022, con una perdita di potere d’acquisto più marcata nel Nord Est e nelle Isole.
I rincari di energia e materie prime hanno determinato un significativo aumento dei costi di produzione delle imprese. Circa la metà delle aziende industriali del Nord vi ha fatto fronte aumentando i prezzi di vendita; le imprese dei servizi hanno più spesso rinegoziato i contratti di fornitura, ridotto i livelli di attività e compresso i margini.
Il credito alle aziende del Centro Nord ha accelerato, principalmente per effetto del rafforzamento dei finanziamenti alle imprese medio-grandi. I finanziamenti alle aziende dei dieci comparti a più elevato consumo di energia si sono ampliati in tutte le aree del Paese rispetto a un anno prima. L’aumento è stato più intenso nel Nord Est e al Centro. I rincari non si sono riflessi sulla capacità di rimborso dei prestiti di queste imprese.
Nel primo semestre di quest’anno i rincari dei beni energetici hanno colpito soprattutto le famiglie meno abbienti. La povertà energetica, significativamente più alta nel Sud e nelle Isole, tenderebbe ad aggravarsi.
La pandemia ha fortemente influenzato le preferenze abitative delle famiglie, che si che sono orientate verso alloggi più grandi, dotati di spazi esterni e situati in aree connotate da una più bassa densità abitativa. I mutamenti, più marcati nelle regioni settentrionali, si sono associati alla maggiore possibilità di utilizzare forme di lavoro agile.
In tutte le aree del Paese nei primi sei mesi del 2022 è proseguito il rallentamento dei depositi delle famiglie. Il ricorso al credito al consumo è aumentato e l’espansione dei mutui abitativi è rimasta ovunque solida, nonostante i rialzi nei tassi di interesse.
La partecipazione femminile al mercato del lavoro resta bassa, in particolare nel Mezzogiorno. Il divario di genere si accentua tra i genitori di bambini in età prescolare, risentendo di una ripartizione disuguale degli oneri di cura della famiglia. Nelle province dove la disponibilità di servizi di assistenza alla prima infanzia è maggiore si osserva anche un più elevato tasso di attività delle madri di bambini piccoli.
Nel 2021 e nella prima metà del 2022 l’occupazione è cresciuta in tutte le macroaree, grazie all’espansione del lavoro dipendente. Nei mesi estivi le posizioni lavorative rallentano, soprattutto nel Mezzogiorno, anche in seguito al forte rallentamento del comparto edile.
La domanda di prestiti da parte delle imprese è tornata a crescere mentre l’offerta delle banche si è orientata a una maggiore prudenza: l’accresciuta percezione del rischio ha pesato di più nel Nord Est e nel Centro e per il comparto delle costruzioni.
Il Centro Nord è maggiormente dotato di infrastrutture scolastiche, soprattutto di mense e palestre. Anche l’accessibilità è migliore: al Centro Nord più del 90 per cento degli studenti ha accesso al servizio di trasporto scolastico, mentre nel Sud e nelle Isole tale quota è inferiore di oltre 10 punti. Gli edifici in possesso di tutti i certificati di sicurezza costituiscono una netta minoranza in tutto il Paese.
Nella giustizia civile continuano a registrarsi durate dei procedimenti doppie nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord. Su tale divario incidono il più alto tasso di litigiosità, la maggiore complessità dei procedimenti, la mobilità dei magistrati e il livello di digitalizzazione.
Nel 2022 è continuata l’esecuzione dei programmi comunitari del ciclo 2014-2020, i cui pagamenti dovranno essere completati entro la fine del 2023. Il rapporto tra pagamenti e dotazioni disponibili è rimasto su livelli inferiori nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord. Per il ciclo 2021-27 le risorse a disposizione dell’Italia per le politiche di coesione ammontano a 147,7 miliardi e saranno destinate per oltre il 70 per cento al Mezzogiorno.
foto Mr No CC BY 3.0