Le sanzioni che “funzionano”: esportazione gas russo in Ue +15% negli ultimi mesi.

Mentre l’Ue, attraverso la sempre meno invidiabile azione della Commissione europea, prova a difendere pubblicamente l’utilità e l’opportunità democratica delle sanzioni imposte negli ultimi anni alla Federazione Russa, nella vita reale non può che riscontrarsi il loro fallimento. A ricordarlo – se mai ce ne fosse bisogno alla luce delle numerose “triangolazioni” sulle importazioni di gas russo in Ue e delle cooperazioni economiche mai esauritesi tra le imprese russe ed europee (specialmente nel campo dello sforzo bellico) -, i dati delle consegne di gas tramite gasdotto in Europa.

Numeri, diversamente dalle dichiarazioni autoreferenziali di Ursula e soci, che dicono che le esportazioni di gas russo in Europa sono aumentate del 15% negli ultimi 10 mesi (gennaio-ottobre 2024), per un totale di 23 miliardi di metri cubi.

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Cifre, rese note dalla TASS su dati giornalieri prodotti da Gazprom e dalla Rete europea dei gestori dei sistemi di trasmissione del gas, sulle quali nessuno farà alcun accenno dalle parti delle 3 principali istituzioni Ue (Consiglio, Commissione e Parlamento). Troppo, infatti, potrebbe essere l’imbarazzo per aver pompato negli ultimi anni una politica mirata a raggiungere l’indipendenza dalle risorse fossili russe e a rendere l’Ue un paradiso verde e fiorito… senza contare che il gas russo arriva in Europa proprio attraverso l’Ucraina. Insomma, il paradosso è servito.

Ancora, i volumi forniti ai Paesi dell’Europa occidentale e centrale attraverso il territorio ucraino nel periodo gennaio-ottobre 2024 sono stati pari a 12,85 miliardi di metri cubi, ovvero il 7% in più rispetto all’anno precedente e, a ottobre, il pompaggio è aumentato del 3,5% su base mensile e dell’1,2% su base annua, arrivando a 1,3 miliardi di metri cubi.

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Nel frattempo si continua a sostenere una guerra per interposta persona voluta dagli Stati Uniti e sostenuta supinamente dalla democratica Ue.

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