Lavoro: l’Italia perde il proprio appeal tra le nazioni internazionali.
Anche l’ultima indagine sulla mobilità dei/delle giovani professionisti/e italiani/e, realizzata dal Boston Consultin Group, conferma la tendenza esterofila delle nuove generazioni di lavoratori.
Secondo l’indagine, la Global Talent Survey, nel 2023 un professionista su quattro (23%) ha cercato attivamente lavoro in altri Paesi, mentre coloro che sono orientati a trasferirsi all’estero rappresentano circa il 63% del campione.
In aumento, ancora, la mobilità passata dal 21% del 2018 al 23% del 2023. Tra le mete con il maggiore appeal, l’Australia risulta essere al primo posto, seguita da USA, Canada e Regno Unito. A trainare la classifica, quindi, sono i Paesi di lingua inglese e con economie forti. In seconda fascia, invece, troviamo i Paesi europei Germania e Svizzera e, infine, alcune destinazioni asiatiche, come Singapore e Giappone.
Attrattività dovuta, secondo le risposte degli oltre 150mila intervistati, al progresso professionale, alla qualità della vita, alla stabilità, innovazione e la digitalizzazione.
“Le scelte dei lavoratori sono sempre più guidate da aspetti della employer value proposition che indirizzano bisogni più emozionali rispetto al passato – afferma Matteo Radice, Managing Director e Partner di Bcg -. Questo emerge anche da altre ricerche: il buon clima aziendale, il rapporto con i colleghi, lo sviluppo delle competenze, la flessibilità nell’organizzazione del lavoro, ad esempio, sono elementi che dieci anni fa non rivestivano la medesima importanza”.
I lavoratori provenienti da Paesi con un surplus di manodopera, dovuto a tassi di natalità più elevati, tendono ad essere più mobili rispetto a chi vive in aree con forza lavoro in diminuzione.
La meta ideale per gli italiani resta la Svizzera, seguita dalla Spagna, che guadagna interesse spodestando il Regno Unito, poi ancora da Germania, Usa, Uk, Francia, Australia, Canada, Austria e Olanda. A favorire il trasferimento all’estero dei giovani italiani/e intervengono ragioni quali offerte di lavoro concrete (67%) e fattori economici (66%), ma anche il miglioramento della qualità di vita complessiva (62%) e la crescita personale (55%). Invece, per chi decide di restare in Italia, il motivo principale è l’impossibilità di portare con sé familiari e/o partner (54%), seguito dal forte legame affettivo con il proprio Paese (26%) e dal costo della ricollocazione (25%).
A livello globale l’Italia si piazza al 12° posto per attrattività lavorativa complessiva, perdendo una posizione rispetto al 2020. In particolare, il Paese risulta attrattivo per chi proviene da Argentina (19%), Egitto (11%), Marocco, Romania e Tunisia (10%).