Le risorse europee a supporto della decarbonizzazione dell’industria europea

Quali strumenti finanziari la Commissione Europea adotterà nei prossimi tempi per finanziare il processo di decarbonizzazione dell’industria europea? Come sarà assicurata la competitività dell’Unione Europea nei confronti della Cina e Stati Uniti, dove non è stata ancora discussa alcuna strategia mirata alla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra?

In una sua interrogazione parlamentare, Gianantonio Da Re, del gruppo dei Non Iscritti, ha chiesto alla Commissione di comunicare le risorse che saranno impiegate per ridurre le emissioni di gas a effetto serra: “Al fine di contrastare il cambiamento climatico, l’Unione europea si è impegnata a ridurre del 40%, entro il 2030, le emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990. Con una risoluzione del marzo 2019, il Parlamento ha chiesto obiettivi più ambiziosi riguardo alla riduzione delle emissioni per il 2030 al fine di poter raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050. Lo scorso 23 settembre si è tenuto a New York il vertice sull’azione per il clima, che ha imposto direttive più stringenti sulla base degli accordi di Parigi del 2015 e ribadito, quale obiettivo principale, il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050″.

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Un progetto ambizioso quello dell’Unione che potrebbe compromettere la competitività delle aziende europee per l’eurodeputato italiano: “Per raggiungere tale obiettivo, l’Unione europea richiede all’industria europea, ad esempio alle acciaierie, un programma di decarbonizzazione che comporta ingenti investimenti in nuove tecnologie produttive a basse emissioni di carbonio e un periodo di transizione industriale che rischia di comprometterne la competitività”.

Parlamento europeoIn risposta all’interrogazione del deputato del gruppo dei Non Iscritti, è intervenuto l’olandese Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione von der Leyen e coordinatore del green deal europeo: “Salvaguardare la competitività dell’industria è un elemento cardine della politica climatica dell’Unione Europea. In particolare, la direttiva rivista sul sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) comprende misure per evitare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio quali l’assegnazione gratuita di quote nei settori esposti a concorrenza su scala internazionale. La direttiva crea altresì un Fondo per l’innovazione finanziato con almeno 450 milioni di EUR di quote e qualsiasi importo non versato proveniente dal secondo invito dell’attuale programma di riserva dei nuovi entranti (NER) 3001. Il Fondo fornirà un sostegno considerevole: 10 miliardi di EUR con un prezzo del carbonio pari a 20 EUR, il cui valore complessivo dipende dal prezzo effettivo del carbonio”.

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“Operando in sinergia con altri programmi dell’UE quali Orizzonte Europa o InvestEU, il Fondo sosterrà su base concorrenziale le innovazioni a bassa intensità di carbonio in materia di energie rinnovabili, di cattura, uso e stoccaggio del carbonio e di industria ad alta intensità energetica. Il Fondo per la modernizzazione è inoltre un nuovo meccanismo di finanziamento istituito dalla direttiva EU ETS che sosterrà gli investimenti a favore di basse emissioni di carbonio nei sistemi energetici di 10 Stati membri dell’UE a basso reddito (Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Croazia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia). Si stima che l’entità del Fondo per la modernizzazione raggiungerà circa 14 miliardi di EUR, soggetti al prezzo del carbonio.Come indicato nella comunicazione sul Green Deal europeo, la Commissione ha presentato ulteriori strumenti a sostegno della decarbonizzazione della nostra economia anche per il futuro, quali il meccanismo per una transizione giusta e il piano di investimenti per un’Europa sostenibile, e sta inoltre esaminando misure volte ad affrontare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, in particolare un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera in alternativa alle attuali misure per ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio previste dall’EU ETS”.

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