Le misure europee a contrasto del Revenge Porn.

Quali sono le misure a contrasto del revenge porn nell’Unione europea? Come tristemente risaputo il “revenge porn” è diventato un diffuso metodo di abuso, violenza e molestia nei confronti di donne e ragazze, che ha causato conseguenze drammatiche, quali il suicidio delle vittime coinvolte nei casi rivelati pubblicamente.

Proprio la pubblicazione di immagini intime per vendetta (revenge porn) e la violenza online sono i temi contenuti nell’interrogazione parlamentare presentata da un gruppo di eurodeputate europee*.

“Il 3 aprile 2020 un giornale online italiano ha pubblicato un articolo relativo alla più grande chat di revenge porn in Italia, ospitata dall’applicazione russa Telegram. In soli due mesi più di 43.000 persone si sono iscritte alla chat, composta da 21 diversi canali in cui gli uomini si scambiano foto e video erotici o pornografici di donne, senza il consenso di queste ultime. In alcuni casi gli utenti si sono anche scambiati immagini e video pedopornografici. L’articolo è realmente sconcertante e rivela persino che alcuni padri hanno inviato messaggi alla chat, offrendosi di pubblicare scatti “rubati” delle proprie figlie nude”.

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Per le rappresentanti europee la pubblicazione di tale sconvolgente articolo dovrebbe innescare una più rapida ed efficace risposta a livello di UE, considerando la natura transnazionale di tali reti.

Sulla risposta della Commissione europea alla nuova piaga del revenge porn, è intervenuta la Commissaria Helena Dalli: “Come rilevato nella Strategia per la parità di genere, la violenza online contro le donne è diventata dilagante. È una forma di violenza che può manifestarsi sotto aspetti diversi, tra cui la condivisione e la manipolazione di immagini. L’abuso sessuale attraverso l’uso di immagini è talvolta impropriamente chiamato ‘pornovendetta’.

“Quando tali immagini sono pubblicate su piattaforme online, gli utenti possono segnalare alle piattaforme, attraverso i meccanismi di notifica e azione, i contenuti che violano le condizioni di servizio e rivolgersi alle organizzazioni della società civile e a gruppi di sostegno. Le vittime possono denunciare i presunti contenuti illegali, come l’incitamento all’odio in chiave sessista, l’istigazione alla violenza e la condivisione illegale di immagini private, alle autorità di contrasto ai fini di indagine e di azione penale conformemente alle norme nazionali”.

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“La direttiva sui servizi di media audiovisivi – ha ricordato Helena Dalli – impone alle piattaforme per la condivisione di video di adottare misure per proteggere il pubblico da determinati contenuti la cui diffusione costituisce reato ai sensi del diritto dell’Unione. La Commissione ha annunciato l’adozione di un atto legislativo sui servizi digitali volto ad armonizzare le responsabilità delle piattaforme online e dei fornitori di servizi di informazione, al fine di affrontare il problema della diffusione di contenuti illegali da parte degli utenti e di tutelare i diritti fondamentali. Conformemente alla Strategia per la parità di genere, la Commissione agevolerà lo sviluppo di un quadro di cooperazione tra le piattaforme e gli altri portatori di interessi per combattere la violenza di genere online“.

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“La strategia europea per un’internet migliore per i ragazzi definisce azioni per la sicurezza online, tra cui il coordinamento mediante un gruppo di esperti degli Stati membri l’autoregolamentazione e il sostegno finanziario, tramite i centri per un uso più sicuro di internet, alle linee di assistenza telefonica, al fine di individuare e rimuovere materiali pedopornografici online. La Commissione presenterà inoltre una strategia dell’UE per una lotta più efficace contro gli abusi sessuali sui minori”.

*Pina Picierno, Patrizia Toia, Vera Tax, Irène Tolleret, Elena Kountoura, Elisabetta Gualmini, Karen Melchior, Alessandra Moretti, Radka Maxová, Isabella Adinolfi, Jadwiga Wiśniewska, Lina Gálvez Muñoz, Samira Rafaela.

foto Helena Dalli