Le motivazioni alla base della Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030.
In cosa consiste la Strategia dell’UE sulla biodiversità? Perché abbiamo bisogno di proteggere la biodiversità? Innanzitutto la natura fornisce alle imprese la metà del prodotto interno lordo (PIL) mondiale, circa 40000 miliardi di euro. Il risanamento della natura costituirà un elemento centrale del piano di ripresa dell’UE dalla pandemia di coronavirus e offrirà immediate opportunità commerciali e di investimento per ripristinare l’economia dell’UE. Inoltre, la biodiversità è essenziale per la vita. La natura ci garantisce cibo, salute e medicinali, materie prime, attività per il tempo libero e benessere. Un ecosistema sano filtra l’aria e l’acqua, contribuisce all’equilibrio climatico, trasforma i rifiuti in nuove risorse, impollina e fertilizza le colture, solo per citare alcuni esempi.
L’UE attraverso la strategia sulla biodiversità mira a rendere zona protetta almeno il 30% della superficie terrestre/marina europea entro il 2030 , ridurre la nocività dei pesticidi del 50%, ripristinare almeno 25mila km di fiumi a scorrimento libero nell’UE e piantare 3 miliardi di alberi. Si calcola che la resistenza antimicrobica collegata all’uso di antimicrobici nella salute umana e animale causi 33 000 vittime nell’UE ogni anno. La Commissione ridurrà del 50% le vendite di sostanze antimicrobiche per gli animali di allevamento e l’acquacoltura entro il 2030.
Secondo le analisi della Commissione UE tra i vantaggi della conservazione della biodiversità per l’economia si prevede un aumento degli utili annuali per l’industria dei prodotti ittici per oltre 49 miliardi di euro grazie alla conservazione degli stock marini. Ancora, un risparmio di circa 50 miliardi di euro all’anno per il settore assicurativo, grazie alla riduzione dei danni provocati dalle alluvioni proteggendo le zone umide costiere; il mantenimento del valore di sei settori che si fondano sulla natura per oltre il 50% del loro valore come la produzione di sostanze chimiche e materiali; aviazione, viaggi e turismo; settore immobiliare; industria estrattiva e metalli; catena di approvvigionamento e trasporti; commercio al dettaglio.
È stato calcolato che la rete Natura 2000 sostiene 104 000 posti di lavoro diretti in attività di gestione e conservazione delle zone protette e altri 70 000 posti di lavoro indiretti, a fronte di un investimento annuo di 6 miliardi di euro per la gestione e il ripristino della rete. In futuro si prevede che le esigenze legate alla biodiversità potrebbero generare fino a 500 000 posti di lavoro, a tutto vantaggio delle comunità locali.
Per quanto riguarda l’agricoltura, 1,3 milioni di posti di lavoro sui 9,6 milioni esistenti nel settore agricolo nell’UE sono legati, direttamente o indirettamente, a Natura 2000. Il settore turistico dà lavoro a 12 milioni di persone in Europa. 3,1 milioni di questi posti di lavoro sono connessi a zone protette come quelle di Natura 2000.
Di converso, per la Commissione UE, i costi economici e sociali nel caso di mancato intervento includono la perdita di biodiversità e il collasso degli ecosistemi. Si calcola che il mondo abbia già perso tra 3 500 e 18 500 miliardi di euro all’anno in servizi ecosistemici tra il 1997 e il 2011 e tra 5 500 e 10 500 miliardi di euro all’anno a causa del degrado del suolo. La perdita di biodiversità, inoltre, metterebbe a rischio i nostri sistemi alimentari per la nutrizione per effetto della riduzione delle rese agricole e dell’itticoltura.
Per il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans: “La crisi del coronavirus ha dimostrato la vulnerabilità di tutti noi e l’importanza di ripristinare l’equilibrio tra l’attività umana e la natura. La strategia sulla biodiversità e la strategia “Dal produttore al consumatore” sono il fulcro dell’iniziativa Green Deal e puntano a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari e biodiversità: proteggere la salute e il benessere delle persone e, al tempo stesso, rafforzare la competitività e la resilienza dell’UE. Queste strategie sono una parte fondamentale della grande transizione che stiamo intraprendendo”.
Transizione che sarà sostenuta anche dalla ricerca con 10 miliardi di euro previsti dal programma Orizzonte Europa nei settore della bioeconomia, i prodotti alimentari, le risorse naturali, l’agricoltura, la pesca, l’acquacoltura e l’ambiente.
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