Lavoratori uiguri sfruttati per la produzione di mascherine UE.

Recenti inchieste giornalistiche hanno portato alla luce lo stretto legame che sussiste tra industrie di distribuzione farmaceutica operanti nel territorio dell’Unione europea e l’azienda cinese Hubei Haixin Protective Products, operante nel settore della produzione di dispositivi di protezione individuale.

Secondo un’indagine dell’Australian Strategic Policy Institute (ASPI), sono oltre ottantamila gli uiguri che tra il 2017 e il 2019 sono stati costretti ad abbandonare la propria regione per lavorare nelle fabbriche che funzionano come campi di lavoro forzato, tra cui lo stabilimento di Hubei Haixin, la cui rete di distribuzione – secondo i firmatari dell’interrogazione parlamentare* – coinvolgerebbe numerosi Stati dell’Unione europea, tra cui Italia, Norvegia, Belgio, Olanda, Svezia, Danimarca ed Estonia.

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Alla luce di questi fatti i proponenti hanno chiesto alla Commissione europea di pronunciarsi circa l’istituzione di una commissione d’inchiesta internazionale per verificare le condizioni di vita e di lavoro degli uiguri nello Xinjiang.

Per la Commissione è intervenuto l’Alto rappresentante dell’UE Josep Borrell che ha ricordato ai deputati europei che le pratiche di lavoro forzato di cui sono vittima gli uiguri e le altre minoranze in Cina sono state sollevate nell’ambito del dialogo UE-Cina sui diritti umani e in occasione degli incontri bilaterali UE-Cina, tra cui quello con la leadership cinese: “In occasione delle riunioni bilaterali con le controparti cinesi e pubblicamente nei consessi multilaterali, come il Consiglio dei diritti umani
delle Nazioni Unite
, l’UE ha inoltre ripetutamente invitato la Cina a consentire un accesso adeguato allo Xinjiang a osservatori indipendenti. La lotta contro il lavoro forzato è una priorità per l’UE. L’Unione – ha proseguito Borrell – si impegna a eliminare tutte le violazioni dei principi e dei diritti fondamentali, compreso il lavoro forzato e minorile, e a promuovere la protezione delle vittime di violazioni dei diritti umani, la ratifica e l’effettiva attuazione delle pertinenti convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (OIL)”.

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Lo stesso accordo globale UE-Cina sugli investimenti (concluso politicamente alla fine del 2020), ricorda l’Alto rappresentante, prevedeva un impegno della Cina verso la ratifica delle convenzioni dell’OIL sul lavoro forzato, in particolare le convenzioni n. 29 e n. 105. Obbligo ricordato dai dirigenti dell’UE al Governo cinese nel corso della riunione dei leader UE-Cina svoltasi il 30 dicembre 2020.

“Quest’anno – conclude Borrell – la Commissione intende proporre una legislazione in materia di governance societaria sostenibile, che potrebbe introdurre obblighi di diligenza vincolanti in materia di diritti umani e ambiente per le imprese dell’UE in tutte le catene di approvvigionamento”.

*Gianna Gancia (ID), Silvia Sardone (ID), Nicola Procaccini (ECR), Matteo Adinolfi (ID), Lucia Vuolo (ID), Anna Bonfrisco (ID), Salvatore De Meo (PPE), Stefania Zambelli (ID), Marco Campomenosi (ID), Mara Bizzotto (ID) e Elena Lizzi (ID).

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