Lavoro, 8 giovani su 10 pronti a lasciare posto.

Cresce il burnout da lavoro tra i giovani e tra i dipendenti delle aziende più piccole. Un dato shock meritevole di un’ampia riflessione secondo la stessa Organizzazione mondiale della sanità.

In particolare, l’80% di dipendenti appartenenti a Gen Z e Millennial sarebbe pronto a lasciare il lavoro, a causa di una cultura aziendale tossica e a prospettive di autorealizzazione personale sempre meno promettenti.

Critico, in particolare, l’aumento dei conflitti interpersonali e la mancanza di chiarezza verso responsabilità e obiettivi sul luogo del lavoro.

Secondo un altro studio, questa volta del McKinsey Health Institute, il 22% dei lavoratori a livello globale sperimenterebbe sintomi di burnout.

Esempi che certificano una progressiva fuga dal lavoro tradizionale da parte dei lavoratori e una sempre più crescente difficoltà per i datori di lavoro di trattere le risorse umane, portando al centro della discussione sul lavoro il tema della retention, ovvero le politiche aziendali dedicate ad investire specifiche energie e risorse per creare le migliori condizioni di lavoro per i lavoratori.

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Ancora, le frequenti dimissioni dei giovani rappresentano per il 60% dei talent manager uno dei più grandi ostacoli per l’introduzione di nuove skill e la crescita dell’impresa.

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